9/1/2006
CUPI e
LACRIMINI…speriamo
vadano
bene….
(RENATA
SCIELZO) -
Gennaio,
tempo di
saldi e di
ultimi
acquisti.
Negozi
affollati,
code
chilometriche
in strada,
pur di
accaparrarsi
gli ultimi
lustrini
della moda
invernale.
E’ caccia
alla scarpa
firmata, ai
jeans
griffati,
agli
occhiali
all’ultimo
grido. C’è
chi aveva
già
acquistato,
chi ha
aspettato
per riparare
a qualche
mancanza del
proprio
guardaroba
personale,
mettendo
mano ad un
budget più
contenuto,
chi vuole e
può
permettersi
il superfluo
e lo cerca
con foga a
prezzi
stracciati.
Per le vie
della città
mille
trovate
geniali,
megacartelloni
che
occhieggiano
invitanti
verso i
passanti,
promozioni,
sconti,
ribassi e –
sigh! – sob!
- anche
qualche
fregatura di
troppo: capi
taroccati e
difettati,
sconti
fasulli,
impossibilità
di
rateizzare i
pagamenti
nel caso di
grossi
acquisti o,
semplicemente,
di pagare
con bancomat
o carta di
credito per
quelli
ordinari. E
soprattutto
una scritta:
LA MERCE
ACQUISTATA
NON SI
CAMBIA. Come
il codacons,
l’associazione
dei
consumatori,
ci insegna,
non sarebbe
possibile,
ma
negozianti e
commercianti,
in barba a
regole e
leggi, fanno
di testa
loro.
Il BIDONE
insomma è in
agguato,
dietro
l’angolo.
E l’annuncio
di affari
simili, con
budget
leggermente,
ma solo
LEGGERMENTE,
più onerosi
occupa le
cronache dei
maggiori
quotidiani
sportivi. Eh
già, perché
anche
nell’amato/odiato/discusso
mondo del
pallone c’è
la corsa al
saldo,
all’ultimo
acquisto,
che sia un
nome di
grido o uno
più in
sordina, si
corre ai
ripari, sia
che si
voglia
potenziare
il proprio
organico
(vedi
arricchimento
guardaroba),
sia che lo
si voglia
“svecchiare”
(vedi
pulizia
guardaroba),
eliminando
un po’ di
zavorra,
smettendo i
“capi ormai
in disuso”,
vale a dire
gli acquisti
rivelatisi
fallimentari
o non ancora
adatti alla
stagione
(forse in
primavera-estate
andranno
meglio, ma
nel dubbio
meglio
cederli e
ricavarci
qualche
soldino),
quelli mal
utilizzati,
difficili da
armonizzare,
“mal
intonati”
con il resto
dell’ambiente.
Dopo i botti
di fine
d’anno
prende avvio
quello che
gli esperti
del settore
chiamano il
“mercato di
riparazione”.
A
conclusione
ormai
prossima del
girone
d’andata le
squadre dopo
aver
misurato,
messo alla
prova e
talvolta
malridotto
il proprio
organico
provvedono a
munirsi di
rinforzi o a
liberarsi di
eventuali
giocatori
superflui, a
investire il
danaro che
hanno in
cassa o al
contrario a
far cassa
con qualche
cessione,
laddove ce
ne sia
bisogno per
esigenze di
budget.
Tutti, ma
proprio
tutti,
tranne rare
eccezioni
(si veda la
Roma in
serie A,
impossibilitata
a comprare
ed
autorizzata
solo a
vendere, e
per questo
costretta a
tenersi in
vetrina un
bel po’ di
manichini e
di belle
statuine)
corrono
all’acquisto,
che tanto
può
rivelarsi un
affare
dell’ultimo
minuto,
tanto,
purtroppo,
può
rivelarsi
una
clamorosa
fregatura e
chissà
perché ci
vengono in
mente i
francesi del
Monaco.
Anche il
nostro
Napoli si è
dato, come a
lungo
preannunciato,
nei giorni
che hanno
preceduto il
mercato di
gennaio, ad
una bella
campagna
acquisti,
volta a
rinforzare
l’organico,
a far
rifiatare
giocatori un
po’ stanchi
per i troppi
impegni o
affaticati
per gli
eccessi ed i
bagordi
natalizi,
con poca
corsa nelle
gambe e
troppo
panettone
sullo
stomaco.
