(RENATA
SCIELZO / foto di Felice De Martino) -
Arriva con un giorno di ritardo la nostra
rubrica settimanale. Speriamo che i lettori
vogliano accettare le nostre scuse, anche
perché il motivo del ritardo è presto detto.
Da un lato abbiamo voluto attendere l’esito
del big match, dall’altro l’estrazione di un
molare del giudizio ci ha messo
letteralmente a Knock Out.
Un dolore atroce, alleviato pensando che c’è
chi sta peggio: al mister ultimamente devono
averli tolti tutti e quattro…..
Come non detto. I lettori ci vogliano
perdonare la pessima boutade e lo
sconfinamento personale (a chi vuoi che
interessi del nostro fu molare…)
Già del nostro “fu molare” non interessa a
nessuno, ma del “nostro fu Napoli”non a
tutti, ma a molti, per fortuna, interessa
ancora qualcosa, e tra quei molti ci siamo
NOI.
Qualcuno (già si sentono le voci urlanti
degli avvocati difensori delle cause perse…
) ci accuserà di far polemiche, di voler
essere sensazionalisti, di attaccare la
squadra a tutti i costi, ma chi ha volontà
di leggere, e nemmeno tanto tra le righe, sa
benissimo che non è questo il nostro
obiettivo. Ci piace informare, ci piace
raccontare il Napoli, e poi più in generale
il calcio, alla nostra maniera, magari con
un piglio un po’ polemico o con un pizzico
di sale, ma senza cercare presunti
sensazionalismi di quarto ordine per fare un
po’di audience. Non è nelle nostre corde.
Quando raccontiamo il Napoli o il calcio, lo
facciamo per dovere di cronaca, ma anche e
soprattutto perché ci piace farlo, perché
oltre che appassionati cronisti siamo
tifosi. Tifosi un po’ sui generis, tifosi
che di partite ne guardano parecchie, non
solo quelle della propria squadra del cuore,
tifosi che non solo sono in grado di
giudicare l’andamento di una partita, ma che
soprattutto vogliono e hanno tutto il
diritto di farlo. Questo per chiarire che
non siamo giornalisti e basta, che non siamo
tifosi e basta. Ragioniamo con il cuore e
con la testa e entrambi ci dicono che le
cose proprio non vanno.
Chi vuol seguire la corrente e continuare a
credere e a sperare nel miracolo di Reja,
prego si accomodi pure, poi a fine stagione,
non venga a piangere al nostro capezzale e
non ci costringa come le mogli pedanti o
quelli che la sanno lunga a dire: L’AVEVAMO
DETTO.
Noi non scriviamo per boicottare il Povero
Mister, noi scriviamo perché ci preme dire
che il Napoli non gioca. E non ci
attendevamo il calcio champagne, ma un
minimo – ribadiamo – un minimo di
costruzione di gioco.
Bene: se non c’è gioco, non solo non c’è
spettacolo, ma nemmeno c’è futuro. E’presto
detto. Una semplice similitudine spiega bene
il nostro modo di vedere le cose.
Preparatevi perché vi tedieremo nuovamente
con il nostro mal di denti: dolore atroce,
cosa si fa? Prima si tenta di capirne la
causa e di localizzarlo, poi, laddove non ci
siano soluzioni fattibili, si estirpa il
male alla radice.
Ora fuor di banale metafora, ci pare che il
dente a parecchi tifosi azzurri, dolga
parecchio. Di schemi se ne sono provati
abbastanza, di gioco se ne è visto poco: non
ci vuole un mago con la sfera di cristallo
per capire che bisogna iniziare ad
estirpare. E duole dirlo signori, ma, se si
reputa che Bucchi, De Zerbi e Calaiò sono
tre ottimi giocatori e che la squadra tutto
sommato può aspirare alla serie A, allora il
problema è presto localizzato: siede sulla
scottante panchina azzurra. E la panchina
non la rende scottante chi si limita a
registrare il non gioco, ché è cosa così
palese, ma chi si ostina a rimanerci
riscaldandola. Ci siamo andati pesante –
vero? - e soprattutto nulla abbiamo detto e
contraddetto, se non sferrare i soliti
attacchi al mister, giusto?
MAH…innanzitutto ci preme sottolineare che i
nostri non sono attacchi inconsulti, già la
parola attacco è impropria, quanto piuttosto
pareri conditi con un pizzico di ironia o
condotti sull’onda del divertissement, poi
torna utile ribadire che qualora qualcuno
dovesse sentirsi offeso nel leggere le
nostre presunte illazioni al vetriolo, può
benissimo decidere di non leggere. Il verbo
leggere come dice il buon Daniel Pennac non
sopporta l’imperativo, per cui nulla vieta
che non si legga.
Caterina Caselli qualche anno fa - un po’
parecchi a dire il vero- cantava: “La verità
ti fa male lo so…nessuno mi può giudicare
nemmeno tu….” Etc. etc.
Non cadano in errore i nostri 25 lettori
pensando che sia questo il nostro credo o il
nostro motto: questo semmai è il modus
vivendi di qualcun altro, di chi non vuole
sentirsi dire il vero nudo e crudo, di chi
non vuole che liberamente si esprima il
proprio disappunto nei confronti di una
squadra che si ama, ma che delude, di chi
non vuole che si attacchi il solito stuolo
di idioti, che ieri ha contribuito per
l’ennesima volta a marchiare a fuoco la
nostra città, di tutti coloro che
preferiscono indossare l’habitus di struzzo,
mettere la testa sotto la sabbia in attesa
che un eventuale miracolo si consumi, un
miracolo, che, come si è chiarito per
l’ennesima volta ieri sera al cospetto di
svariate migliaia di anime, è ben lungi dal
realizzarsi.
E allora diamo ascolto al Presidente: che
vengano pure i progetti con calciatori
giovani, nei vivai nostrani ci crediamo (e
la Roma, vedi alle voci Aquilani, Rosi, De
Rossi, ne è la prova), ma che siano giovani
talentuosi e degni di nota e soprattutto che
a guidarli ci sia un buon direttore
d’orchestra, altrimenti saranno solo note
stonate, nulla di più.
Un’ultima scusa, ma forse ne abbiamo chieste
troppe e chissà quante vorrebbero che ne
chiedessimo, abbiamo un po’ sovvertito le
regole di questa rubrica, ma ne valeva la
pena: per amore di cronaca e di verità, per
desiderio di bel gioco, perché siamo un po’
sadici e volevamo vendicarci del nostro mal
di denti, sperando che a qualcuno la verità
facesse male davvero…
Alla prossima, sperando che i denti,
estratto il cattivo, facciano meno male.