(RENATA
SCIELZO) – Tanto da dire e contraddire
dopo gli eccessi Pasquali con un Napoli in
Purgatorio, una Roma all’Inferno, Juve e
Manchester in Paradiso e le arene mediatiche
affollate dai soliti commentatori o presunti
tali pronti a sfornare le loro “pillole di
saggezza” e a spennare, a mo’ di Caron
dimonio, il povero pollo di turno, non paghi
dei lauti pranzi pasquali e delle laute
entrate, che di volta in volta la tv di
stato o Sky o Mediaset offrono loro per
“commentare” con non troppa lucidità, troppi
se e troppi ma, e non senza un pizzico di
ostentata cattiveria, le ultime nuove dal
mondo del pallone.
(E si noti bene: di tutto si può tacciare
chi in questo momento scrive tranne che di
buonismo, ma certi signori dovrebbero sapere
che come c’è un tempo buono per seminare e
uno per raccogliere, c’è un tempo buono per
“ciaccare” e uno per “medicare”…).
“Ciaccare” alla cieca o infierire su chi di
suo si è autoflagellato serve davvero a
poco.
Ma andiamo a chiarire. Il martedì post
pasquale si apre all’insegna del calcio a
cinque stelle con un match come Juventus –
Napoli da Olimpico esaurito e si chiude
all’insegna del calcio a cinque stelle, con
un Old Trafford stracolmo per Manchester
United – Roma, partita valida per l’accesso
alle semifinali di Champions League.
Il verdetto è amaro per il Napoli, terribile
per la Roma.
Il Napoli finisce al Purgatorio, la Roma
dritta dritta nella gola più profonda
dell’Inferno di dantesca memoria, tutto
gironi e peccati, con un tonfo sordo, di
quelli da “lasciate ogni speranza o voi
ch’entrate”.
Il Napoli rimedia un secco 2 –0 da madama
Vecchia Signora, la Roma, rea di essersi
macchiata di tutti e 7 i vizi capitali viene
giustiziata – o qualcuno eufemisticamente
direbbe “battezzata” – vizio per vizio - dai
Red Devils (e mai nome fu più appropriato)
di Sir Fergusson. 7-1 dice il tabellino
finale, come mai nessuna squadra arrivata in
Champions ai quarti di finale. E qui ci
starebbe bene un “Come te nessuno mai” di
mucciniana memoria, ma FORSE non è il caso
di infierire. ..
Ad ergersi a giudici o presunti tali non gli
avversari che sul campo hanno dimostrato la
loro netta superiorità ma come sempre loro,
quelli che nella giornata di ieri, dalle
loro comode poltrone, nelle solite arene
mediatiche, dopo aver detto tutto e il
contrario di tutto, hanno pronunciato le
loro fatidiche condanne.
Napoli e Roma sono due “piccole” a confronto
di tanto blasone, condannate al loro
destino, senza alcuna possibilità di
riscatto, perdono o comprensione.
Gli stessi che il giorno prima avevano detto
di una Roma stellare e avevano attaccato la
stampa e il governo inglese per aver
enfatizzato, ingigantito ed esasperato ciò
che era avvenuto all’Olimpico negli scontri
tra polizia e tifosi inglesi, quegli stessi
ieri sono saliti in men che non si dica sul
carro del vincitore, indossando la maglia di
Superman Cristiano Ronaldo e affossando chi
dopo una sconfitta del genere, meritava sì
un sonoro quattro in pagella ma anche un
minimo di “umana” comprensione. E invece no:
è stato tirato addirittura in ballo il 7-0
inflitto dalla Roma al Catania, in una sorta
di sadico “chi di spada ferisce, di spada
perisce”.
Lungi da noi voler commentare ciò che
abbiamo sentito, dalla beatificazione e
santificazione di Del Piero, alla
crocifissione e flagellazione dello smunto e
mogio Totti di turno, alla esaltazione e
nascita del nuovo dio e profeta del pallone
Cristiano Ronaldo, che scalza Ronaldinho e
chi più ne ha più ne metta (peccato che
nessuno abbia detto che parla portoghese
come Pelè…) anche noi esprimeremo la nostra
“condanna”, ma senza se e senza ma, senza
dietrologie e senza esaltazioni. Nuda e
cruda, come i verdetti del campo, pronti a
cospargerci il capo di cenere per il nostro
essere un tantino sui generis .
