3/12/2007
(RENATA SCIELZO) - Bentornati cari lettori, domenica amara quella appena trascorsa. Ben 5 bocconi da ingoiare per noi poveri napoletani. Per di più rimediati in quel di Bergamo, in uno stadio che fu foriero di tante gioie e che ieri si è rivelato un inferno senza via di uscita.
Niente gioco per gli uomini di Reja: una partita nata male e finita peggio, con la squadra giù di tono e ridimensionata ed un mister pronto a fare mea culpa: “ho sbagliato io”, ma anche a dire “voliamo basso”. Che dire. Per restare in tema volo diremmo che “una rondine non fa primavera” ma cinque pappine sono dure da digerire.
Sdrammatizziamo. A tutto comunque c’è sempre una spiegazione più o meno razionale.
Il match sta per iniziare, lo stadio è pieno di bambini e ragazzini delle scuole, così ha voluto Ruggeri, il presidente dell’Atalanta, dopo i tristi fatti della famosa domenica e il divieto comminato agli ultras nerazzurri, il Napoli fa il suo ingresso in campo subissato da una bordata di fischi.
A fischiare sono i teneri bambini (della serie cominciamo bene…). I cronisti di mediaset ghignano, definendo i fischi “sportivi”, noi invece li avremmo biasimati e deplorati, meglio stroncare sul nascere comportamenti che possono essere il frutto di un incipiente e nemmeno tanto latente razzismo…e il Napoli?
Il Napoli, il nostro Napoli che fa? Si sa che noi “terroni” siamo dei buoni d’animo.
E’ mai possibile deludere così tanti bambini? Rattristargli una bella domenica sotto Natale? Nient’affatto. Reja lascia la tuta e l’abito scuro diventato ormai d’ordinanza, mette stivali e palandrana rossa e si trasforma in Babbo Natale, i suoi uomini sono “prodi renne” al suo fianco. E’ una domenica di regali a destra e a manca (spazi lasciati vuoti, ritmi rallentati, mancata costruzione di gioco e chi più ne ha più ne metta). L’unico malandrino, quello che prova a fare la linguaccia (quella che ogni tifoso azzurro attende ansioso) a questi bambini un po’ discolacci, è il Pampa Sosa, ma è solo. Tutti hanno preferito seguire Babbo Natale e dispensare doni. Anche il Pocho, anche Hamsik.
Che dire. Speriamo che non si vestano anche da befane e che non siano vittime del solito effetto struffoli e panettone. C’è bisogno di rimettersi in carreggiata, regali ne abbiamo già distribuiti in tutto lo stivale, da Bergamo a Palermo, ora è il caso che li si metta sotto l’albero per i nostri tifosi. A partire dalla prossima contro il Parma.
E intanto cosa ci ha regalato il weekend sugli altri campi? Il sabato sera ha visto anche il Pallone d’oro Kakà, in clima natalizio, faccia d’angioletto e futuro pastore evangelico a fine carriera (come lui stesso ha dichiarato), comportarsi da “buono”, facendo poco o nulla contro la “Vecchia Signora”. Del resto, si può essere sgarbati con una signora di una certa età e fino ad oggi sempre rispettosa del bon ton? Nient’affatto. Il nostro Kakà non ha fatto nulla, angioletto e “buono” fino alla nausea (“se continua così vado via dall’Italia” disse dopo la morte di Sandri per poi essere ripreso da “senzapelisullalingua” Panucci che, infastidito dal finto e ostentato buonismo, ebbe a dire: “se te ne vai dall’Italia è perché ti pagano di più”…). Ma Kakà è il pallone d’oro e allora zitti tutti, tutti i giornalisti pronti ad incensarlo, anche se in questo weekend non ha prodotto nulla, anche quando dichiara delle palesi beep….
Altri campi, altra storia? Ma nemmeno per sogno. Dove va l’Inter la storia è sempre la stessa da un po’ di tempo a questa parte. Fanno il deserto e si chiama vittoria. Altra secca contro una squadra di tutto rispetto come la Fiorentina. Non ce n’è per nessuno. Il finale cambia ed è di quelli da applausi. I conquistati applaudono, come nel rugby, al fiero conquistatore. Un happy end un po’ strappalacrime, un gesto dettato dal cuore, o un qualcosa di studiato e deciso per rendere meno amara la sconfitta, riconoscendo l’alto valore e le mirabil prove del vincitore? Ai lettori l’ardua sentenza.
Fanno il deserto e si chiama vittoria. Solo la Roma prova ad inseguire la corazzata Inter. E contro una bella Udinese è ancora più bella e ci riesce. E’ la samba dei suoi brasiliani, Juan prima, Taddei poi, a non farle perdere punti nell’arduo inseguimento.
Chi avrà la meglio, la potente e fisica corazzata Inter o la Roma “ballerina”, samba e grazia, acrobazie e piroette? Staremo a vedere. Mercoledì sera nei recuperi un altro indizio importante.
Intanto in clima natalizio anche le giacchette nere sono prodighe di regali; a beneficiarne Catania e Parma, con due goal palesemente irregolari (i moviolisti e movioloni di tutto il mondo si sono uniti e hanno pronunciato la fatidica condanna: le giacchette nere hanno per l’ennesima volta sbagliato!Sì!).
Che riuscisse anche il nostro Napoli, una tantum, a beneficiare di un errore, di una svista, di un regalo o più semplicemente di una congiuntura astrale favorevole?
Difficile, tocca provvedere in autonomia.
E allora in clima natalizio, cari lettori, è d’uopo una bella passeggiata per il centro storico della nostra città. Tappe d’obbligo: 1) piazzetta Nilo: ci si inginocchia dinanzi all’altarino di S. Diego e si venera il capello, reliquia posta nell’apposito tabernacolo. 2) Proseguendo diritti per via S. Biagio dei Librai arrivati all’incrocio con S. Gregorio Armeno, immergetevi tra la folla di turisti nel mondo dei pastori, e fatevi regalare dalla persona che vi accompagna uno di quei bei corni rossi di terracotta (siate morigerati nella scelta delle dimensioni, perché è bene tenerlo nascosto…il corno naturalmente…) 3) percorsa tutta via S. Gregorio Armeno, lanciatevi su via Tribunali e arrivati all’altezza della Basilica di S. Paolo Maggiore sfregate con tutta la vostra forza le famose “capuzzelle e ‘ muort”, ovvero quegli inquietanti teschi posti dinanzi all’ingresso della chiesa. Pare che l'atto di sfregare e accarezzare le "capuzzelle" serva a scacciare il malocchio. Bene, avete fatto il possibile, la fatica va premiata, concedetevi una bella e verace pizza in una delle pizzerie storiche della zona e vedrete domenica prossima andrà meglio…
Alla prossima e forza Napoli!
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