28/11/2005
La domenica nel pallone/1 – I cattivi, o
meglio, gli stupidi.
A cura di Renata Scielzo
Stadio S. Filippo, 27 novembre 2005. Si gioca
Messina-Inter. La partita si conclude con un
1-2, vittoria fuori casa dei nerazzurri e
soddisfazione e regalo per Mister Mancini, per
la sua 41ima candelina. Poteva andare così.
Non è andata proprio così.
Nel primo quarto d’ora del secondo tempo sul
rettangolo di gioco si assiste alla ribellione
SOLO APPARENTEMENTE IMPROVVISA E COMUNQUE
GIUSTIFICATA E SACROSANTA di un calciatore del
Messina, l’ivoriano Marc Zoro. Zoro
imbraccia il pallone e si ammutina, si rifiuta
di giocare, di stare su quel campo.
Motivo: cori razzisti, versi animaleschi
partiti dal settore in cui sono accomodati
(perché sono ospiti, come Zoro poi avrà modo
di sottolineare) i tifosi interisti. Ci siamo
sbagliati. Un qualsiasi vocabolario della
lingua italiana alla voce tifoso recita più o
meno così: sostenitore, ammiratore entusiasta
ed accanito di un campione o di una squadra
sportiva. Non stupido.
Trattasi allora non di tifosi, ma di STUPIDI
di marca nerazzurra. Così va meglio. Non si
generalizza. Sono attimi di panico sul campo.
La giacchetta nera e i suoi fidi scudieri,
more solito, sono come le famose tre
scimmiette, “non vedono, non sentono, non
parlano” e soprattutto non prendono
provvedimenti. I calciatori dell’Inter
cercano di calmare Zoro, o perché vittime di
analoghi insulti o forse, come poi ha
dichiarato Zoro, per pura vigliaccheria, per
paura che la partita si interrompa.
In settimana erano divampate le polemiche, che
avevano visto scendere in campo persino la
Lega Nord (ogni occasione e il calcio sempre
di più (sigh!) si rivela propizia per far
propaganda politica…) e che avevano toccato
proprio l’Inter, colpevole secondo i signori
leghisti, di non onorare la patria e i colori
nazionali, perché rea di mandare in campo
troppi stranieri. Paradosso. Senza voler
entrare nel merito del porre o meno un limite
al numero di extraUE in campo - è un altro
discorso, lo riserviamo ad altri spazi –
vien da pensare che gli STUPIDI interisti,
quelli di cui sopra, abbiano voluto
accontentare ( - paurosi e vigliacchi - )
Borghezio o Calderoli, facendo proprie assurde
dichiarazioni, volte ad istigare odio e
xenofobia, e dimostrandosi animali allo stato
brado, privi di ciò che contraddistingue
l’essere umano: la ragione.
Ma purtroppo non sono gli unici e non sono i
primi. E’ una scena che si consuma spesso in
molti stadi del bel paese e alla quale bisogna
assolutamente dare un taglio. Altro che
decreto Pisanu e biglietti nominativi. Bisogna
prendere provvedimenti rigorosi, severi, che
facciano passare la voglia ad un branco di
idioti di farsi chilometri e chilometri solo
ed esclusivamente per il gusto di offendere
qualcuno.
Anni ’80. Un salto indietro nel tempo. Zoro
oggi ha 22 anni e negli anni ’80 era poco più
di un ragazzino in fasce. I destinatari degli
insulti allora non erano i giocatori africani.
Andava di moda “l’insulto civile”.
Attenzione! “Civile” non perché sinonimo
di civiltà, ma nel senso etimologico del
termine, vale a dire tra cittadini dello
stesso paese.
E NOI, e dico NOI con fortissimo senso di
appartenenza, NOI NAPOLETANI, ne sappiamo
qualcosa. Superati i confini della nostra
bella città, ad ogni trasferta, al nostro
arrivo, si sollevava il solito deprecabile
coro: “Senti che puzza scappano i cani,
stanno arrivando i napoletani…” e via così
con una serie infinita di offese e di
improperi. Sono passati venti e più anni,
quest’inno continua ad essere cantato e il
termine “napoletano” viene tranquillamente
usato come sinonimo di “ladro”. Ci viene
da sorridere, e pensando all’inno, quasi ce
lo cantiamo da soli, tanto è ridicolo. Ma
allo stesso tempo montano la RABBIA,
l’OFFESA, l’ UMILIAZIONE. E questo non va
bene. Ieri come oggi.
