• TRE SCHIAFFI MAGIARI AD UN'ITALIA IRRICONOSCIBILE. IN UNGHERIA ARRIVA UN PESANTE 3-1 PER DONADONI • 

22/8/2007

(GIUSEPPE PALMIERI) Se il buongiorno si vede dal mattino, per l’Italia di Donadoni ci sono nubi e tempeste in vista. La partita amichevole in Ungheria, al Ferenc Puskas Stadium di Budapest termina con un secco 3-1 in favore dei padroni di casa. L’Italia era stata schierata con un 4-3-3 con Del Piero e Quagliarella ai lati di Luca Toni e Aquilani schierato con Ambrosini e Pirlo sulla linea mediana. L’approccio alla gara degli azzurri non è malvagio. Una punizione di Pirlo e un tentativo di Toni nei primi 10’ fanno ben sperare in una prova positiva. I magiari rispondono con una buona occasione fallita da Gera, che si rivelerà uno dei migliori in campo. L’Ungheria mette in campo aggressività e voglia di vincere e prima Priskin prova con un cross insidioso che costringe gli azzurri in angolo, poi Dzudzsak tira da venti metri senza trovare il gol. La partita è maschia, è gara vera, ma l’Italia piano piano riesce a conquistare metri e per dieci minuti dal 20’ in poi trova un buon dominio territoriale giocando un calcio corale, sia centralmente, sia sugli esterni. Del Piero prima calcia fuori, poi è anticipato di un soffio da un difensore magiaro. Al 27’ arriva un gol annullato a Toni per giusto fuorigioco. Un intervento cattivo di Dzudzsak su Pirlo fa capire che la partita è accesa fin troppo per essere una amichevole. Negli ultimi dieci minuti del primo tempo l’Ungheria viene fuori, complice le gambe ancora molli degli azzurri. Ci prova Vass con un colpo di testa neutralizzato da Buffon ben piazzato. E’ ancora il numero uno azzurro a negare il gol a Priskin che ci prova dal limite. Piovono angoli, l’Italia soffre e un paio di palloni messi in area da Toszer mettono i brividi a Buffon. Ma il primo tempo finisce e l’Italia è ancora in partita e il punteggio è di 0-0.
Nella ripresa Donadoni manda in campo subito Grosso, Barzagli, Indaghi e Di Natale, e l’inizio fa intravedere un finale ben diverso di quello che sarà in realtà. Al 3’ l’Italia va in vantaggio. Splendida azione di Aquilani che, cadendo, di esterno, mette un pallone in area che il nuovo entrato Di Natale tocca quel tanto che basta a portare i Campioni del Mondo in vantaggio. 0-1 e partita che sembra incanalarsi nei binari della banda di Donadoni. I magiari non riescono a reagire con veemenza, l’unico tentativo è al 10’ un tiro velleitario di Dzudzsak lontano dalla porta. Proprio quando gli azzurri danno la sensazione di essere in controllo della partita, l’Ungheria prima sfiora il pareggio con Leandro solo davanti al portiere, ma sbaglia ipnotizzato da Buffon. Poi lo trova al 16’ con Juhasz, che sfrutta una sponda di Priskin e batte il portiere della Juve con un sinistro al volo imparabile che si insacca all’incrocio dei pali. 1-1 e pubblico che comincia a credere nell’impresa. Al 20’ il sogno magiaro si concretizza. Ingenuità di Cannavaro che si fa rubar palla e superare dall’incontenibile Priskin, lo atterra in area provocando il rigore realizzato da Gera alla destra di Buffon che porta l’Ungheria in vantaggio. 2-1 e Italia che crolla al tappeto. Donadoni si gioca la carta Palombo, ma la sua squadra barcolla, intimorita dal pressing ungherese e della pressione psicologica di un Ferenc Puskas Stadium in delirio. La reazione italiana non c’è e l’Ungheria trova l’apoteosi. Al 31’ Cannavaro, lontano dalla forma Mondiale, è ancora umiliato, perde un pallone clamoroso su un tackle di Gera che lo serve al centro dove c’è Feczesin che insacca a porta vuota il 3-1. L’Italia capitola ed è un trionfo insperato per i magiari. L’Italia col morale sotto i tacchi e le forze fisiche nulle visto l’evidente ritardo di preparazione rispetto agli ungheresi, non riesce quasi mai a rendersi pericolosa fino alla fine, tranne una punizione di Grosso che al 46’ sfiora l’incrocio dei pali e un tentativo di Ambrosini che al 40’ spara alto da buona posizione. L’Ungheria sfiora addirittura il 4-1 con Feczesin e con Csimandia e solo Buffon salva gli azzurri da un disfatta di proporzioni ancora più catastrofiche. L’unico suono nell’inferno dello stadio di Budapest, che consola l’Italia è quello del triplice fischio dell’arbitro che pone fine ad una partita in cui l’Italia ha mostrato tutti i suoi limiti di preparazione ed un gioco che non è né scintillante né decisamente concreto. A Italia-Francia, gara decisiva per le qualificazioni europee a San Siro, mancano ancora 17 giorni, ma per Donadoni la notte di Budapest è un severo campanello d’allarme, dopo il quale lavorare sodo sia sul piano atletico, sia su quello del gioco per arrivare al match con i transalpini in forma “mondiale”. Sperando che contro gli uomini del non troppo amato Domenech, sia tutta un’altra storia.
 

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