WILLY
GARBUTT
Willy
Garbutt è stato il primo esempio di allenatore
professionista in Italia. Come tutti i suoi
connazionali (nacque in Inghilterra nel 1883),
arrivò in Italia già inabile al calcio
giocato, dopo aver esordito ad appena 16 anni
nei Blackburn Rovers per poi passare (e
militarvi per nove stagioni) al famoso Arsenal.
Un
brutto infortunio al ginocchio lo costrinse a
smettere e così accettando l’invito di un
amico salpò alla volta di Genova, dove si accasò
presso i rossoblù in qualità di “trainer”
(siamo nel 1915).
Subito
gli venne concesso uno stipendio di 400 lire,
che divennero ben 15.000 nel 1924 all’indomani
del suo personale 3º scudetto vinto alla guida
del “Grifone”. Da Genova, va a guidare la
neonata Roma per 2 anni e, nel 1929, approdò a
Napoli.
Fu
fortemente voluto dall’allora Presidente
Giorgio Ascarelli che intendeva far diventare il
Napoli all’altezza degli squadroni del nord
(purtroppo un male incurabile lo stroncò a soli
36 anni nel 1930).
Esperto,
misurato, professionale, dotato da “very
english” di una flemma straordinaria (alla
Nils Liedholm per intenderci), oltre ad imporre
per primo a Napoli allenamenti da atleti veri
(siamo negli anni ’30, per molti giocatori il
calcio è solo un gioco o poco più), aveva la
capacità di stimolare i giocatori servendosi
dell’emulazione (con scommesse del tipo: chi
sbaglia di più paga a tutti da bere). Parlava
poco, ma quando lo faceva con due parole
lasciava le cicatrici (tipico sarcasmo
britannico). Con Garbutt condottiero il Napoli
arrivò 3º nel 1933-34 e 4º nel 1932-33.
Da
Napoli si trasferì al Milan e poi di nuovo al
Genoa (con l’intermezzo di una stagione in
Spagna).
La
sua vita privata fu duramente scossa dalla
prigionia subita durante la guerra come
cittadino d’un Paese nemico e poi dalla
perdita della moglie durante un bombardamento.
Napoli
e Genoa lo aiutarono organizzando partite
devolvendogli gli incassi (era diventato
parzialmente paralitico in seguito ad una
caduta). Morì, accudito da una figlia adottiva
conosciuta a Napoli, in Inghilterra il 16
febbraio 1964.
E’
stato senza ombra di dubbio uno dei più grandi
allenatori (non solo stranieri) che abbiamo
avuto nel nostro Paese.
Emanuele
Orofino
15/10/2003