Non va bene per noi meridionali, non va bene
per i giocatori di colore. E non sono solo le
società a dover prendere provvedimenti, sono
le istituzioni, la FIGC, la lega Calcio che,
anziché punire con multe, ammende e
squalifiche chi liberamente esprime il proprio
dissenso nei confronti di un sistema - quello
calcistico - sempre più politicizzato e
asservito nei confronti dei club che
“contano”, dovrebbe far interrompere le
partite ogni qualvolta gli STUPIDI emettono i
propri versi inconsulti, imporre la squalifica
del campo e ammende gravissime alle società,
tutte, senza nessuna distinzione, dalla serie
A all’eccellenza.
In Spagna e in altri paesi ci sono sanzioni
severe, le giacchette nere interrompono i
match, si comminano multe. Visto che siamo
nella UE, perché non prendiamo esempio dai
nostri vicini?
Non basta affrettarsi, come ha fatto Facchetti,
a scusarsi con Zoro, pubblicare sul sito Web
interista una bella foto con Martins, Adriano
e Materazzi che dicono no al razzismo.
Non basta aprire una semplice inchiesta e poi
magari lasciarla cadere nel dimenticatoio,
facendola passare liscia agli autori di
poesiole in rima e buu vari, come ha fatto la
FIGC.
Non basta chiedere a Zoro di entrare a far
parte del direttivo dell’AIC per far sì che
possa esprimere la sua opinione e il suo
rammarico, come ha fatto Campana.
Non basta discuterne nelle trasmissioni
sportive della domenica sera dando per di più
la parola all’ultimo degli stolti (Baldini
docet) che crede di essere nel giusto
dichiarando assurdità del genere: “Zoro non
deve lamentarsi perché anche dalle sue parti
ci sono i razzisti. L’Italia è un paese
razzista come lo è l’Africa. Se io sono
bianco e vado in Africa già so che potrei
avere problemi, allo stesso modo lui deve
rispettare tutti gli italiani, anche i
razzisti, perché non si possono mica
fucilare.” Tutte grosse baggianate,
castronerie, che non abbisognano di commento,
ma di multa, di censura. Questo signore, che
allena una squadra di serie A, dovrebbe essere
di esempio e di insegnamento per 22 giocatori
e invece… Da zittire. Da isolare.
E nemmeno bisogna strumentalizzare il caso e
sparare a zero su intere tifoserie. C’è
tanta gente ancora, per fortuna, che va allo
stadio per godersi lo spettacolo del calcio.
Bisogna semplicemente dire basta a chi è
SOTTO ATTACCO DELL’IDIOZIA, punirlo. E vanno
puniti i tifosi, ma anche le società che
avallano e non perseguono certi comportamenti
(gli interisti si erano già distinti durante
Inter – Roma di qualche settimana fa con
poesiole in rima ai danni di Kuffour,
calciatore ghanese della Roma) e che sono
spesso in balia di frange estremiste e
violente di pseudo-tifosi.
Si è stanchi di sentire inni barbari e
violenti, di vedere svastiche e simboli
politici, di percepire atteggiamenti che
mancano di ciò che è primario in una società
civile: il rispetto dell’altro.
Multiamo i calciatori, se, epigoni di Di Canio
o Lucarelli, ostentano il loro credo politico,
multiamo gli allenatori, se anziché dare il
buon esempio, si limitano a far loro la legge
del taglione e a sostenere tesi assurde come
ha fatto Baldini, multiamo le società se non
prendono autonomamente provvedimenti contro i
propri tifosi, o altrimenti, il calcio non sarà
più il calcio, ma uno spettacolo gladiatorio,
“gestito” da masse indistinte di bestie a
cui basterà alzare o abbassare il pollice per
decidere le sorti di un incontro e abilmente
orchestrato da alcuni signori di palazzo.
Fino ad oggi la logica è stata tutt’altra;
si sono favoriti alcuni club, mentre altri
(come ben sappiamo) hanno pagato a caro
prezzo, si sono fatti decreti spalma debiti ad
hoc, si sono puniti tifosi, come quelli
azzurri, rei di aver espresso il loro dissenso
nei confronti di un sistema che ha condannato
la loro squadra alla C1, degradato sul campo
una tifoseria tra le più corrette di Italia,
e, in altre occasioni, si sono usati due pesi
e due misure.
Basta. Non vogliamo ergerci a Masaniello o a
capipopolo, né fare le vittime, né i
moralisti, non è nostro costume, ma vogliamo
con tutta la vis polemica possibile, urlare
ancora una volta: STOP AL RAZZISMO! STOP A
LOGICHE POLITICHE E INGIUSTE! RIDATECI IL
PALLONE, IL BEL GIOCO E GLI STADI LA DOMENICA.
I TIFOSI, QUELLI VERI, VOGLIONO RIAPPROPRIARSI
DEL LORO SPAZIO E DELLA LORO PASSIONE. GRAZIE
ZORO, PER AVER ALZATO LA VOCE ED ESPRESSO IL
DESIDERIO DEI Più.
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