ANTONIO JULIANO, "TOTONNO"

              

Antonio Ghirelli disse di lui: Juliano fa parte di quella razza di Napoletani atipici ai quali fa difetto la fantasia e la genialità, ma solo perché fanno della serietà, della lealtà e del senso del sacrificio il loro stile di vita; è per questo che ha avuto e continuerà ad avere sempre tutta la mia stima. 

            Proprio per queste caratteristiche Giuseppe Pacileo così definì il rapporto fra Juliano e i Napoletani: “i Napoletani lo stimano e lo rispettano ma non lo amano”. Ma tant’è il popolo Napoletano ha sempre amato maggiormente i personaggi estrosi, il più delle volte fumosi, rispetto a quelli concreti e meno divertenti. Forse è per questo che ci portiamo dietro problemi che sembrano eternamente irrisolvibili. 

Non ce ne voglia Ciro Ferrara, ma al di là dei titoli vinti, riteniamo senza dubbio “Totonno” il più grande calciatore Napoletano di tutti i tempi. Nato in piena 2ª Guerra Mondiale (1.1.1943) nel popolare quartiere di S. Giovanni a Teduccio tira i primi calci nel Cirio per poi passare alla Fiamma Sangiovannese. Qui viene notato da un dirigente del Napoli, Mario Franco, che lo porta nelle giovanili Azzurre. 

La sua prima apparizione in 1ª squadra coincide con il primo trofeo conquistato dal Napoli durante la sua lunga storia: la Coppa Italia del 1962. Juliano disputa una gara della fase preliminare contro il Mantova. 

L’esordio in serie A avviene in una domenica non certo memorabile per i colori Azzurri: Napoli – Inter 1-5 (17-2-1963). La “grande” Inter del Mago Herrera si avviava a conquistare il suo 1° scudetto e quel giorno un “povero” Napoli, già in odore di retrocessione, non riuscì proprio ad opporre resistenza alcuna. 

Juliano però, pur nel marasma generale, non demeritò affatto rendendosi persino pericoloso in zona gol colpendo un palo. Nel prosieguo della stagione fu schierato soltanto in un’altra giornata (Roma – Napoli 5-1 di Coppa Italia) altrettanto negativa per i colori Azzurri, e così il “nostro” vive appena l’ebbrezza della massima divisione ritrovandosi mestamente insieme a tutto il Napoli ai nastri di partenza per il torneo di “B” 1963 – ’64. Juliano però viene considerato ancora troppo giovane e così, in un campionato che vede gli Azzurri classificarsi solo ottavi, le sue presenze saranno soltanto dodici corredate da una rete realizzata contro la Pro Patria di Busto Arsizio (3 – 1 per il Napoli, per la cronaca). 

Finalmente nella stagione 1964–’65, con Pesaola allenatore, Juliano entra stabilmente a far parte dell’undici titolare approfittando anche di due contemporanee squalifiche comminate a Spanio e ad Emoli. Questa volta il Napoli tiene fede al suo blasone e rispetta i pronostici della vigilia concludendo il campionato al 2° posto con annessa promozione in serie A. 

Juliano con 2 gol in 27 gare disputate contribuisce fattivamente al trionfale ritorno fra le “elette”. Indimenticabile fu quell’estate del 1965 per gli sportivi Napoletani. Oltre al calcio, anche il Rugby con la Partenope Campione d’Italia e il Basket con la promozione in serie A forniranno ai tifosi l’occasione per gonfiarsi il petto. 

Il Presidente Roberto Fiore vuole costruire un Napoli da sogno, finalmente degno dell’enorme passione dei discendenti di Partenope. Prima acquista Omar Sivori in rotta di collisione con Heriberto Herrera grazie al decisivo interno del “Comandante”, al secolo Achille Lauro, che trattò direttamente il passaggio dell’asso Argentino con l’Avv. Agnelli commissionando alla F.I.A.T. i motori per 2 sue navi; successivamente strappa per 280 milioni di lire Josè Altafini dalla grinfie di Gipo Viani, D.G. del Milan. 

