• DETTI E CONTRADDETTI – AMENITA’ DALLA 34.A DI CAMPIONATO E DINTORNI •

21/4/2008
 

(RENATA SCIELZO / foto di Felice De Martino)- Bentornati cari lettori al nostro appuntamento del lunedì, finalmente gioiosi dopo una trasferta da “far west” , che tuttavia ci ha regalato i meritati tre punti e ci fa sognare un intertoto, non impossibile, se il ruolino di marcia dovesse essere questo da qui alla fine, errori sotto porta del Pampa Sosa permettendo.
L’ultimo wekend pallonaro ha regalato parecchi goal, qualche lacrima, qualche fallo di troppo e un po’ di nervosismo. Le giacchette un tempo nere, ora multicolor, hanno regalato le loro solite perle, hanno fischiato ben sei rigori e estratto parecchie volte il cartellino rosso: 12 espulsi, mister Reja compreso. Parma – Napoli in particolare ha corso il rischio di finire anzitempo per sopraggiunta inferiorità numerica. D’accordo con il nostro direttore, nonostante non ci siano piaciute certe scene sopra le righe, plaudiamo ai nostri per non essersi arresi, lasciando punti a chi ne aveva bisogno per la lotta salvezza. Il Pocho ci ha deliziato con le sue magie, incurante del fatto che di fronte avesse una squadra che si giocava la permanenza in A. Una lezione di sport. Gargano, al contrario si è lasciato provocare, ha reagito con l’intento di difendere le gambe dell’amico, ma è caduto in pieno nella rete tesa dagli avversari. Ci ha pensato Bogliacino a ristabilire l’ordine: suo il goal partita, sua la perla che ci ha fatto tornare dal Tardini confusi e felici.
L’arbitro Ayroldi tornava dopo un lungo stop e sicuramente sarà finito insieme al buon Rizzoli sul taccuino di Collina: Ayroldi per le sviste, Rizzoli per essere stato sordo ai reiterati vaffa del capitano giallorosso. Ma dicevamo: papaveri, papere e lacrime. Le lacrime del sabato pomeriggio di uno stremato De Rossi, quando la sua Roma, complice un Diamanti proveniente dalla C2, consegnava lo scudetto all’Inter e il suo capitano finiva anzitempo negli spogliatoi, anzi a Villa Stuart. Il bollettino medico di lì a poco avrebbe recitato: rottura del crociato e almeno quattro mesi di stop. Lacrime in casa Roma e non ci sono americani o sceicchi che tengano. Quale che sia il destino della società, il popolo giallorosso in un sol pomeriggio vedeva consumarsi sogni di gloria nell’inseguimento alla capolista e vedeva soccombere il suo capitano. Totti poi avrebbe aggiunto: “me l’hanno gufata”. Altro che "vaffa". Ma alle lacrime in casa Roma rispondeva la gioia in casa Milan e in casa Juve. Kakà e Del Piero regalavano ai loro tifosi una domenica da favola: due triplette indimenticabili e una forma ritrovata per il primo, una seconda giovinezza per il secondo. Un regalo anche per Donadoni, alle prese con una brutta gatta da pelare. Che farne del buon vecchio Alex? Convocarlo o non convocarlo? Amletico dubbio. Reso ancora più problematico per le immagini che arrivavano da Genova, dove il talento irriverente di Antonio Cassano ne combinava delle belle e le combinava con il pallone. Al via sondaggi e controsondaggi: a giocarsela Antonio e Alex. Che vinca il migliore. In serata scudetto ufficiosamente all’Inter a + 6 sulla seconda, complimenti di turno e focus su Totti. Ingiustizie a go go sul Napoli nei salotti televisivi, irrisorie dichiarazioni di Ghirardi, presidente del Parma, che si definiva addirittura “derubato” ed esilaranti dichiarazioni d’oltreoceano che uscivano dalla bocca di 0’Rey, che, ridicolamente, proponeva di sottrarre a Maradona tutti i trofei vinti per doping. Tra queste ed altre ilarità sulle poltrone della tv si chiudeva almeno in testa alla classifica il campionato 2007 –2008, con una Juve pronta a tendere lo sgambetto alla Roma, sospesa tra Usa e medioriente, per il secondo posto, un Totti sfortunato alle prese con l’ennesimo duro infortunio nel giro di due anni, due neopromosse con un ruolino di marcia da campionesse, il nostro Napoli e il grifone gemellato, il cuore granata stanco e affranto alle prese con l’incubo della serie cadetta.
Chi vivrà vedrà, godiamoci queste ultime giornate, guardiamo lontano con il nostro Napoli e lasciamoci ammaliare ancora per un po’ dalle finte ubriacanti del Pocho. Poi la palla passerà al presidente e la parola d’ordine sarà una sola: acquisti importanti. Perché questo Napoli può volare alto. Perché questo Napoli deve pensare in grande.

 

INDIETRO