12/11/2007
(RENATA SCIELZO) – Un detti e contraddetti in formato ridotto e soprattutto listato a lutto per i tragici eventi che hanno caratterizzato la domenica del pallone.
Una giovane vita spezzata in circostanze tutte ancora da chiarire e scene di guerriglia urbana di fronte alle quali monta lo sconforto più totale e di fronte alle quali tuttavia non è possibile chiudere gli occhi.
Morte, malcontento, violenza: le cifre di una domenica che getta nuovamente nel fango il nostro calcio e tutto ciò che gli ruota intorno. Calciopoli è solo uno dei mali che attanagliano il nostro pallone. Poi tutto è rabbia. La rabbia di assistere impotenti a scene da Far West.
Non ci impelaghiamo in situazioni complicate e su ciò che è successo domenica mattina in quella maledetta area di sosta dell’A1, non aggiungiamo troppo. Gli elementi da chiarire sono ancora tanti, e il nostro tacere non è dovuto a logiche utilitaristiche. Qualora si dovessero provare le responsabilità dell’agente, o meglio, si dovesse provare che ha ecceduto rispetto a quelli che sono i suoi compiti, saremmo i primi a biasimarlo e a chiedere giustizia.
Anche se il quadro che si sta delineando racconta di un episodio che poco ha a che fare con quello scontro frontale in atto ovunque tra ultras e forze dell’ordine che ha visto soccombere meno di un anno fa Raciti e pare configurarsi piuttosto come una tragica fatalità, un marchiano errore di un agente improvvido, di fronte al quale come ha detto il ministro Amato tuttavia non dovranno esserci né sconti né reticenze.
Ma ora come ora, in un clima di tensione, in un momento tragico in cui assistiamo alla giustizia fai da te, alla logica dell’occhio per occhio, dente per dente, di fronte a stadi che si svuotano o dove la partita viene sospesa perché i capi ultras l’hanno deciso, preferiamo soffermarci su questo ultimo drammatico aspetto.
Senza girarci troppo intorno, lo diciamo a chiare lettere: il calcio, questo calcio è in balia di frange estremiste, eversive e violente, che stanno portando avanti un progetto destabilizzante, purtroppo non disordinato e sparuto, o limitato ad alcune città, ma coordinato a livello nazionale.
Una subcultura figlia di una violenza e di un’aggressività del tutto gratuita che ha attecchito in tutti gli stadi e in tutte le curve, sempre più governate da capi ultras neofascisti o neonazisti travestiti da tifosi con la finta sciarpa d’ordinanza.
Il ministro Melandri, intervistato a speciale TG1, ha parlato dei compiti dell’Osservatorio, di trasferte organizzate vietate, di settori ospiti chiusi, di rottura di quel sistema di connivenza e foraggiamento (biglietti gratis, trasferte pagate e compagnia bella) fino a poco tempo fa in atto tra società di calcio e tifoserie (anche se quest’ultima definizione –oggi come oggi – ci pare quanto mai inconsueta).
Ma vogliamo davvero credere a quanto detto dal Ministro delle politiche giovanili e dello sport?
Per carità, tentativi di limitare i danni ce ne sono stati, le trasferte organizzate sono state vietate, spesso i settori ospiti sono stati chiusi (e i tifosi del Napoli ne sanno qualcosa), ma si è fatto abbastanza? Si è fatto poco o nulla.
Le società al di là dei biglietti gratis continuano ad essere vittime certe dei ricatti di facinorosi ed estremisti. Qualora qualcosa non dovesse andar giù a questi loschi individui, basta lanciare oggetti in campo e procurare la squalifica del campo, con enormi danni economici e di immagine per la società in questione. E questo è solo un esempio di un sistema che si presenta come un cane che si morde la coda.
Basta davvero poco, anche perché a questi idioti non interessa affatto veder la partita: il loro obiettivo è catechizzare alla violenza quanti più giovani possibili e coinvolgerli nei loro piani eversivi e destabilizzanti. Null’altro.
La partita di Bergamo sospesa per decisione dei facinorosi, gli assalti alle caserme, Milano e Roma messe a ferro e fuoco, le pseudo manifestazioni di protesta e i cortei nelle altre città di Italia, ci lasciano basiti e preoccupati, sono il segno di un tempo in cui non si può lasciare possibilità di riscatto alcuna ai NUOVI BARBARI, che fanno di saccheggi, devastazioni e violenze il loro pane quotidiano e che, tifo viola, azzurro o rossonero, sono uniti da un unico comune denominatore e da un’unica parola d’ordine: VIOLENZA.
Un paese civile e democratico non può assistere inerme a tutto ciò. Vanno presi provvedimenti: DASPO a raffica, settori ospiti chiusi per sempre, pene e multe severissime.
Vanno portati avanti progetti di educazione alla legalità e alla civiltà coordinati a livello nazionale nelle scuole e nelle parrocchie, vanno educate le nuove generazioni, vanno creati ulteriori spazi di aggregazione e di confronto e sgomberati immediatamente tutti quei luoghi, dove quotidianamente i facinorosi si riuniscono per fare lezione di odio e violenza.
Dal canto nostro speriamo che venga fatta luce sull’episodio che ha visto vittima Gabriele Sandri, come su quegli episodi che hanno visto le forze dell’ordine abusare del proprio potere (vedi Roma – Manchester), ma non ci prestiamo ad alcuna strumentalizzazione di sorta.
Quelli che ieri hanno assaltato caserme e strade sono eserciti armati, che hanno strumentalizzato, sporcato e macchiato la fine di Gabriele Sandri, per seminare altro odio e altra violenza.
E noi di fronte a questo ci vergogniamo di guardare ancora questo pallone sporco di sangue e fango.
Parecchi non condivideranno ciò che abbiamo detto, cominceranno a crearsi i partiti degli innocentisti e dei colpevolisti, secondo un malcostume tutto italiano; a livello politico maggioranza e opposizione troveranno materiale di scontro anche su questo, noi speriamo soltanto che i nostri lettori e tutte le persone dotate di senso civico siano con noi, mosse da un unico comune obiettivo: estirpare odio e violenza e restituire stadi e pallone agli appassionati di calcio.
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