26/10/2006
(RENATA SCIELZO) - “Il sistema delle
regole attualmente in vigore si dimostra
inadeguato rispetto alla necessità di
garantire competizione libera e corretta nel
mercato e nei campi sportivi”. E’ il nodo
del j’accuse di Antonio Catricalà,
presidente dell’Antitrust, autorità garante
della concorrenza e del mercato.
Catricalà contro tutti. I suoi strali vanno
a colpire calcio, regole e protagonisti: in
una parola il SISTEMA INTERO.
Il Garante rileva la necessità di una totale
“rivoluzione”, a partire dalle leggi che
regolamentano parte del sistema, non senza
proporre le possibili cure per situazioni
incancrenite o anarchiche.
Se gravissima per il Garante è l’omertà
imperante nel mondo del calcio: “La maggior
parte dei soggetti convocati non ha
collaborato. Perfino coloro che lamentavano
di aver subito qualche pregiudizio proprio a
causa delle disfunzioni del sistema, nel
momento di verbalizzare le proprie
osservazioni, hanno negato di aver mai avuto
problemi” altrettanto grave è la gestione
spesso squilibrata di consistenti fette di
potere politico ed economico da parte di
alcuni. Chi? Scorriamo rapidamente questioni
e soluzioni.
CAPITOLO I – VS la Lega. Chiaro messaggio
per Matarrese e i suoi fidi scudieri. La
Lega pesa troppo sulla governance della
Federazione e gestisce in maniera
squilibrata le risorse televisive: “I
problemi economici del settore non dipendono
tanto dall’alternativa tra vendita
collettiva e vendita individuale dei
diritti, quanto dalle effettive modalità di
ripartizione delle risorse”. I club vendano
pure i diritti come meglio credono, ma il
Parlamento riformi i meccanismi interni
dell’ordinamento calcistico che presiedono
alla ripartizione delle risorse per evitare
le attuali, palesi sperequazioni. Matarrese
non digerisce e metaforicamente ribatte: “Il
calcio diventa come l’acquasantiera, tutti
ci mettono le mani ma poi l’acqua finisce”.
E’ guerra aperta e l’annosa questione dei
diritti tv sarà uno dei temi caldi di questo
autunno calcistico, già a partire dalla
prossima settimana in cui è previsto un
tavolo tecnico.
CAPITOLO II – VS i procuratori. Mancanza di
concorrenza ed evidenti conflitti di
interesse. La soluzione? Ispirarsi alla
regolamentazione inglese della Football
Association. Abolizione dell’albo,
eliminazione dei moduli federali sulla base
dei quali si stipulano i contratti tra
calciatori e procuratori, libera
contrattazione tra le parti, abolizione del
compenso qualora il calciatore definisca
l’ingaggio senza l’ausilio dell’agente,
abolizione dell’ esclusiva (più di un agente
per calciatore). Un completo repulisti.
Altro che GEA.
CAPITOLO III – VS la legge 91, ovvero contro
l’AIC, ovvero vs Sergio Campana. Da rivedere
l’attuale status giuridico dei calciatori,
fonte di sprechi: “Vi sono rigidità che
determinano la stipulazione di contratti
eccessivamente onerosi per le società e che
sarebbe opportuno eliminare […] Non sembra
adeguata la considerazione di affermati
calciatori in serie A e in nazionale come
lavoratori dipendenti”.
Un j’accuse condivisibile nella sua quasi
totalità. Ma si tratta di parole. Sta a noi
ricordare l’antico adagio “Verba volant,
scripta manent”?
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