ANTONIO
FILHO DE OLIVEIRA
‘CARECA’
Diego
Armando Maradona aveva in grande
considerazione Arrigo Sacchi, tanto che un
giorno gli disse: “Mister, venga al
Napoli, con me e Careca si parte sempre da
1 a 0".
Il
“Pibe de oro” non faceva mistero di
adorare come partner di attacco il puntero
brasiliano, capace di segnare in ogni
modo, di potenza, di opportunismo, di
testa, di piede, di precisione. Destro
naturale, sapeva calciare benissimo anche
di sinistro, dimostrando un’eccellente
tecnica di base, unita ad una velocità
nettamente superiore alla media, tanto che
alcuni tifosi lo soprannominarono “ ‘o
treno”.
Insieme
a Marco Van Basten era considerato in
quegli anni il
miglior centroavanti del Mondo.
Forse rispetto all’Olandese aveva un
rendimento meno continuo, suo unico, vero
tallone d’Achille.
Nato
ad Araraquara nel 1960, per la precisione
il 5 Ottobre, a 17 anni vince già il suo
primo scudetto con il Guarani, per poi
trasferirsi al San Paolo dove gioca fino
al 1987, riuscendo a conquistare altri due
scudetti. Per il Mondiale spagnolo del
1982 (per nostra fortuna) il titolare è
Serginho, ma nel Mondiale Messicano, la
maglia numero 9 della Nazionale auriverde
è saldamente sulle sue spalle.
Careca
non delude le aspettative andando a segno
per ben cinque volte, compresa la partita
Brasile – Francia dei quarti di finale
finita 1 a 1 che vede l’eliminazione ai
rigori della squadra Carioca.
A
Natale di quell’anno, Corrado Ferlaino,
in vacanza in Brasile, decide che quel
riccioluto e smilzo puntero merita
di duettare con il divino “ Pibe “ e
con un blitz dei suoi lo blocca per il
campionato 1987 / 1988. Careca
arriva in una Napoli euforica per lo
scudetto appena conquistato, ma al di là
delle difficoltà linguistiche (per la
verità, mai completamente superate) non
ha il minimo problema di inserimento,
anzi. Alla prima partita in Coppa Italia
segna il suo primo gol italiano. A Livorno
e Udine, seconda e terza gara, arrivano
rispettivamente i gol numero due e tre!
Forse,
tra i giocatori brasiliani venuti nel
nostro Paese, soltanto Kakà ha sconfitto
da subito la famosa “saudade".
Purtroppo, un infortunio gli impedisce di
giocare nell’esordio del Napoli in Coppa
dei Campioni nel mitico stadio Bernabeu,
tana dell’altrettanto mitico Real
Madrid.
Gli
Azzurri vengono eliminati, ma in
Campionato sembrano non trovare ostacoli
per riconfermarsi Campioni, con Careca
vice capo cannoniere con 13 gol, a due
sole lunghezze da “ re “ Diego che
finirà vincitore con 15 reti.
Un
trionfo che sembrava certo si trasforma
(come tutti, ricordiamo) in una cocente
delusione, complice la straordinaria
rimonta del Milan di Sacchi. Sono tuttavia
da “ penna blu “ le reti realizzate da
Careca contro l’Inter e la Roma.
Se
nella prima stagione italiana Careca fu
grande, nella seconda fu grandissimo: 19
le reti messe a segno in Campionato, cui
si aggiungono i sei gol realizzati in
Coppa Uefa, che vide gli Azzurri trionfare
per la prima - e, finora, unica - volta in
una competizione Europea.
Indimenticabili
le sue doppiette in semifinale contro il
Bayern di Monaco ed in finale contro lo
Stoccarda del “paisà” Gaudino.
L’impresa della finalissima assume
valore ancora maggiore considerando che
l’attaccante carioca aveva 39
gradi di febbre a sole 24 ore dal match.
In
Campionato, non si può non ricordare la
splendida
tripletta dell’ormai leggendario
5 a 3 sul campo della Juventus. Gli
Azzurri però, anche questa volta,
dovranno accontentarsi della piazza
d’onore, alle spalle dell’Inter dei
record di Trapattoni. Curiosamente,
proprio nella stagione meno brillante
(siamo nell’89/90) in cui Careca mette a
segno “solo “ 10 reti il Napoli riesce
a bissare lo scudetto dell’87. A
parziale scusante, c’è da dire che
Careca
scese in campo solo 22 volte, su 34
incontri, complici le qualificazioni
mondiali e qualche acciacco di troppo.
Comunque,
nel finale di stagione, la sua vena di
realizzatore rifiorì grazie a 3 gol ,
compreso quello della famosa partita di
Bologna, negli ultimi sei incontri. La
conquista del Tricolore addolcì la
delusione di Italia ’90.
Anche
quella volta, il Brasile partì alla
grande, con tre successi su tre (Careca
segnò due gol), ma negli ottavi di finale
tre legni, aggiunti ad una diabolica
invenzione del suo amico Diego, eliminano
a favore dell’Argentina gli allora “
Tricampeaos du Mundo “.
Il
1990/91 si apre con una folgorante
vittoria per 5 a 1 nella Supercoppa
Italiana, con una doppietta a testa di
Careca ed Andrea
Silenzi contro la Juventus di Roby
Baggio e Gigi Maifredi. Purtroppo, sarà
quello l’unico bagliore di una stagione
condizionata da un Maradona che non era più
lui, tanto da essere squalificato per un
anno, a causa dell’antidoping
(per la verità, un po’ voluta
questa condanna dal Palazzo).
Gli
Azzurri, dopo un disastroso Girone di
Andata, si ritrovarono in quello di
Ritorno, tanto da sfiorare la
qualificazione in Coppa Uefa terminando al
settimo posto. Careca mette a segno 9
colpi, con 29 presenze.
Il
primo anno del “dopo Diego “, con
Ranieri allenatore, Careca e con lui tutto
il Napoli, ritrova gli antichi splendori:
gli Azzurri si classificano al quarto
posto, con un Careca semplicemente
strepitoso autore di 15 gol in 33 partite.
Il
1992/93 vede il Napoli partire con il
favore del pronostico nel ruolo di
outsider al Milan di Capello, ma le cose
non andranno come sperato. Bianchi rileva
Ranieri dopo 9 giornate, Careca (7 gol) e
compagni non riusciranno mai a trovare il
ritmo giusto, classificandosi
all’undicesimo posto.
A
fine stagione, pur a malincuore, Antonio
arma baracca e burattini e va a
guadagnarsi un bel numero di yen nel
neonato campionato giapponese. Ma
l’amore per la nostra città non gli è
mai venuto meno, tanto che nel Novembre
’98 ha voluto organizzare al San Paolo
il canto d’addio al calcio giocato. Ma
si è trattato di un addio clamorosamente
rientrato: una società dilettantistica
brasiliana (come la C/2 da noi) lo ha
convinto tempo fa a rimettere le scarpette
bullonate, attaccate solo per poco al
classico “chiodo “.
Certo,
non sarà più “ ‘o treno “ per ovvi
limiti anagrafici, ma siamo certi che,
anche a 44 anni, Careca è sempre Careca!
Emanuele
Orofino
22/7/2004