2/8/2007
(EDUARDO
LETIZIA) -
“Mi fossi
chiamato Red,
forse, in
Italia avrei
avuto
qualche
possibilità
in più”. Con
queste
parole il
neo
attaccante
del
Villareal,
Giuseppe
Rossi, uno
dei talenti
più
cristallini
espressi dal
nostro
calcio negli
ultimi anni,
ha messo in
risalto
quanto
ottuse e
cieche
possano
rivelarsi le
strategie di
mercato di
casa nostra.
Non bastava
la fuga dei
cervelli ora
l’Italia è
afflitta da
una nuova
ondata
migratoria:
quella dei
talenti. Più
o meno
giovani, più
o meno
affermati,
campioni e
campioncini
di casa
nostra
trovano
sempre minor
spazio nelle
rose delle
squadre del
paese d’o
sole per
trovare
rifugio e
ristoro in
club
d’oltralpe.
Spagna,
Germania,
Francia,
Inghilterra
fanno a gara
per
aggiudicarsi
il made in
Italy
calcistico,
mentre i
nostri
presidenti
che fanno?
Beh…loro
attendono il
talentino
brasiliano
di turno
spendendo
fior di
quattrini
per
aggiudicarselo,
salvo poi
(spesso)
rispedirlo
al mittente
qualche mese
dopo
(Riccardo
Olivera
docet)
delusi dal
malsano
acquisto.
Giuseppe
Rossi è
purtroppo
solo uno dei
tanti
talenti
nostrani
emigrati
all’estero
questa
stagione.
Aprifila di
questo trend
è stato ad
inizio
mercato Luca
Toni prima
punta della
nazionale
azzurra
partito per
la
bellissima
Monaco di
Baviera.
Dopo di lui
un altro
campione del
mondo, Fabio
Grosso,
decollato
per Lione,
per poi
proseguire
con i vari
Rolando
Bianchi,
Cristiano
Lucarelli,
Pellè, forse
Chiellini e
via dicendo…
In tante di
queste
trattative
(fallite
ovviamente),
guarda caso,
c’è stato
anche lo
zampino del
Napoli.
Quella di De
Laurentiis
ha sempre
voluto
presentare
se stessa
come una
società che
si propone
l’obiettivo
di puntare
su giovani
di talento,
per un
futuro da
grande del
calcio
italiano.
Ebbene
quando si
inizierà a
lavorare per
questo
futuro
ancora lo
dobbiamo
capire. È
molto facile
millantare
di voler
costruire,
seppure in
prospettiva,
un grande
Napoli e
poter
investire
ulteriori
risorse
finanziare
qualora
necessario,
se al
momento di
mettere mano
al
portafoglio
queste
parole
rimangono
tali. Hamsik
e Gargano
sembrano due
discreti
acquisti e
probabilmente
faranno bene
in azzurro,
ma per loro
quale sarà
la reazione
all’impatto
con la serie
A rimane
ancora un
punto
interrogativo.
Lo stesso
discorso,
avallato in
più dalle
prime uscite
in
amichevole
non proprio
confortanti,
vale per
Lavezzi. Per
una società
che dice di
voler
puntare sui
giovani di
talento,
lasciarsi
sfuggire un
giocatore
come Rossi,
che ha già
dimostrato
tutto il suo
valore in
massima
serie, è
delittuoso.
Troppi i
10/11
milioni di
euro
richiesti?
Bene, allora
basta sogni
di gloria.
Inutile di
parlare di
futuro in
Europa.
Ridicolo
parlare
confusamente
di modello
Giapponese e
Statunitense.
Un bagno
d’umiltà
magari
sarebbe
appropriato
se poi
risulta
impossibile,
come detto,
far seguire
alle parole
i fatti.
Non solo
Rossi tra i
flop degli
azzurri in
sede di
mercato. Per
restare in
tema
“emigranti”
come non
citare le
trattative
fallite per
Bianchi e
Pellè? Due
prime punte
che
avrebbero
fatto
sicuramente
comodo a
Reja,
entrambi
dalle ottime
prospettive,
che per
diversi
motivi hanno
dovuto
approdare in
altri lidi.
Com’è
evidente il
problema
della fuga
dei talenti
è un
problema che
affonda le
sue radici
in anni di
gestione
sconsiderata
dei propri
roster da
parte,
soprattutto,
della grandi
squadre
nostrane. Da
anni ormai
si punta
sempre più
al “nome
esotico”,
giocatori di
buona
risonanza
mediatica
che spesso,
troppo
spesso, non
giustificano
sul campo le
spropositate
spese
impegnate
per i loro
acquisti. E
in questo
contesto
l’enorme
potenziale
costituito
dai nostri
giovani va
dissipandosi
per
l’Europa, in
cerca di una
meritata
maggiore
considerazione
che in casa
nostra non
si è più
capaci di
assicurare
loro…
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