• DETTI E CONTRADDETTI - AMENITA' DALLA SECONDA DI CAMPIONATO E DINTORNI • 

3/9/2007

(RENATA SCIELZO) - In attesa che si consumi l’ultima della seconda giornata del campionato di A (Milan – Fiorentina ore 18.00), frementi e ardenti, diciamo e contraddiciamo, con la gioia negli occhi e nel cuore per il pesante e inatteso passivo con cui la nostra squadra del cuore ha messo a sedere i poveri malcapitati dell’Udinese.
Lo spettacolo e la serie di eventi che si sono materializzati sui campi di pallone e dinanzi ai nostri increduli occhi in un caldo pomeriggio di settembre sono di quelli che fanno presagire la certezza dello scioglimento del sangue di S. Gennaro, nostro caro e affezionato patrono, di qui a poco, il 19 di settembre. (E che non ci si tacci di blasfemia…perché qui c’è davvero da gridare al miracolo…)
Dobbiamo andare un po’ indietro nel tempo perché la nostra memoria ritrovi e ripercorra le gesta di cinque pappine rifilate dal Napoli ad una qualsivoglia squadra fuori casa e non si sa quanti anni luce indietro per trovare un attaccante che si ritrovi sul dischetto dell’area di rigore juventina per ben due volte consecutive. E sarebbero state tre, se il giovane Tagliavento – duole dirlo, giustamente – non fosse tornato sui suoi passi, annullando quello che stava per essere il terzo rigore decretato ai danni della Juventus e a vantaggio del Cagliari, sì avete letto bene – il Cagliari. Poi la Vecchia Signora ha vinto per 3 – 2, Buffon ha discutibilmente urlato al mondo intero quanti e quali attributi hanno i bianconeri, ma questi sono rumours….
Di sicuro c’è che i due eventi di cui sopra per motivi diversi rientrano tra gli eventi poco o nient’affatto pronosticabili.
Prendiamo ad esempio il nostro Napoli. Anche lo scommettitore più incallito e il tifoso più fiducioso difficilmente avrebbero potuto scommettere su un 5 – 0 degli uomini di Reja contro un avversario di tutto rispetto come l’Udinese. Ove mai qualcuno l’avesse fatto, azzeccando il risultato e un passivo così ingente, lo invidiamo due volte: 1) perché avrà messo da parte un bel gruzzoletto 2) perché possiede certe ed inequivocabili capacità divinatorie (perché nulla, ma davvero nulla, poteva lasciar presagire ai comuni mortali un risultato così roboante).
Ma si sa quando meno te l’aspetti gli eventi ti stupiscono e la speranza poi è pur sempre l’ultima a morire.
E allora capita che Reja, l’uomo dalla tuta 365 giorni all’anno, mandi in panchina Calaiò, eroe dei due mondi, quello di C e quello di B, indossi il vestito della festa (chi non ha notato che era in camicia e cravatta, ribadiamo camicia e cravatta), si ritrovi in campo uno dei figli illegittimi del Pibe de oro, il POCHO DE ORO, torni nel suo Friuli non da figliol prodigo con la coda tra le gambe, ma bardato con la fascia della vittoria, zittisca i suoi tanti detrattori, regali a Pier Paolo Marino la più sorridente e felice delle sue domeniche: da un lato il bello striscione esposto dai tifosi dell’Udinese, dall’altro un fantasmagorico 5 -0 che mette a tacere critiche e sapientoni (a proposito il presidentissimo non ha perso occasione dinanzi alle telecamere mediaset per l’ennesima stoccata al vetriolo alla stampa locale e nazionale) e sembra dar ragione alle sue strategie di mercato.
E per la gioia di Napoli e dei napoletani le reti televisive nazionali, fatta eccezione per qualche spocchioso e discutibile opinionista (vedi alla voce Mughini alias “Aborro” che non ha perso occasione per denigrare la nostra città), sono salite in men che non si dica sul carro del vincitore. Poco da dire dell’Inter, agli onori della cronaca più per il caso Adriano che per quello che si vede in campo, intenti a gufare sulla Roma, ieri non troppo bella, e a sottolineare ed evidenziare come la Juve fosse tra i puniti, in attesa del vittorioso Milan d’Europa, si sono lanciati a pesce sul succulento piatto Napoli. 5 goal da far vedere, tanto colore e calore e un nome: Gastone Ezequiel Lavezzi.
Incredibile a dirsi, il Pocho ha tenuto banco come e meglio dell’imperatore, come e meglio del Totti non più nazionale. Sono stati tirati in ballo Maradona e Carlito Tevez, ha avuto gli applausi di Floris e di Capello, di Miccoli e di Tardelli. Poco ci mancava che la Canalis ne chiedesse il numero di telefonoe che si urlasse al nuovo miracolo napoletano.
Persino la nazionale di Donadoni e la sua lista con Panucci redivivo e Foggia debuttante passavano clamorosamente in secondo piano di fronte a questo ex elettricista un po’ in sovrappeso ma con i piedi incantatori.
I salottieri lasciavano in panchina il povero Adriano lasciato in tribuna da Mancini, della serie “No champions, no party”, il Totti scarpa d’oro che con l’aria da tre metri sopra il cielo si diceva speranzoso per un possibile pallone d’oro (un’altra delle sue barzellette??) e il fu Cassano, scritturato per l’occasione a riscaldar la panchina in quel di Marassi.
Davvero troppo per quello a cui eravamo abituati. Davvero troppo se solo si pensa al trattamento riservatoci poco più di una settimana fa. Ma davvero troppo succulento in chiave audience il menu sfornato da mister Reja nelle vesti di Vissani.
E allora?
E allora evitiamo che fagocitino i nostri successi e ne facciano carne da audience, evitiamo i facili entusiasmi, evitiamo di attirare invidie, evitiamo di lasciarci travolgere dall’euforia, evitiamo di staccarci da terra e di volare tre metri sopra il cielo.
Senza urlare, con gli occhi bassi e il cuore in gola, lasciamoci prendere per mano da quell’ ex elettricista dal capello lungo. Magari è un problema di fili, di contatti, magari il contatore riprende a girare, la luce si accende e quell’uomo davvero ci illumina e ci porta lontano. Magari.
 

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