5/11/2007
(RENATA SCIELZO) - Bentornati cari lettori e buon inizio settimana. Ad accogliervi in questo lunedì post weekend semifestivo un detti in versione doppia, figlio di una due giorni di campionato ad alto tasso di papaveri e papere, pareggi in zona Cesarini, arrabbiature e ingiustizie.
Ingiustizie. Partiamo dal turno infrasettimanale, quello che ha visto il Napoli scippato in quel di Firenze e che ha contribuito a lanciare la Fiorentina nelle alte sfere. Il goal del Pampa Sosa era di certo regolare, ma qualcuno, stranamente, ha voluto punire il Napoli del peccato originale: “aver sconfitto madama vecchia Signora”. Ve lo vedete Ezequiel nelle vesti di Eva, con tanto di foglia di fico, mordere la mela offertagli dal serpente tentatore. E’ quello che è successo…Ezequiel tentato, ha addentato la mela ed è rovinato a terra.
E Marcelo? Squalifica sì, squalifica no, insomma un vero e proprio teatrino, per una volta che ci danno due rigori…e che sarà mai. Sarà che poi ci tocca la punizione del deus ex machina in giacchetta nera e che tra i due litiganti (Juve e Napoli) il terzo gode: e quel terzo si chiama Fiorentina. Dio solo sa quanto nessuna altra squadra è forse più invisa a molti napoletani (per non parlare degli “idilliaci” rapporti che legano i viola ai bianconeri…).
Per quel che riguarda Napoli e Fiorentina basta riportare la memoria indietro nel tempo alla famosa storia dei meriti sportivi, quella che per il Napoli non è mai stata tirata in ballo, quella che tuttavia ci fa andare fieri di non aver avuto regalato mai nulla.
Per i viola comunque la congiuntura astrale è di quelle superfavorevoli, se il mercoledì con un redivivo Bobo Vieri ha fatto registrare bottino pieno, ancor meglio sarebbe andata nel fine settimana. Il sabato dell’Olimpico arride ai viola con una Lazio sciattona che si lascia sopraffare e la domenica dei pareggi, con una Roma sciupona che si fa raggiungere dall’Empoli, e Juve e Inter che non riescono ad andare oltre l’1 – 1, arride nuovamente alla squadra di Prandelli, che piano piano, toma toma, … …, si inserisce in quella fantomatica lotta scudetto a due prevista ad inizio anno tra la squadra di Mancini e quella di Spalletti.
I tifosi tutti tirano un sospiro di sollievo, perché se l’Inter ieri avesse vinto ed allungato, probabilmente il campionato avrebbe già preso una certa piega e invece sia Inter che Roma, belle e vincenti nel turno infrasettimanale hanno fallito l’esame di maturità, sbagliando sottoporta occasioni a raffica.
Il 4-1 sul Genoa forse aveva illuso i nerazzurri, ieri sera con un Ibrahimovic a mezzo servizio e un Suazo sprecone.
La vittoria nel derby aveva gasato un po’ troppo i romanisti e Mirko Vucinic, ieri evanescente. La Roma gioca a corrente alternata, se brilla uno (vedi la partita di Mancini contro l’Empoli), cala l’altro. Un vero e proprio saliscendi, tanto per ringalluzzirci e citare una nostra rubrica di successo. Inutile negarlo, la Roma senza il suo capitano, finisce sempre per fare la figura della “nave sanza nocchiero in gran tempesta”.
Il mercoledì sembrava invece aver arriso e segnato un nuovo corso per la squadra di Carletto Ancelotti, per la quale forse non è una questione di Champions, ma una questione di giorni. Il mercoledì fila quasi sempre bene, sabato e domenica si stanno rivelando spesso deleteri (forse a Milanello fanno un po’ troppi bagordi mangerecci?).
Se il mercoledì la povera Samp ha fatto le spese della furia Milan e della furia Gilardino, il buon vecchio Toro, sabato non ha dovuto sbizzarrirsi granché per rimediare un interessante punticino. Si è sbadigliato per lunghi tratti in una partita che aveva il sapore dell’amarcord tra vecchie glorie di un antico tempo che fu…e il discorso vale per il Toro come per il Milan, per cui lo scudetto è ora più che mai una lontana e irraggiungibile chimera. Ma magari questi mezzi rottami ti vincono quasi inspiegabilmente un’altra coppa con le orecchie. Bisognerebbe interrogarsi. Saranno le capacità taumaturgiche dell’unto dal Signore a produrre di questi miracoli? Staremo a vedere.
E a proposito di miracoli e santi, da ieri – e non ci chiamate blasfemi – il nostro Olimpo sacro/profano ha un nuovo beato (se diventerà santo lo sapremo fra un po’…diciamo a fine stagione…). Dopo San Gennaro (quello è sempre il primo) e San Diego (primo tra i profani) ecco aggiungersi il Beato Ezequiel Ivan Lavezzi da Governador Galvez, Santa Fe. Dopo qualche peccatuccio veniale, vedi la rissa del Chiatamone e qualche – secondo altri – peccato grave, vedi la sua abilità nel rovinare a terra, il nostro ha strameritato il titolo onorifico che l’intera città in una strana domenica pomeriggio gli ha definitivamente tributato. In una partita che sembrava ormai persa, complice anche il rigore (manco a dirlo procurato dallo stesso Beato Ezequieli) clamorosamente fallito dal fantasma di Calaiò (possiamo solo pensare questo per giustificarlo…), quando già ci si preparava ad abbandonare il San Paolo con la faccia dei giorni tristi, sui nostri volti si dipinge un incredibile sorriso a “trentatré denti”, è ancora lui, fulmine e scossa, a far esplodere il San Paolo. E’ il 91’ e quando il buio sta per calare, il nostro elettricista illumina a festa tutta la città.
Vuoi vedere che accanto all’altarino con il capello di Diego, prima o poi, arriverà l’altarino con la ciocca di Ezequiel? AMEN
Ma per qualcuno destinato al Paradiso e alla cerchia dei beati, c’è subito qualcun altro cui augureremmo le peggiori pene dell’inferno, con tanto di crudele contrappasso. Dopo quel pallone rubato a Domizzi e tirato tra le braccia di Campagnolo, confessiamo i nostri nemmeno tanti latenti desideri: avremmo voluto vederlo trafitto da una pioggia di dardi, magari risvegliavano il fantasma e ci restituivano il vecchio arciere.
Che dire, cari lettori, prima di lasciarci, evitando di tediarvi oltre misura: il campionato per fortuna è ancora aperto, il nostro Napoli sta giocando da protagonista, se incominciassero ad arrivare anche folgoranti vittorie in quel di Fuorigrotta, saremmo più contenti e meno chiacchieroni. Alla prossima e come sempre Forza Napoli.
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