(ESCLUSIVA
PianetAzzurro
di VINCENZO
LETIZIA) -
Il Napoli
vede il
traguardo
serie A
sempre più
vicino, la
pochezza
delle
squadre
avversarie
(preoccupa
un pò solo
il
calendario
piuttosto
agevole del
Piacenza) e
i 10 punti
scavati tra
sè e il
resto
dell'allegra
compagnia
fanno essere
sempre più
ottimisti
sia De
Laurentiis
che
soprattutto
Marino.
Allora, ecco
che per il
ritorno nel
grande
calcio, De
Laurentiis
chiederebbe
a Marino di
regalare ai
tifosi un
grande nome,
una stella
di prima
grandezza
che
infiammerebbe
la fantasia
dei
supporters
dal sangue
azzurro.
Un’idea già
c'è, tra un
pò potrebbe
addirittura
diventare
una
trattativa,
perchè Roman
Abramovich
non sembra
più tanto
interessato
a portare al
Chelsea un
campione che
pure lo
aveva fatto
"innamorare".
Stiamo
parlando del
funambolo
argentino,
Carlito
Tevez (nella
foto)
attualmente
in prestito
al West Ham
in
Inghilterra,
ma di
proprietà
del
Corinthians
controllato
appunto da
Abramovich,
che nelle
ultime
giornate
della
Premier
League ha
iniziato a
mostrare il
suo
incredibile
talento e ha
portato alla
salvezza gli
‘Hammers’ .
Piace a
tante
squadra, ha
un ingaggio
alto, ma si
sa che un
Napoli in A,
oltre a
generare
ulteriori e
ingenti
indotti
monetari,
potrebbe
attrarre non
solo Tevez,
ma tanti
altri
campioni e a
De
Laurentiis
non
mancherebbero
nemmeno gli
argomenti
economici
per
convincere
‘Fuerte
Apache’. Il
Napoli ci
proverà, ma
sa che dovrà
battere la
concorrenza
di tante
squadre in
Europa (Liverpool
su tutte) e
in Italia
soprattutto
della
Fiorentina
che ha già
strappato a
Marino il
giovane
Arturo
Lupoli che
si era
promesso al
club di
Castelvolturno.
Ma chi è
Tevez,
l’astro
argentino
che potrebbe
finalmente
rinverdire
le gesta di
una squadra
eternamente
legata con
la mente ed
il cuore
alle epiche
imprese di
Diego
Maradona?
Tevez è una
seconda
punta dal
fisico
potente e
compatto
(170 cm x 77
kg).
Geniale,
rapido e
dinamico,
grande
grinta, tiro
a
fulmicotone,
sa svariare
su tutto il
fronte
offensivo e
inventare la
giocata che
fa la
differenza.
Fondamentali
eccellenti,
buono il
controllo in
corsa e una
capacità
aerobica
niente male.
A tutto ciò
aggiunge una
raça, fuori
del comune
per un
centravanti,
che esprime
in maniera
incredibile
sia in
partita sia
negli
allenamenti.
La Storia di
Tevez
Carlos
Alberto
Tevez, nasce
il 5
febbraio
1984 a
Ciudadela, a
ridosso di
Buenos Aires
nel barrio
Ejercito de
Los Andes.
Detto
“Fuerte
Apache” (da
cui deriva
peraltro uno
dei
soprannomi
di Carlitos,
“Apache”,
appunto), è
uno dei
quartieri
più
difficili
del paese,
in cui
vivono
ufficialmente
60000
persone, ma
dove si
ipotizza che
in realtà
gli abitanti
siano più di
centomila. A
chi vuol
metter bocca
nelle
questioni
del suo
luogo di
nascita
Tevez
risponde
“Per parlare
del Forte
prima devi
averci
vissuto. Io
non parlo
del tuo
quartiere se
non lo
conosco”.