Juliano però non si lasciò intimorire dal confronto con simili fuoriclasse, né lo scompose il passaggio alla massima serie: seppe, piuttosto, mettersi umilmente al servizio di campioni del genere, cominciando a farsi notare anche a livello nazionale, tanto che il C.T. Edmondo Fabbri (detto “Topolino” per la sua statura non proprio da granatiere) lo fa esordire in Italia – Austria 1-0 del 18.6.1966 e poi lo convoca fra i ventidue che parteciperanno all’infausto Mondiale Inglese del 1966, che vide l’Italia scrivere la pagina più nera della sua lunga storia per la sconfitta per 1-0 ad opera della Corea del Nord. 

“Totonno”, comunque, non subisce direttamente quest’onta non venendo mai schierato nell’“unidici” titolare. Frattanto il Napoli calcio vive 3 stagioni respirando sempre l’aria dell’alta classifica. Nel ’66 si classifica 3°; nel ’67 4°; nel ’68 2°, benchè ad 11 punti dal Milan tricolore di Gianni Rivera. Ormai ”Totonno” è diventato il simbolo degli Azzurri, nonostante la presenza di mostri sacri come Altafini e Sivori, tanto da stuzzicare la fantasia di Nereo Rocco, tecnico del Milan, che vorrebbe affiancarlo a Gianni Rivera per costituire una coppia di mezze ali da sogno. 

L’attuale Presidente della Federcalcio, Franco Carraro, allora a capo della società Rossonera arriva ad offrire la bellezza di 800 milioni per acquistarlo (siano nel 1968 badate bene). 

La risposta però del Presidente Fiore fu negativa, pur con gli ovvi tentennamenti di fronte ad una simile offerta. Sempre in quel fatidico 1968 l’Italia ha l’onore di organizzare la fase finale della 3ª edizione dei Campionati Europei. 

Juliano oltre ad essere schierato nei 2 infuocati quarti di finale contro la Bulgaria, fa parte dell’undici titolare sia nella semifinale di Napoli contro l’U.R.S.S. (vinta per sorteggio dopo lo 0-0 sul campo), sia nella prima finale di Roma contro la Jugoslavia avventurosamente pareggiata nel finale con una staffilata di Domenghini. 

Nella ripetizione vinta per 2-0 che laureò gli Azzurri Campioni d’Europa e successivamente Cavalieri della Repubblica, Totonno viene sostituito da Sandro Mazzola. 

Nel 1970 è convocato per il suo secondo Mondiale (Messico 1970), rimanendo sempre fra le riserve sino al ’75 minuto della finalissima contro il Brasile, anticipando di qualche minuto l’ingresso di Gianni Rivera destinato al suscitare violentissime polemiche. Juliano entra quando il punteggio è già decisamente a favore di Pelè e c. (3-1), distacco destinato purtroppo ad aumentare sino al 4-1 finale grazie al gol di Carlos Alberto.

 

 

COME GIOCAVA JULIANO

 

            Gianni Brera così definiva il Napoli di Vinicio: “il suo gioco si fonda sulla regia di Juliano, al quale i devoti gregari portano palla con assoluta diligenza. Il Capitano Azzurro fornisce, anche se a flebile ritmo, prestazioni stupende”. Dotato di grande temperamento, di finissima tecnica e di un naturale senso della posizione Juliano è stato per più di 10 anni il cardine della manovra Azzurra. Riusciva a disimpegnarsi con egual bravura sia in fase propositiva che in fase di contenimento. 

La sua indiscussa “leadership” nella manovra Azzurra crea qualche perplessità di carattere tecnico. Si disse che la pretesa di far passare dai suoi piedi ogni manovra gli provocasse un super-affaticamento e, di conseguenza, una minor lucidità in certi momenti della partita. 

Con Vinicio fa correre di più la palla e questo gli consente di rendere più pulito il suo tocco già eccellente. Nel confronto con i grandi del suo tempo (Rivera, Mazzola, De Sisti e Bulgarelli) non aveva una caratteristica che spiccava più delle altre (Rivera il genio, De Sisti la geometria, Mazzola l’agilità), ma rispetto a loro riusciva a farsi trovare sempre pronto a dare il suo contributo in ogni zona del campo, difesa, centrocampo ed attacco.

