24/11/2005
(RENATA SCIELZO) -
In uscita nel 2006 un film di Kusturica sul
calciatore più grande e più discusso di
tutti i tempi: la parabola di Dieguito dagli
esordi al successo
In questi giorni molti appassionati di calcio
stanno affollando le sale cinematografiche per
assistere alla proiezione di “Goal – the
movie”, film americano che racconta la
storia di Santiago Munez, ragazzino messicano
di nascita e immigrato clandestino in
California con la passione del pallone, un
notevole talento e il sogno di giocare in una
grande squadra.
Ma la stagione cinematografica 2006, prossima
ventura, si profila ben più prodiga ed
interessante per coloro che si sciolgono alla
vista di un colpo di tacco o di una
rovesciata.
Di prossima uscita nelle sale sarà un film
documentario del regista serbo, Emir Kusturica,
due volte vincitore della Palma d’oro a
Cannes, autore di film impegnati come
Underground e grande appassionato ed esperto
di calcio, che racconterà la storia del pibe
de oro.
Il film, non l’unico su Maradona - ad
un'altra storia sta lavorando l’italiano
Marco Risi, in collaborazione con Globomedia,
la società che detiene in esclusiva le
produzioni audio e video riguardanti il
campione argentino fino al 2010 – racconterà
Diego così come è, cercherà, come più
volte ha dichiarato lo stesso Kusturica, di
sviscerare la personalità di Maradona e di
restituire dignità ad un campione vero,
troppo spesso maltrattato dalla critica e dai
giornali per scelte eminentemente personali.
Le notizie in merito alla lavorazione del film
si sono susseguite per tutto il 2005,
sull’onda di un’agenzia riportata dal
quotidiano di Belgrado, Vecernje Novisti. E’
stato poi lo stesso Kusturica, in occasione
della presentazione del suo ultimo film “La
vita è un miracolo” al festival di Cannes,
a chiarire retroscena e aspetti di quello che
si preannuncia essere un film – cult sulla
vita del campione argentino.
Kusturica, in verità, aveva già citato
Diego, in un episodio di “Gatto nero, Gatto
bianco”, film del 1998, ora va a tributargli
un’intera pellicola, attestazione di stima
per un campione che non smette, nel bene e nel
male, di far parlare di sé.
Il film, le cui riprese sono incominciate nel
marzo scorso a Buenos Aires, ha visto e vedrà
come scenari privilegiati le città che hanno
segnato le tappe fondamentali del percorso
sportivo e umano del numero 10 più forte di
tutti i tempi: vale a dire Barcellona, Napoli
e non ultima Cuba, dove Maradona ha trascorso
il suo passato più recente.
Il regista serbo ricostruirà la vita di Diego
in lungo e in largo, utilizzando materiali di
repertorio e regalandoci, come ha dichiarato
in una lunga intervista rilasciata al
quotidiano argentino “El Clarin”, la
“scena di calcio meglio filmata”, una
scena di 12 minuti per il cui montaggio sono
state necessarie ben 15 notti.
Ma guinness dei primati a parte, sarà
interessante ripercorrere la parabola di un
uomo e di un calciatore che ha vissuto momenti
di alterna fortuna e, a mo’ di araba fenice,
ha saputo sempre rinascere dalle proprie
ceneri: si andrà dalla nascita nei quartieri
disagiati della capitale argentina, i primi
calci ad un pallone per sfuggire alla miseria,
fino agli indimenticabili anni azzurri, nella
Napoli degli scudetti, ai periodi bui della
droga e della malattia, ai momenti più
recenti, che lo vedono nuovamente calcare i
palcoscenici che contano e distinguersi per le
sue prese di posizione.
A Napoli Diego è tornato lo scorso 9 giugno
in un San Paolo gremito che doveva festeggiare
l’addio al calcio di Ciro Ferrara, ma che si
è commosso fino alle lacrime, quando ha visto
il piccolo grande uomo, il campione mai
dimenticato, calcare il rettangolo verde per
una sfilata che passerà alla storia come i
suoi goal più belli.
Di recente la sua immagine ci sorride dai
cartelloni pubblicitari, il campione ha
tentato il ballo e l’avventura televisiva e
pochi giorni or sono, il 4 novembre, è stato,
proprio insieme a Kusturica, protagonista a
Mar della Plata, al summit delle Americhe,
dove ha preso posizione contro Bush e contro
l’imperialismo degli Stati Uniti. Ma sarà
tra poco che, in una veste inedita e intima,
finalmente si racconterà sul grande schermo.
Un Campione “scomodo” di cui si è detto
tutto e niente. Lo scrittore Manuel Vasquez
Montalban ebbe a dire: “Egli ha incarnato la
mistica dell’emancipazione sottoproletaria.
Dissipativo e arrogante come gli anni
‘80”, l’università di Oxford gli ha
tributato un premio alla carriera in qualità
di “Maestro ispiratore dei sognatori”,
Osvaldo Soriano, autore di Fùtbol, raccolta
di 19 racconti di calcio pubblicati da Einaudi,
ha scritto: "Maradona è così: non è di
questo mondo... Io l'ho incontrato una sola
volta in vita mia... Sì, Maradona è così:
esiste per la gloria di Dio", Francesco
Baccini e Pino Daniele gli hanno dedicato
canzoni come “Tira Diego” e la struggente
“Tango della buena suerte” (“Lui è un
mago con il pallone/ Io l’ho visto alzarsi
da terra/ e tirare in porta/soffia il vento
d’Argentina/ davanti agli occhi spalancati/e
pieni di grande speranza/e al momento giusto/
suona il tango per magia /lui è l’uomo
giusto/ che ci può far vincere/ tango della
buena suerte/ma la partita più importante è
da giocare con la vita/ stando a metà del
campo/ mentre cico corre intorno al mondo /noi
non abbiamo ancora/ imparato questa lezione/ e
a luci spente/ suona il tango per magia/
resterà qui per sempre/ come un fermo
immagine/ cico buona fortuna….”),
giornalisti noti e meno noti l’hanno portato
sugli altari e nella polvere, Pier Paolo
Pasolini, se l’avesse conosciuto e visto
giocare gli avrebbe dedicato più di uno dei
suoi Scritti Corsari, noi tutti che abbiamo
avuto la fortuna di vederlo giocare dal vivo,
di litigare, discutere, piangere, emozionarci,
ridere, urlare, gioire, non possiamo che
rendergli grazie, per la sua fantasia, per il
suo talento, per il suo genio e anche, come
dice Kusturica, per il suo essere così
diverso, così Diego, così personaggio,
anticonformista e critico nei confronti
dell’establishment calcistico e di una
società bigotta e ipocrita, che più volte lo
ha giudicato senza appello.
E un grazie dobbiamo renderlo anche a
Kusturica, talento e genio del cinema
mondiale, che ha voluto regalarci questo film
- testimonianza perché “Così come nel
mondo si dice prima o dopo la seconda Guerra
Mondiale, nel calcio niente è lo stesso dopo
Maradona”.
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