(RENATA
SCIELZO / foto di Felice De Martino) –
Dopo la pausa forzata e le innumerevoli
discussioni eccoci ancora una volta qui a
parlare di fischi, fiaschi e porte chiuse.
Partite e goal sono sempre meno al centro
dell’attenzione di giornali e trasmissioni
sportive, perché quello che fa audience è
tutt’altro: i fischi dell’Olimpico, il
ritorno di Ronaldo, l’ennesimo svarione
arbitrale, il tornello sì, il tornello no,
il gruppo di facinorosi nel campionato
d’eccellenza e compagnia cantando.
Poco spazio da dedicare ai protagonisti,
alle azioni, ai goal.
E allora quasi passa sotto silenzio che
nella serie cadetta il nostro Napoli ha
agganciato la prima della classe, che in
serie A l’Inter continua la sua marcia
solitaria e raggiunge il record europeo di
vittorie consecutive, che il capitano
giallorosso segna la 139ima rete in carriera
e la 14ima in campionato, confermandosi
capocannoniere momentaneo e miglior bomber
in attività, sopravanzando Chiesa di un
goal, che la Reggina di Mazzarri fa
sfracelli e se non avesse avuto punti di
penalizzazione sarebbe lì a lottare per
l’Europa.
Ma poco conta, perché è vero che lo
spettacolo continua e deve continuare, ma è
stato ripreso là dove l’avevamo lasciato.
Non sono stati gli stadi a porte chiuse e
iniziative similari a far cambiare rotta, né
tanto meno era immaginabile o auspicabile
che si potesse cambiar rotta dall’oggi al
domani.
Le violenze verbali imperversano negli studi
televisivi e le discussioni continuano a
focalizzarsi su tutto ciò che è
paracalcistico, ma poco sui match in senso
stretto. Tutto ciò alla lunga non solo
stanca e annoia, ma contribuisce suo
malgrado ad alimentare certi comportamenti.
Un esempio: i fischi dell’Olimpico.
Nessuno nega che parte dell’Olimpico - o
meglio parte della Curva Sud – abbia avuto
un comportamento indegno ed oltraggioso
durante il minuto di raccoglimento e
silenzio in memoria di Licursi e Raciti, ma
perché dar importanza e attenzione a certi
atteggiamenti?
Non sarebbe stato meglio limitarsi al mero
diritto di cronaca e magari “valorizzare”
l’applauso dell’intero stadio che ha
letteralmente subissato e messo a tacere i
fischi?
A sbagliare spesso sono anche i media. Non
si sta dicendo di non raccontare, ma di
procedere con più cautela su un terreno
estremamente delicato e minato, riducendo al
minimo e relegando a puri fatti degni della
benché minima importanza quei comportamenti
che vanno biasimati. Non tacere, ma
sminuire. Non negare, ma glissare. Non
demonizzare, ma isolare.
Ci sembra che accada il contrario e non ci
sembra la direzione giusta. Si fa il gioco
degli idioti. Perché, ieri come oggi, quel
gruppo di “imbecilli” della curva Sud ha
purtroppo ottenuto quello che voleva: che si
parlasse di loro. E’ non è di questo che il
calcio ha bisogno.
Diamo spazio agli esempi positivi, alle
iniziative che mirano realmente a restituire
al calcio il valore perduto, che vogliono
nei fatti contribuire a riportare allo
stadio famiglie, scolaresche e bambini.
E pure coi fiaschi non esageriamo. Anche
perché lor signori la lista è lunga. Si va
dalle porte chiuse a metà ai soliti svarioni
arbitrali, che per amor di sintesi ci
guarderemo bene dall’elencare. Avrete a
quest’ora già goduto di 75 moviole, 80
pareri e 150 rallenty.
Lanciamo solo qualche legittimo dubbio: non
si capisce perché in alcuni stadi gli
abbonati abbiano accesso e in altri no, non
si capisce perché per quei pochi stadi
aperti e a norma da qualche parte i
controlli si facciano in maniera rigorosa e
da qualche altra in maniera rigorosamente
superficiale, non si capisce perché gli
arbitri continuino a sbagliare senza subire
periodi di stop…
Tutti dubbi legittimi ma ai quali le
risposte non arriveranno mai, sono
interrogativi che rientrano in quei misteri
imperscrutabili di cui è ricco il mondo del
dio pallone…
Ci concediamo solo una chicca sugli arbitri,
perché – e qui siamo tifosi – il nostro
amore per il Napoli ci fomenta e ci obbliga
ad eccepire… solo una: l’ennesima espulsione
comminata a Calaiò. Ci sarebbe da scrivere
un trattato. Mettetevi per un attimo nei
panni del povero Emanuele, da arciere a
bersaglio. Bersaglio da colpire e da
affondare, fuori e dentro il campo. Chi alla
fine dell’anno andrà a leggere i dati
relativi ai cartellini rossi collezionati
dal nostro arciere senza aver seguito il
Napoli non potrà non pensare ad un giocatore
oltremodo scorretto…vi pare il vero? Nessuno
ricorderà più che il poveraccio è stato
almeno in un’occasione vittima sacrificale
del gioco del silenzio andato in scena al S.
Paolo… nessuno, tranne i tifosi azzurri,
ricorderà che sempre per qualche
imperscrutabile ragione ai più è concesso
ogni sbaglio, ogni risposta, a Emanuele
nemmeno profferir parola.
Ma al bando ogni vittimismo di sorta,
guardiamo avanti speranzosi e mettiamo a
tacere FISCHI, FIASCHI E PORTE CHIUSE.
Forse ci attendono stadi nuovi e in regola,
belli e funzionali. Forse ospiteremo Euro
2012. Forse le leggi varate dal governo
riusciranno a mettere un po’ d’ordine in ciò
che gravita intorno al calcio. Forse le
trasmissioni televisive torneranno ad essere
foriere di immagini di azioni, assist e
goal. Forse i giornali racconteranno ancora
di un dopopartita in cui l’allenatore x dirà
che la sua squadra ha giocato bene ma non ha
saputo concretizzare e l’allenatore y si
beerà per il successo appena conseguito.
Forse sarà di nuovo pane e pallone. Forse.
La speranza è l’ultima a morire.