14/1/2008
(RENATA SCIELZO) – Cari lettori, un lunedì da dimenticare e un detti e contraddetti in salsa triste dopo la debacle di ieri sera. I nostri hanno retto per un tempo, sperando in un miracolo napoletano in quel di Milano, poi purtroppo hanno dovuto soccombere sotto i colpi carioca del Milan.
Dopo la prima frazione di gioco ci eravamo illusi che un pallone di cuoio potesse regalare a noi, al Napoli e alla nostra Napoli qualche minuto di serenità, una boccata d’aria buona, come se un pallone fosse capace di restituirci nuova vita, di purificarci dalla diossina che in questi giorni nostro malgrado respiriamo e dalle tante troppe cattiverie che sul nostro conto si sono dette.
Volevamo un pallone che ci regalasse la vittoria in una sfida d’altri tempi, la più sentita dell’era Maradona, che ci risollevasse dal fango sotto il quale i media si divertono all’inverosimile a sommergerci, che sbattesse in faccia il nostro orgoglio a quello stuolo di idioti che si è presentato al Meazza per accoglierci con sacchetti di plastica.
La linguaccia di Sosa ci faceva gioire e la partita sarebbe dovuta finire al 45’, così non è stato.
E’ andata male, festa in quel di Milano a ritmo di samba per i milanisti, mesto ritorno a casa con coda tra le gambe per i nostri colori. Peccato, peccato davvero.
Il pallone non avrebbe cancellato i nostri mali, ma li avrebbe almeno leniti e oggi che il sole splende forte sulla nostra città, dopo la pioggia dei giorni scorsi, sarebbe stato più bello svegliarsi. Speravamo che accadesse al Napoli quello che è accaduto all’Italia mundial dopo calciopoli: una vittoria per lavare l’onta e per scacciare il peccato originale. Nulla da fare.
Non resta che rimboccarsi le maniche e guardare al futuro, sperando e facendo in modo che sia più roseo fuori e dentro il rettangolo di gioco. Ora più che mai bisogna essere uniti, mostrare al mondo intero il volto bello della nostra città e del nostro essere napoletani, perché è inaccettabile che in uno stadio, alla tv o in qualsiasi altro luogo si parli di noi solo in una direzione, solo per metterci in cattiva luce.
Non commettiamo l’errore di abbandonarci a vittimismi di sorta, di tediarvi con prolisse tirate sociali (qualcuno magari si lamenta) e torniamo al pallone, spensieratamente.
L’ultima di campionato ha regalato parecchie vittorie in trasferta, ha segnato un passo falso della Juve, ha lanciato l’altra Milano, quella nerazzurra sempre più in alto, non senza un aiutino arbitrale, atto a sbloccare la partita, che ci ricorda meccanismi vecchi e consolidati, che ci sembrano tuttora imperare. In alto nulla cambia, Inter e Roma procedono la loro corsa e le altre si stanno svegliano. Il panettone – purtroppo – pare abbia fatto male solo ai nostri e forse ai nostri prossimi avversari: i biancocelesti della Lazio. Li troveremo agguerritissimi in coppa Italia come in campionato, con una stagione da risollevare e lo spettro della serie B da allontanare. Prepariamoci a un match duro, incrociamo le dita e guardiamo avanti.
Intanto prosegue il calciomercato, senza troppi colpi di scena e senza affari importanti all’orizzonte. Si profila l’addio almeno temporaneo di chi in passato abbiamo amato e osannato, che quest’anno senza troppe frecce nella faretra, forse troppo presto abbiamo gettato nel dimenticatoio. Forse a noi che diamo a tutti una seconda possibilità, spettava fare qualcosa di più, prima di lasciare l’arciere abbandonato al suo destino. Oggi davvero ci sembra tutto buio, niente boutade, niente giochi di parole, niente massime e niente proverbi, insomma un detti che non è un detti, nel quale speriamo di non riconoscerci più: ma è lo specchio di come ci sentiamo oggi, di come si è risvegliata la nostra Napoli. Rigiratasi per tutta la notte sotto le coperte e afflitta dai suoi mali. Speriamo guarisca presto. Aiutiamola a guarire. Alla prossima. Uniti si vince.
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