All’inizio
il suo
cognome è
Martinez
(quello
della madre
Adriana)
dato che suo
padre
Segundo
Raimundo, lo
riconosce
solo più
tardi. La
famiglia è
completata
dai quattro
fratelli di
Carlitos,
tutti più
piccoli:
Diego
Daniel,
Michelangelo,
Ricardo
Ariel e
Débora
Gisell.
L’infanzia e
l’adolescenza
trascorrono
con la
musica (il
genere
preferito è
la cumbia
“Musica da
favela che
parla di
droga,
prostitute e
trafficanti:
il mio
mondo!”,
ricorda
Carlitos) e
le infinite
partite a
calcio nelle
sue prime
squadre:
Santa Clara,
Villareal e
All Boys.
Le qualità
tecniche e
fisiche (già
da giovane
aveva una
struttura
atletica
decisamente
sviluppata),
non passano
inosservate
ed il Boca
Juniors non
se lo lascia
scappare.
Oltre ad
aggregarlo
alla scuola
calcio del
club, il
Boca fece di
tutto perché
crescesse
lontano
dalle
problematiche
del suo
quartiere e
pensasse
solo a
giocare.
Perciò lui e
la famiglia
lasciarono
via Barragan
214 ed il
“Forte”, per
trasferirsi
nel barrio
di
Versailles,
zona est di
Buenos
Aires. Come
segno
indelebile
dei suoi
anni a
“Fuerte
Apache”, gli
è rimasta
quella
grossa
cicatrice
(che mostra
con
orgoglio…)
che gli
pende
dall’orecchio
destro fino
al torace e
che si
procurò a 10
mesi
rovesciandosi
addosso una
pentola
d’acqua
bollente.
Nelle
giovanili
xeneize
comincia
subito a
lasciare il
segno. “Era
uno di quei
giocatori
che vincono
le partite
da soli.
Prendeva
palla,
scartava
tutti e
segnava.
Fenomenale!”,
ricorda
Heber
Mastrángelo
uno dei suoi
ex-allenatori.
Anche le
rappresentative
giovanili
della
Seleccion
argentina
vedono la
sua
presenza.
Dopo l’under
15 (con cui
disputa nel
1998, il
torneo delle
Tre Nazioni
in
Inghilterra),
viene
selezionato
anche per
l’under 17 e
20.
Debutta in
prima
squadra il
21 ottobre
2001 contro
il Talleres
a Cordoba.
Le prime
partite
lasciano
subito
intravedere
che si
tratta di un
ragazzo con
doti fuori
dal comune.
L’8 maggio
2002,
nell’andata
dei quarti
di finale
della Coppa
Libertadores
contro i
paraguaiani
dell’Olimpia
Asuncion
(che poi
vinceranno
il trofeo
contro il
Sao Caetano),
la Bombonera
poté
assistere al
primo
gioiello del
giovane
centravanti:
la rete del
momentaneo
vantaggio,
poi
pareggiato
dall’autogol
di Traverso.
L’anno si
conclude con
altre 6 reti
(una
doppietta
nel 2 a 2
interno con
il San
Lorenzo alla
quinta
giornata)
nell’Apertura
2002 e con
il Boca che
chiude al
secondo
posto,
dietro
all’Indipendente
campione.
Le stagioni
successive
sono piene
di trionfi
sia a
livello
personale
sia di club.
Il Boca
vince la
Libertadores
2003, la
Coppa
Intercotinetale
a Yokohama
(vittoria ai
rigori sul
Milan) ed il
Torneo di
Apertura
2003. Tevez,
oltre a
vincere per
3 volte
consecutive
il pallone
d’oro
sudamericano,
conquista il
titolo di
capocannoniere
e la
medaglia
d’oro alle
Olimpiadi di
Atene 2004.
In mezzo a
tutto ciò
debutta (il
30 marzo
2004 contro
l’Ecuador) e
diventa
titolare
nella
Seleccion
dell’allora
Ct Bielsa.
