11/7/2006
(RENATA SCIELZO) - Scene epiche da ROMA
CAPUT MUNDI.
Ieri sera i Romani e i tanti italiani
accorsi nella capitale da ogni parte dello
stivale (moltissimi da Napoli) hanno potuto
vivere nello splendido scenario di una Roma
al tramonto, percorsa da caroselli tricolori
e fiumi di persone, una notte davvero
indimenticabile.
Una notte epica, da far invidia alle
migliori e costosissime produzioni
cinematografiche hollywoodiane. Altro che
effetti speciali. Altro che “Il gladiatore”.
Una notte epica da far pensare al rientro di
Giulio Cesare dalla campagna di Gallia (una
campagna a caso….). E lì ad accoglierlo in
tripudio c’erano sicuramente meno anime.
Gli azzurri a metà tra le moderne rockstar e
gli antichi condottieri romani hanno avuto
il loro meritato triumphum, la più solenne
delle cerimonie, quella che nell’antica Roma
si tributava al generale vittorioso al
rientro nell’Urbe dopo una campagna
militare. Su un carro trionfale, vestito con
la toga picta, scarlatta e trapuntata d’oro,
con in mano lo scettro, simbolo del potere,
e sul capo la corona d’alloro, simbolo della
gloria, sfilava con il bottino strappato ai
nemici, i prigionieri in catene, i sacerdoti
e i tibicĩnes (i suonatori di tromba).
Parenti, collaboratori, ufficiali e l’intero
esercito lo acclamavano al grido di triumphe!,
ma un servo sul cocchio gli ripeteva
continuamente “ricordati che sei un uomo”,
chiaro richiamo alla sua condizione di
essere mortale e alla fugacità della gloria.
E ieri si sono rivissute scene da ROMA CAPUT
MUNDI, è accaduto davvero qualcosa di molto,
ma molto simile.
Il diario della giornata è presto
raccontato.
Gli azzurri atterrano intorno alle 18.00 a
Pratica di Mare, accolti dallo spettacolo
acrobatico “Berlino 2006” delle frecce
tricolori e da una folla festante di tifosi
(tantissimi i bambini), salgono sui pullman
alla volta di Palazzo Chigi, dove ad
aspettarli ci sono Romano Prodi e i più alti
rappresentanti delle istituzioni.
Roma è già in fibrillazione, intasata,
bloccata, ma a festa. E’ festa ovunque lungo
il tragitto che vedrà sfilare il pullman
degli azzurri. Ed è vero tripudio. L’attesa
a piazza Venezia è spasmodica, i telefonini
squillano continuamente, tutti si informano
su dove sia il pullman azzurro.
“Sta arrivando?”, “A che altezza è?”, “Cosa
stanno dicendo alla tv?”.
La delusione è grande e palpabile, quando
tutti si rendono conto che il pullman
azzurro è già arrivato a Palazzo Chigi senza
passare per Piazza Venezia, cuore nevralgico
della città (e del traffico cittadino….). Ma
il tifoso si sa non si arrende e non si
perde d’animo. L’attesa continua. Si aspetta
il pullman, quello scoperto, quello che
porterà gli azzurri in trionfo per le strade
del centro di Roma fino al Circo Massimo,
dove ad attenderli (e questo lo sappiamo ex
post, da stime più o meno precise) ci sono
un milione di persone, per un bagno di folla
che difficilmente potrà essere dimenticato.
Il tragitto è tortuoso, tra pseudo - carri
allegorici, striscioni, bandiere e gente
letteralmente impazzita, ma è una gimcana di
piacere. Gli azzurri sono al settimo cielo.
Totti aveva in parte preannunciato loro
quello che sarebbe accaduto, ancora memore
della festa per lo scudetto giallorosso del
2000/01, ma nessuno, e, forse nemmeno lo
stesso Totti, poteva aspettarsi una risposta
del genere. Trattati ed osannati come eroi.
La gente a Pratica di mare ha persino fatto
più volte il giro sul volo Eurofly che dalla
terra di Germania li ha condotti a Roma,
alla ricerca di chissà quale cimelio, quale
reliquia.
Delirio è forse l’unica parola che permette
di descrivere, ma in maniera molto limitata,
ciò che ieri sera si è consumato. La festa,
trasmessa in diretta tv, (e vista
naturalmente da altri milioni di italiani)
si è conclusa sulle note di “Azzurro”, ma
nella capitale la baldoria è durata fino
alle prime luci dell’alba.
C’è da giurare che chi ha vissuto questo
evento - protagonista o spettatore -
difficilmente potrà dimenticarlo e lo
racconterà ancora per molto tempo: dagli
striscioni issati, ai cori, agli sfottò
francesi alla più banale e più bella delle
incitazioni: CAMPIONI DEL MONDO!
C’è da giurare anche che certa stampa -
straniera, ma forse anche nostrana - e molti
pseudo benpensanti molto avranno da ridire
sulla festa. Si dirà di una festa smodata e
kitch, di eccessi, di gonfia retorica, di
inutile pompa magna, di omoni ridicoli che
si spogliano e si issano sulle balaustre a
mo’ di rockstar (vedi Alex Del Piero a mo’
del rimpianto Freddie Mercury dei Queen),
che si atteggiano in maniera ridicola (vedi
Totti con cappello da circo e poi con coppa
sul capo), che parlano con slogan pseudo -
elettorali (vedi Pirlo) o che più
semplicemente sono osannati e strapagati per
fare il giro della città.
Si dirà di uno sport che è malato e sporco e
di una vittoria che non merita tanto rumore.
MA NON è TANTO RUMORE PER NULLA.
E’ proprio qui l’errore. L’Italia non
dimentica affatto la malattia calciopoli e
proverà a curarla, ora vuole solo godersi
questo momento, festeggiare la più bella ed
emozionante delle vittorie sportive e
cantare tutta insieme a squarciagola sulle
note di Azzurro e di Fratelli di Italia.
Quella di stanotte è solo la gioia della
festa, in cui si dimenticano le piccole
sciocchezze e le noie quotidiane, in cui
quel senso di carnevalesco tipico delle
feste di piazza (qualcuno potrà dire di
ridicolo, faccia pure, e chissenefrega)
finisce per passare in secondo piano e per
lasciare spazio all’euforia collettiva, a
quell’ euforia che ci rende tutti estatici e
ci fa sentire più italiani che mai per un
unico motivo: siamo CAMPIONI DEL MONDO!
CAMPIONI DEL MONDO! CAMPIONI DEL MONDO!
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