• DETTI E CONTRADDETTI – AMENITA’ DALLA DECIMA DI CAMPIONATO E DINTORNI •

3/11/2008

(RENATA SCIELZO) – Bentornati cari lettori al nostro consueto appuntamento del lunedì pomeriggio. Ci scusiamo se abbiamo festeggiato qualche giorno di troppo e sull’onda dell’entusiasmo accoppiato al turno infrasettimanale e all’indigestione di calcio ci siamo lasciati un po’ andare.
Siamo di nuovo qui per dire e contraddire e per mettere – ahinoi – parecchia carne al fuoco.
Partiamo dai nostri. Il nostro caro amato Napoli lo avevamo lasciato bello e vincente. Lo ritroviamo bello e perdente. Eh sì avete letto bene: “bello e perdente”. Perché a noi il Napoli di ieri sera è piaciuto tantissimo. Alla faccia dell’arbitro e alla faccia dei milanisti, il cui primato sa di Napoli. Sa di Napoli non solo perché hanno vinto con un’autorete del nostro bomber, ma perché lassù attestato in prima posizione meriterebbe più di ogni altra squadra di starci il nostro Napoli. Noi che non abbiamo avuto rigori, noi che abbiamo incontrato la Roma alla prima giornata quando la crisi non era ancora deflagrata, noi che abbiamo avuto fortuna –se così la si può chiamare- solo con la Lazio. Noi che gli arbitri ci avevano già penalizzati con il Genoa. Ci dispiace per Marino, ma stavolta non siamo d’accordo con lui. Proprio per nulla. Il Napoli non poteva fare di più. Forse ha pagato lo scotto delle “debuttanti”, ma arbitro e guardialinee ci hanno messo del loro. Onore tutta la vita agli 11 poi 10 leoni visti in campo ieri sera. E sesto goal al bomber Denis. Solo una piccola boutade, per sbollire la rabbia. Denis ci ha mandato all’inferno, Denis ci porterà in paradiso. Come ha detto il nostro collega Edoardo Letizia solo un azzurro ieri sera poteva far goal a superman Iezzo, autore di una prestazione davvero generosa e superba, con tanto di parata sul pallone d’oro Kakà dal dischetto.
A chi pensa che adesso il Napoli si lascerà andare consigliamo di cambiare canale. Il Napoli c’è.
E passiamo alle altre, ché dei nostri già troppo si è detto e molto ancora si dirà su reti e stampa locali e nazionali. Gli altri. Chi non c’è è la Roma. "La bellezza passa" recita un antico adagio e la Roma ne sembra vittima più che mai. Quel gioco che aveva affascinato persino gli avversari più ostinati dei giallorossi sembra un antico e consumato ricordo. Nulla più. Sconfitte, umiliazioni e tanta rabbia per il gruppo di Spalletti e una gestione della CRISI, perché di CRISI - in primis psicologica - si tratta, che lascia molto a desiderare, a partire dalla società. I giallorossi prima vanno in ritiro in vista del match di Champions di domani, poi il ritiro viene ritirato. E scusate il voluto gioco di parole. Ma a che gioco stiamo giocando? Certe situazioni vanno ponderate e se sbagliano i tifosi a non stare accanto alla squadra in questo momento, sbaglia anche chi dall’alto dovrebbe alzare la voce e provare a metter ordine e non disordine. Ci spiace. Vedere quella che poteva essere una delle protagoniste del campionato a raccoglier cocci ci spiace da sportivi e da amanti del pallone. Staremo a vedere. La sensazione è quella di un ciclo che è finito. Bisogna solo voltare pagina e ricostruire. Lasciare a casa le primedonne e ripartire dai giovani e dal gruppo. Napoli docet.
Chi non muore mai sono purtroppo per noi quel diavolo del Milan o quell’antipatica della Vecchia Signora. Nulla da fare. Gli squadroni del nord- tutti soldi e distintivi – trovano sempre una via d’uscita. E sono sempre lì. Per fortuna che a far loro compagnia quest’anno – nord o sud non conta – ci sono anche gli outsider: Udinese, Lazio e il nostro Napoli. E meno male. Sai che barba leggere sempre Milan/Inter/Juve. Una noia mortale. E a proposito di noia: basta Mourinho con annessi estimatori e detrattori. Non se ne può più, sembra che sia l’unico allenatore del nostro campionato. Colleghi virate su Zenga, uno che da Mourinho ha imparato parecchio. Aplomb prossimo allo zero e rispetto questo sconosciuto. Forse arrabbiato per le due sconfitte consecutive del suo Catania l’ex portierone interista e della nazionale, rivolgendosi ad un collega, che lo invitava ad analizzare la situazione, ha risposto: “ma non potete farvi i fatti vostri?” Fatti vostri? Dobbiamo ricordare noi a W. Zenga quanto il nostro lavoro sia importante per il suo? Dobbiamo ricordare noi a W. Zenga cosa significhi rispetto? Non gli era stato chiesto quante volte a settimana si sollazzasse con la sua compagna (e perdonateci la caduta di stile…) ma un’analisi sul momento della sua squadra. Dove siamo arrivati. Un proverbio napoletano (ah quanta saggezza) recita: “pur ‘e pullec tenen a toss”. Capito Zenga? Scendiamo dal piedistallo. E a tutti gli altri – e sono parecchi – che stanno sul piedistallo: scendete e guardate il Pocho. Poche parole in un italiano stentato: il senso della verità e delle cose. E nessuna superbia. Questi sono i campioni, questi sono i professionisti.
E abbiamo finito, vi abbiamo stancato anche troppo. Al prossimo lunedì, sperando che la rabbia sia un brutto ricordo e che ci sia da dire su Denis, perché avrà azzeccato la porta: quella avversaria.
Buona settimana lavorativa a tutti.
 

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