10/10/2006
(RENATA
SCIELZO)
-
Una
voce
diversa,
una
voce
probabilmente
fuori
dal
coro.
La
mia.
Il
collega
Arturo
Minervini
ha
spiegato
le
ragioni
per
cui
i
tifosi
del
Napoli
hanno
subito
provato
amore
incondizionato
per
il
talento
di
Bari
Vecchia.
Ha
prospettato,
sulla
scia
delle
dichiarazioni
di
Bronzetti,
un
possibile
connubio
tra
il
giocatore
e il
Napoli,
ha
parlato
di
un
matrimonio
che
s’ha
da
fare.
Di
uno
di
quei
matrimoni
che
potrebbero
diventare
epici,
indimenticabili.
Chi
scrive
condivide
le
ragioni
che
sono
alla
base
di
una
reciproca
“corrispondenza
d’amorosi
sensi”
tra
Cassano
e il
tifo
azzurro,
ma
non
se
la
sente
di
sposare,
e
per
di
più
con
giubilo,
l’idea
di
un
Cassano
in
maglia
azzurra.
Anzi
un’idea
del
genere,
lo
confesso
apertis
verbis,mi
fa
paura,
mi
mette
inquietudine
a
tal
punto
da
non
dire
nemmeno:
“proviamoci”.
Perché?
Cassano
potenzialmente
è un
gran
giocatore,
ma
ancora,
a
parte
tocchi
che
ricordano
i
grandi,
e
per
lui
si
scomodò
perfino
Diego
dicendo
“ha
tocchi
che
nemmeno
io
avevo”,
deve
dimostrare
il
suo
valore.
Chi
scrive
è
stato
tra
i
più
grossi
sostenitori
del
talento
di
Bari
vecchia,
l’ha
seguito
nella
sua
stagione
migliore,
quella
della
Roma
2002-2003,
l’ultima
dell’era
Capello,
gli
ha
visto
fare
cose
mirabolanti.
Cose
mirabolanti
per
poi
però
lasciarsi
andare,
per
poi
lasciarsi
sopraffare
da
un
carattere
lucignolesco.
Immaturo,
menagramo,
narciso,
discontinuo,
ed è
inutile
chiamare
in
causa
la
nazionale
per
avvalorare
ciò
che
si
sta
dicendo.
Ma
non
solo.
Il
problema
non
riguarda
e
non
ha
riguardato
solo
il
suo
carattere
e la
sua
difficile
gestione,
il
problema
riguarda
e
potrebbe
riguardare
il
suo
rapporto
con
la
squadra,
la
città,
la
tifoseria,
la
società.
Napoli?
Il
Napoli.
Che
Cassano
possa
essere
attirato
da
una
piazza
come
la
nostra
non
fatico
a
crederlo,
così
come
capisco
il
contrario,
ma
temo
da
parte
nostra,
e
quando
dico
nostra,
mi
riferisco
al
pubblico
napoletano,
la
più
grande
delle
illusioni.
Il
rischio
di
investire
su
un
unico
giocatore
con
la
speranza
di
tornare
grandi
tutto
in
un
botto,
il
rischio
di
fare
invece
un
clamoroso
botto.
Non
cadiamo
nell’errore
–
sarebbe
CLAMOROSO
– di
pensare
a
Cassano
come
ad
un
novello
Diego
e
non
perché,
e
fin
qui
siamo
sullo
scontato,
la
classe
di
Diego
è
ineguagliabile,
ma
perché
Diego
era,
nonostante
le
sue
bizze
fuori
del
campo
e i
suoi
tanti
problemi,
un
leader,
rispettato
e
stimato
dai
compagni.
Cassano
non
lo
è.
Cassano
è
quello
che
al
rientro
di
Damiano
Tommasi
da
un
infortunio
che
ne
aveva
compromesso
gravemente
la
carriera
disse
di
non
voler
giocare
con
un
paraplegico…e
non
sono
dicerie,
“voci
di
spogliatoio”.
Cassano
ha
delle
belle
giocate,
ma è
individualista,
egoista,
narciso,
lezioso:
troppo
si
specchia,
troppo
si
bea
delle
sue
giocate
e
delle
sue
marachelle.
E’
vero
con
Napoli
e i
Napoletani
per
i
motivi
che
ha
illustrato
il
collega
Arturo,
potrebbe
davvero
scoccare
l’amore.
Ma
sarebbe
un
amore
insano,
malato,
cieco,
a
senso
unico
dove
gli
errori
non
si
riconoscono
e
all’eroe
di
turno,
il
piccolo
Peter
Pan,
si
perdona
tutto,
fino
ad
annullarsi,
fino
a
rovinarsi.
Un
po’
come
è
successo
anche
a
Roma,
agli
inizi.
“Prevedere
poi
se
vivranno
felici
e
contenti
o
meno
visti
i
soggetti
sarebbe
alquanto
azzardato”,
dice
il
nostro
Arturo
Minervini”,
e in
parte
potrei
condividere,
ma i
segnali
che
Cassano
ha
dato
in
questi
anni
–
ahinoi
–
sono
inequivocabili
e
conducono
in
una
sola
direzione.
Sì
non
sarebbe
la
stessa
storia,
non
è
detto
che
vada
come
è
andata
a
Roma,
il
passato
è
passato
e le
persone
cambiano
o
dovrebbero
cambiare,
ma i
dubbi
e le
incertezze
che
nutriamo
sono
legittimi
Naturalmente
chi
scrive
non
ha
la
sfera
di
cristallo,
scrive
per
lo
più
sulla
base
di
congetture
ma è
convinta
dal
canto
suo,
che
Napoli
e
sempre
più
ogni
squadra,
oggi,
abbia
bisogno
di
un
buon
collettivo
(l’Italia
di
questi
mondiali
poi
ne è
la
più
evidente
delle
dimostrazioni)
e
non
di
primedonne
(si
veda
l’Inter:
fuoriclasse
e
primedonne
e
vincere
è
una
chimera).
Dico
no a
Cassano
principalmente
per
questo,
oltre
che
perché
anche
sul
piano
del
gioco
non
ha
ancora
dimostrato
continuità,
né
si è
mai
rivelato
uomo
in
grado
di
risolvere
una
partita
(e
quelli
sono
poi
i
campioni,
o
meglio,
i
fuoriclasse).
Il
Napoli,
dopo
le
sfortunate
vicende
degli
ultimi
anni,
ha
bisogno
di
ricostruirsi
e di
ritrovarsi,
di
tornare
ad
essere
grande,
ma
deve
farlo
in
un
clima
di
serenità,
mettendo
in
gioco
pochi
fondamentali
valori:
sudore,
voglia
di
crescere
sani
e
puliti,
corsa
,
lavoro
e
gruppo.
E
deve
farlo
gradualmente,
COSTRUENDO.
Cassano
potrebbe
essere
in
un’ottica
del
genere
un
elemento
gravemente
destabilizzante
per
lo
spogliatoio,
per
la
città,
per
il
tifo.
Difficile
costruire
con
chi
è
abituato
ad
abbattere.
Lo
so,
scatenerò
polemiche
e
sarò
additata
come
matta,
mi
si
dirà
che
la
penso
come
un
vecchio
trombone,
troppa
ragione
e
poco
istinto,
e
che,
come
si
dice,
chi
non
risica
non
rosica,
ma
su
CASSANO
AL
NAPOLI,
mi
dispiace:
IO
STO
CON
IL
NAPOLI.
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