I problemi
sono però
dietro
l’angolo.
Negli ultimi
mesi del
2004 la sua
vita a
Buenos Aires
diventa
impossibile.
Le fughe e
le risse con
i paparazzi
(che lo
pedinavano
in
continuazione
nelle sue
scorribande
notturne)
erano
consuetudine
e le tribune
punitive la
conseguenza.
A dicembre
2004 dice
basta. “In
Argentina
non
rispettano i
loro idoli,
in Brasile
sì: per
questo me ne
vado”. Dopo
aver giocato
l’ultima
partita
nella finale
di Coppa
Sudamericana
vinta contro
il Bolivar,
Carlitos
saluta con
le lacrime
agli occhi e
una mano sul
cuore i suoi
tifosi che
sono tutti
in piedi ad
applaudirlo:
“Questo è
bellissimo,
ma fa male”,
continuava a
ripetere.
Una
settimana
dopo firma
un contratto
da quasi due
milioni di
dollari a
stagione con
il Timao. A
contratto
depositato
il
presidente
del
Corinthians,
Alberto
Dualib, è in
delirio.
“Dopo l’era
Pelè e l’era
Robinho, si
è aperta
l’era Tevez:
il nostro
craque
diventerà
meglio di
Maradona!”.
E’ stato il
trasferimento
più costoso
della storia
del calcio
sudamericano.
Il Boca
Juniors ha,
infatti,
incassato
dal
Corinthians,
19,5 milioni
di dollari
(16 il costo
del
cartellino,
2 per un
opzione su
alcuni
giovani del
club di
Baires e 1,5
da parte
dello stesso
Tevez, che
li ha
versati al
settore
giovanile
xeneize).
Dietro tutta
l’operazione
ci stava
però l’MSI
(Media Sport
Investment)
e Kia
Joorabchian,
iraniano di
34 anni che
è uno dei
principali
azionisti
della
società e
padrone del
club
brasiliano
dal 2004.
L’ambientamento
nel nuovo
paese e
nella nuova
squadra non
è stato
facile. Le
invidie (per
lo
stipendio)
ed i
pregiudizi
(per la sua
nazionalità),
le
scazzottate
con alcuni
compagni, la
lingua che
non riusciva
a digerire,
la nostalgia
di Buenos
Aires, sono
state tutte
cose che ne
hanno
ritardato
l’inserimento.
Col tempo
però la
situazione è
migliorata.
Ha trovato
in Betao
(difensore
del
Corinthians)
un amico
quasi
fraterno, è
entrato
sempre di
più nel
cuore dei
tifosi (che
ne
apprezzano
oltre ai
gol, la raça
e la raiva
–rabbia- che
mette sempre
in campo) e,
non ultimo,
ha trovato
un
equilibrio a
livello
sentimentale.
Infatti,
Vanessa, la
sua
fidanzata da
quando
viveva a
“Fuerte
Apache” si è
trasferita a
casa Tevez (barrio
di Tatuapè),
con la
piccola
Florencia.
Quindi la
modella
Natalia
Fassi sembra
definitivamente
dimenticata.
La stagione
2005 da
capitano del
Timao è
stata un
continuo
crescendo di
prestazioni
spettacolari
e gol a
raffica. Ora
della fine
si
conteranno
ben 31 reti
(20 nel
Brasileirao,
7 nel
Paulista e 4
nella Copa
do Brasil),
che hanno
permesso al
Corinthians
di
riconquistare
il
campionato
sei anni
dopo
l’ultimo
successo.
Quest’anno,
emigrato al
West Ham, ha
salvato la
squadra dove
giocava fino
a gennaio
l’altro
argentino
Mascherano,
poi finito
al Liverpool.
Ma Carlitos
premier
league non
si è mai del
tutto
ambientato
per cui
l'avventura
inglese
finirà a
breve e
chissà che
Napoli non
ritrovi un
nuovo idolo
da
acclamare.