(RENATA
SCIELZO) - In bilico tra il barelliere
Sosa, l’acrobata Reja e il funambolo
Quagliarella.
Non siete finiti al circo, almeno non
ancora.
Anche se il Pampa Sosa che imbraccia la
barella per salvare capra e cavoli, vale a
dire faccia e risultato, cercando di
recuperare tempo per lottare fino all’ultimo
secondo disponibile, ci ha trasmesso proprio
quell’idea.
Come quando al circo si corre a stendere il
telone sotto gli acrobati per evitare che
cadano e si facciano male.
Ma non c’è circo che tenga, quello che si è
consumato sabato al San Paolo è stato
l’ultimo atto di uno spettacolo circense di
quelli poco entusiasmanti : l’acrobata ha
perso l’equilibrio, a nulla è servito lo
sforzo – per giunta minimo – del barelliere
e, alla fine, a prevalere è stato l’aspetto
più triste: tra animali in gabbia e
clownesca malinconia. Fuor di metafora:
tifosi infuriati, squadra con il morale a
terra e mister e dirigenti “impattati” al
suolo, tanto epr citare Walter De Maggio e
le sue telecronache.
Il circo quello vero, quello delle
dichiarazioni post partita poi nemmeno è
degno di ricevere attenzione, così grande è
stato lo sconforto che ci ha procurato.
Ma a tutto c’è rimedio e la domenica per
fortuna si sarebbe rivelata meno funesta del
previsto. Senza saperlo avremmo assistito a
ben altro spettacolo. Uno spettacolo
funambolico, il gesto di un minuto, ci
avrebbe restituito il sorriso e fatto
dimenticare lacrime e riso amaro del giorno
precedente.
A risollevarci un concittadino. E questo
almeno è stato motivo di gioia e di
orgoglio: Fabio Quagliarella. Sì ancora lui,
proprio lui. Sta capitando di parlarne
spesso, magari se ne potesse parlare come di
uno dei nostri beniamini. Magari.
Dicevamo: tempi d’oro per il ragazzo di
Castellammare. Maglia n. 27 al 27’ del primo
tempo di Chievo – Sampdoria il ragazzo dal
piede d’oro fa compiere al pallone una
prodigiosa parabola. Meglio di un funambolo.
Un pallonetto dalla distanza che ci ha
regalato la poesia del pallone. Allo stadio
gli astanti hanno strabuzzato gli occhi, le
tv hanno cominciato a darlo a ripetizione,
noi ci siamo commossi, tornando con la
memoria all’ottobre del 1985, quando a
firmare un prodigio simile fu manco a dirlo
il funambolo dei funamboli, il re dei re, il
prodigio dei prodigi: Diego Armando Maradona.
Peccato che Dieguito, in un letto di
ospedale (speriamo si riprenda presto),
non possa aver ammirato il bellissimo gesto
tecnico del suo epigono.
Gesto tecnico bellissimo, accompagnato da
spontaneità e quella gioia che solo chi ha
sudato tanto mostra senza essere studiato e
controllato come ha fatto Fabio: “i goal
così li devi provare, poi se sbagli sono
fischi, ma devi provare. Sono felice”
Anche noi. Per fortuna. Il campionato è
giunto al capolinea, l’Inter ha messo in
cassaforte lo scudetto e a regalarci
emozioni ormai sono rimasti i goal, i gesti
tecnici e la galoppata furiosa e orgogliosa
della Lazio, che sembra non fermarsi più e
incute timore ai cugini romanisti, che
impegnati su tre fronti, devono cercare di
blindare quel secondo posto sul quale i
biancocelesti ormai sembrano avere chiare
mire.
Del nostro campionato cadetto non vogliamo
dir altro, tra lo scaramantico e lo
speranzoso andante ci auguriamo gioco o non
gioco di togliere quel “nostro” e di giocare
la domenica, anche se non dovessimo vedere
il Quagliarella di turno all’opera al San
Paolo tutte le domeniche, ce ne basta una,
segno che almeno ci scontriamo con una
squadra di A.
Non vogliamo fare polemiche, abbiamo già
detto tutto e ora che tutti si accaniscono
contro il Napoli noi ci facciamo da parte,
facciamo silenzio e confidiamo nella sorte,
nel ciucciariello e in San Gennaro…che
magari va bene e rideremo e gioiremo.
Nell’Empireo del calcio intanto ci si
prepara alle sfide di Champions con le due
italiane impegnate in match ad altissimo
rischio eliminazione, ma che dire: comunque
vada sarà un successo.
Intanto per il nostro Napoli ci sono il
Bologna e poi la Juve, la Pasqua si avvicina
e speriamo che dall’uovo escano belle
sorprese.
Alla prossima e forza Napoli, sempre e
comunque.