A
CENTROCAMPO I GUAI DEL NAPOLI
Il
Napoli è una squadra in crisi.
Quanto è successo ieri pomeriggio
allo stadio San Paolo ne ha sancito
l’ufficialità, almeno per coloro
che ancora negavano l’evidenza.
In
questi casi il linguaggio della
matematica, per quanto impietoso, è
il più obiettivo dei commenti. In
otto partite finora disputate, la
squadra di Ventura ha
ottenuto solo due vittorie, con tre
pareggi e tre sconfitte. Ha segnato
sette reti ma ne ha subìte dieci,
con il particolare che l’ultima
rete è stata segnata dopo ben 440
minuti di astinenza e soltanto su
calcio di rigore.
La
squadra ora si isolerà nel ritiro
di Paestum per cercare di ritrovare
la strada giusta che, forse, questo
gruppo non ha mai imboccato. Già a
Reggio Emilia, infatti, era apparso
evidente che la squadra non
funzionava. I problemi maggiori li
aveva palesati il centrocampo, ma
non era una questione di modulo,
bensì di uomini. Gatti, ad
esempio, non è un regista, ma un
mediano, seppur di qualità, e la
squadra non può girare intorno a
lui. Corrent non è
un’ispiratore, non ha l’ultimo
passaggio ed il guaio è che non ha
nemmeno la tendenza ad aprire
rapidamente il gioco sulle fasce,
come invece il modulo di Ventura
prevede, ma ha invece il “vizio”
del lancio lungo in bocca alla
difesa avversaria. Leandro,
Corneliusson, Montesanto e
Montervino non hanno ancora
dimostrato né di
avere il dinamismo né di possedere
le qualità necessarie per aumentare
il tasso tecnico del gioco azzurro.
Il 3-5-2 di Venura di per sé
è un’ottimo modulo che consente
di avere un uomo in più a
centrocampo ed, in teoria, maggiori
possibilità di costruire azioni
pericolose soprattutto con manovre
ariose sulle ali. Essendo un modulo
elastico, alla bisogna permette di
difendere in 5, con l’arretramento
di due centrocampisti o delle ali
sulla linea difensiva. Il problema,
dunque, è nelle caratteristiche e
nella qualità dei calciatori.
I
fischi fragorosi di ieri fanno però
chiaramente capire che il pubblico
non è più disposto ad aspettare.
Il credito dato alla compagine di Marino
e De Laurentiis si è
esaurito. Ed è questo il vero
problema. Rischia di crearsi,
infatti, lo stesso clima pesante tra
tifosi e squadra che ha
caratterizzato i funesti tempi
recenti del club azzurro, dalla
gestione Corbelli in avanti.
Un clima che può condizionare ancor
più negativamente il cammino futuro
della squadra.
Le
attenuanti per quanto finora
accaduto ci sono tutte. Giocatori
migliori di questi il buon Marino
non poteva proprio prenderne, con
una sola settimana di tempo ed a
mercato aperto per il solo Napoli.
La squadra non ha fatto la
preparazione precampionato e questo
è un handicap pesantissimo in una
categoria dove correre più degli
altri è il credo della maggior
parte delle squadre. Inoltre non è
semplice amalgamare calciatori che
non hanno mai giocato insieme.
Ma
il pubblico del San Paolo non può,
non vuole più aspettare, perché
Napoli è una metropoli, perché è
da troppo tempo che subisce
umiliazioni, perché il Napoli ha
una storia ed una tradizione
gloriosa da difendere.
Eppure
si dovrebbe. Con questo presidente i
napoletani possono dormire sonni
tranquilli. Forse dovrebbe evitare
commenti tecnici, lasciandoli a chi
ha sicuramente più competenza di
lui, ma una cosa è certa: De
Laurentiis non è un perdente.
Rino
Scialò
1/11/2004
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