I tifosi non
aspettavano
altro che
nuove leve,
nuovi
campioni,
soprattutto
per
rinsaldare,
ma forse
sarebbe
meglio dire
ricostruire,
il reparto
difensivo,
le cui
maglie
logore,
spesso
vicine al
definitivo
cedimento,
avevano e
hanno creato
a Mister
Reja non
poche
difficoltà
di
ricucitura.
Il povero
mister se
l’è vista
brutta più
di una
volta,
operando
aggiusti di
fine
sartoria, ma
si sa, a
lungo
andare, come
dicevano i
saggi latini
“gutta cavat
lapidem”, e
la difesa
azzurra, in
più di
un’occasione
modello
maglia
traforata,
alla fine,
logora e
sdrucita, ha
ceduto in
più punti e
tutt’ad un
tratto.
Ecco allora
la corsa ai
ripari: gli
acquisti di
stagione. Il
presidente
De
Laurentiis e
il direttore
sportivo
Pierpaolo
Marino,
nonostante
alle porte
ci sia la
primavera-estate
2006, si
sono
orientati su
toni CUPI e
un po’
LACRIMINI.
La scelta di
far
indossare la
maglia
azzurra al
romano
Andrea CUPI
ex Empoli,
dovrebbe
servire a
ravvivare e
non ad
INCUPIRE
ulteriormente
il già buio
reparto
difensivo.
Questo
“giovane” di
belle
speranze,
terzino di
fascia
destra, ma
all’uopo
jolly
difensivo,
una sorta di
capo
passepartout,
tipo maglia
quattro
stagioni, ha
il compito
di far
rifiatare il
caro GRAVA,
gravato da
troppe
responsabilità
e bisognoso
di un po’ di
restyling .
CUPI, il cui
nome,
francamente,
non sembra
di ottimo
auspicio - e
Dio sa
quanto i
napoletani
siano
scaramantici,
attenti alle
coincidenze
e/o
somiglianze
e il ragazzo
ricorda pure
in versione
capello
lungo e
folto - sigh!
– il Masini
di
“Disperato”
-, è un
trentenne
originario
di Frascati,
acquistato a
prezzo
stracciato
anzi
stracciatissimo
- parametro
zero -
pronto a
debuttare in
maglia
azzurra al
San Paolo
dopo il
malriuscito
tentativo di
sfilata in
maglia verde
(quella
dell’odiato
Avellino).
I tifosi
partenopei
desiderosi
di vederlo
all’opera,
non possono
che
augurarsi
che l’ex
Empoli, nato
e cresciuto
nella zona
dei castelli
romani, nota
per
porchetta e
per buon
vino, possa
essere,
tanto per
restare in
ambito
enologico,
corposo e
ben
strutturato,
che l’oste
insomma
“dentro ar
vino non
c’abbia
messo
l’acqua”,
che il
difensore
sappia
arginare le
falle
venutesi
troppo
spesso a
creare nel
reparto
difensivo e
che non
rientri nel
novero dei
“bidoni
rifilati
all’ultimo
momento”.
L’altro
acquisto del
mercato di
riparazione,
il difensore
Luca
Lacrimini,
ex
Sangiovannese
(in
comproprietà
con quest’ultima)
anche lui
con un
cognome
tutt’altro
che
promettente
e
incoraggiante,
ché di
lacrime
amare a
Napoli se ne
sono già
versate
troppe, è
stato già
provato in
versione San
Paolo contro
l’Acireale.
Visibilmente
emozionato,
tra lacrime
di
commozione
(ma va?), ha
dichiarato:
“E’ stato il
giorno più
bello della
mia vita.
Darò tutto
per questa
maglia”.
E i tifosi
non
aspettano
altro.
Sebbene le
premesse,
dati i nomi,
incutano un
certo timore
e una certa
tetraggine,
i tifosi
sapranno
sicuramente
superare
queste
futili
scaramanzie
- in squadra
abbiamo un
Maldonado,
che certo
non evoca
positività e
un Sosa, il
suono del
cui nome nel
nostro ricco
dialetto
riporta alla
memoria
immagini
davvero poco
edificanti.
Quello che
conta
davvero,
quello che
c’è da
sperare è
che gli
acquisti
siano stati
azzeccati,
che siano di
gradimento
del
pubblico,
che non si
“scassino
troppo in
fretta”, che
durino più
di una
stagione e
soprattutto
che si
intonino con
il resto
della
squadra e
che CUPI, o
non CUPI,
non si
rivelino un
BIDONE, da
riciclare o
da svendere
alla prima
occasione,
perché di
questi tempi
la MERCE
ACQUISTATA
NON SI
CAMBIA.
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