 

 

IL SECONDO JULIANO

 

Dopo Mexico ’70 il Napoli vive stagioni di tranquilla mediocrità ad eccezione del 1970 – ’71 quando gli Azzurri duellano a lungo per il titolo con il Milan e la scudettata Inter. La rinascita per Juliano e del Napoli arriva con l’allenatore più avveniristico del momento: Luis Vinicio. 

Giocando all’Olandese Juliano e c. arrivano 3° nel 1974 e 2° nel 1975. “Totonno”, nel frattempo, viene convocato per il suo terzo Mondiale. Un traguardo che neanche Ciro Ferrara ha raggiunto. La sua ultima partita “Tricolore” (la 18ª) avviene nel tempio dei nuovi profeti del gol, gli Olandesi guidati da Johan Crudff in una in una gara valida per le qualificazioni per la Coppa Europea persa dall’Italia per 3-1. 

Non raggiunge il sogno di una vita, lo scudetto ma quantomeno si consola alzando al cielo la 2ª Coppa Italia del Napoli nel 1976. 

Gianni di Marzio in omaggio alla sua programmata “linea verde” non lo vuole più per il Napoli edizione 1978–’79 e Juliano, orgogliosamente, non rimane e va a chiudere la carriera disputando un’ultima stagione a Bologna.

 

 

JULIANO MANAGER

 

Grazie alla sua caparbietà sono arrivati a Napoli Rudy Krol e soprattutto D.A. Maradona. Nel 1980 Ferlaino lo richiama e gli affida con pieni poteri la poltrona da Direttore Generale. Arrivano Krol e Rino Marchesi come allenatore. 

La squadra stenta un po’ a carburare, c’è di mezzo il terremoto, ma alla fine soltanto una disgraziata autorete di Moreno Ferrario contro l’ultima in classifica, il Perugia di Salvatore Bagni, impedisce agli Azzurri di vincere lo scudetto. 

Marchesi chiede ed ottiene un robusto ritocco al suo ingaggio, Juliano non è d’accordo e polemicamente toglie il disturbo. Torna nel 1983, richiama Rino Marchesi e nel 1984 realizza il colpo del secolo ingaggiando il grande “Dieguito”. 

Ferlaino però è una vita che cerca di catturare Italo Allodi e quando ci riesce, nel 1985, già immagina, conoscendo il suo carattere orgoglioso, che sarà Juliano a farsi da parte non trovandosi al suo agio nel ruolo di “vassallo”. 

Il suo ultimo Napoli, sempre targato Ferlaino, è datato 1998 – ’99, il primo in serie B dopo 33 anni degli Azzurri. Le cose non vanno per il verso giusto e a Juliano non viene offerta la possibilità del riscatto. 

Certo, suona proprio come una beffa del destino: Juliano né da giocatore, né da dirigente ha potuto coronare il suo sogno di sempre: lo scudetto. Certo il tempo passa, gli anni sono 61, ma può anche darsi, come diceva quel famoso professore che anche per Juliano possa valere la celebre massima “non è mai troppo tardi”…

 

“Totonno” lo meriterebbe di certo.

 

JULIANO IN CIFRE  

NAPOLI

 

 

 

GARE

 

CAMPIONATO

COPPA ITALIA

COPPE EUROPEE

502

394

72

36

 

 

 

 

 

 

 

 

GOL

 

CAMPIONATO

COPPA ITALIA

COPPE EUROPEE

36

26

9

1

 

 

 

 

 

 

 

 

BOLOGNA

 

 

 

GARE

GOL

 

 

16

2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NAZIONALE

 

 

 

“A”

 

 

 

GARE

GOL

 

 

18

/

 

 

 

“B”

 

GARE

GOL

1

/

 

 

 

 

Emanuele Orofino                                       26/5/2004  

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