Partiamo dai nostri, perché è ciò che più ci
preme.
Il nostro Napoli è realmente finito in
“Purgatorio”, a vivere nella condizione di
“color che son sospesi”. La partita di ieri
ci ha condannato al terzo posto, a due punti
da un Genoa che difficilmente mollerà la
presa e ha regalato alla Juve la volata
solitaria (+ 9) verso l’agognata serie A,
della quale “agnello sacrificale” (sempre
secondo i signori delle poltrone di cui
sopra) dovrebbe far parte. (Calciopoli è già
acqua passata, perché si sa la Pasqua
cancella tutti i peccati….). Ai nostri
ragazzi come si conviene alle anime purganti
toccherà davvero sudare, lottare ed espiare
fino all’ultimo e da qui alla fine evitare
il più piccolo dei passi falsi se davvero il
nostro obiettivo era e rimane quello della
promozione diretta in serie A, evitando i
pericolosissimi play off, che rischiano di
compromettere un’intera stagione.
Tocca ora più che mai rimboccarsi le
maniche, crederci, e soprattutto lottare
perché si possa essere anche tetragoni ai
colpi di sventura (vedi i due legni di ieri)
e camminare a testa alta, uniti e senza
paura, verso la meta prefissata. Niente più
cadute, niente più errori, niente più
chiacchiere e distintivi, niente più bel
gioco o meno, solo i tre punti.
Se il Napoli finisce in Purgatorio, peggio
va alla Roma, che l’Inferno un po’ se l’è
cercato. Le colpe?
Un 7 – 1 lascia spazio a poche chiacchiere,
tanto è palese e definitivo, merita umana
comprensione, quello sicuramente, ma non dà
adito a giustificazioni: la Roma ha toppato
completamente la partita.
Tremarella nelle gambe e inesperienza hanno
detto i più, assenze importanti e presunti
campioni che non sono campioni hanno detto
altri, prestazione superba del Manchester ha
detto ancora qualcun altro. (e l’ultima ci
pare lapalissiana con un 7 –1)
I 7 vizi capitali: li ricordate? SUPERBIA,
AVARIZIA, LUSSURIA, IRA, GOLA, ACCIDIA,
INVIDIA.
Solo quelli.
La SUPERBIA e la GOLA di chi, forte del
risultato dell’andata è partito attaccando
nel tentativo di saziarsi subito, senza
tener conto che l’avversario si chiamava
Manchester United. L’AVARIZIA e allo stesso
tempo la PRODIGALITA di chi, avaro nella
costruzione di gioco (la Roma ha creato
davvero poco) è stato più che prodigo in
fase difensiva (si veda la prodigalità della
coppia Chivu – Doni), LA LUSSURIA e
L’ACCIDIA di chi troppo compiacente come una
donna che si bea delle sue grazie e poco
vigorosa, ha ceduto alle suadenti lusinghe
dell’avversario, concedendosi in men che non
si dica, lasciando che il bellimbusto di
turno affondasse i suoi colpi senza opporgli
la benché minima resistenza, crogiolandosi
in malcelati tentativi di segnare con
improduttivi e inutili tiri dalla distanza.
L’IRA per il nervosismo visto in campo e
l’INVIDIA per aver troppo pensato ai
campioni altrui, alle sfide tra presunti
palloni d’oro, e poco alla partita in senso
stretto, che se impostata e giocata
diversamente, con altro piglio e altra
mentalità, avrebbe potuto regalare alla Roma
quanto meno il Purgatorio, se non
addirittura il Paradiso.
E’ tutto qui, in una partita sbagliata e
nata male, poi il resto del tipo la Roma non
è il Milan e Totti non è Ronaldo…sono
chiacchiere e distintivi. E scontati
complimenti al Manchester.
E stavolta abbiamo detto davvero troppo,
sfinendo anche i lettori più accaniti
Meritiamo senz’altro un cattivo trattamento,
tanto è il tempo che vi abbiamo rubato, per
gli altri decidete voi se condannare, “ciaccare”,
infierire, perdonare, biasimare o
commiserare…i peccati non sono veniali, ma
tuttavia il clima è ancora quello pasquale…
Fateci sapere e …..alla prossima.