11/2/2008
(VINCENZO LETIZIA) - 40 milioni di
euro investiti dal Napoli, centesimo
in più, centesimo in meno, sono da
considerarsi un record in un mercato
dove il risparmio è caratteristica
riscontrabile in quasi tutti, se non
tutti, i club del calcio italiano.
Non sempre, però, spendere tanto
significa spendere bene. E forse una
riprova ce la da’ proprio il Napoli
costruito dal diggì Marino. Prima di
addentrarci sul perché il mercato
fatto dal diggì azzurro non è stato
esauriente, ci preme però fare una
premessa sul tema tattico, viste le
tante stupidaggini sentite in questi
giorni in Radio ed in TV da tanti
illuminati critici. La premessa si
rende necessaria per non fare
confusione quando analizzeremo le
incongruenze tattiche del Napoli.
Innanzitutto, andiamo a chiarire la
differenza tra i termini MODULO e
SCHEMA. MODULO (o sistema di gioco)
è la disposizione con la quale
l’allenatore sistema i giocatori in
campo. Quindi se adotterà un 4-4-2
ci saranno 4 difensori, 4
centrocampisti e 2 difensori; e via
dicendo. E’ evidente che ogni modulo
presuppone determinati movimenti ed
interpretazioni per cui, ad esempio,
il comportamento degli esterni alti
sarà diverso in un 4-4-2 rispetto a
un 4-3-3, e via discorrendo. Ma
questa è tematica ben più complessa
che affronteremo prossimamente.
Gli SCHEMI sono invece i movimenti
che si provano, o si dovrebbero
provare, in settimana e si
realizzano, o si dovrebbero
realizzare, in gara all’interno di
una squadra e quindi di un modulo.
Chiarita questa fondamentale
differenza, abbiamo sentito i vari
illuminati, e anche incredibilmente
il direttore Marino, dire che il
terzino ‘fludificante’ al Napoli non
serve o non serviva (nella
fattispecie Modesto) perchè in un
4/3/3, sistema di gioco che qualcuno
vuole imporre o vorrebbe imporre al
pragmatico condottiero Reja, gli
esterni bassi non devono spingere.
Mai asserzione fu più inesatta.
Infatti se guardiamo nel passato e
nel presente a tutte le squadre che
adottavano e adottano il 4/3/3
ognuna di queste prevedeva terzini
con attitudine ben pronunciata a
spingere. Qualche esempio? Il
Pescara di Galeone aveva Camplone e
Benini; il Foggia di Zeman Nicoli e
Caini; la Salernitana di Delio Rossi
Grimaudo e Tosto; la Lazio di Delio
Rossi Oddo e Zauri; la Juve di Lippi
Birindelli e Zambrotta; l’Italia di
Donadoni Oddo e Zambrotta, il
Catania di Baldini Vargas e Sardo...
Come si vede in questi esempi (ma ne
potremmo fare altri mille), tutte le
squadre che adottano il 4/3/3 hanno
terzini che spingono.
Ciò dimostrato, torniamo alla nostra
critica iniziale, ovvero sul perché
il mercato del Napoli seppur
dispendioso è da considerarsi
incompleto. Al Napoli mancavano già
da questa estate almeno due esterni
bassi, ma in nessuna delle due fasi
di campagna acquisti è stata colmata
questa evidentissima lacuna. E’
questa lacuna emerge in qualsiasi
modo il Napoli voglia giocare, sia
se si intenda giocare con il 5-3-2
sia se si intenda passare, forzando
un po’ la mano, al 4/3/3. Intanto,
stando ai fatti, Reja ha giocato le
ultime due gare ancora con il 5/3/2
facendo giocare Mannini (un
attaccante) in un ruolo non suo,
quello di terzino sinistro. Allora,
cosa vogliamo dire? Che comunque la
pizza si giri, al Napoli urgeva ED
URGE un esterno basso mancino, o
terzino fludificante come si diceva
una volta più correttamente, quindi
è stato un gravissimo errore non
prendere Modesto (gran giocatore)
per non aver trovato l’intesa su un
ingaggio che giustamente il ragazzo
della Reggina pretendeva maggiore
rispetto a quello che percepisce nel
suo attuale club. I calciatori
buoni, quelli che fanno la
differenza (e Modesto in Italia
sull’out sinistro può fare la
differenza) hanno un ingaggio più
alto rispetto ai calciatori normali
o ai giovani pur bravi, ma che
devono maturare. Perdurando questa
politica i tifosi dovranno
rassegnarsi a veder sfumare affari
come i DelVecchio, i Mauri, i
Bianchi e i Modesto, giusto per
ricordare quelli più amaramente non
concretizzatisi per problemi appunto
di stipendio.
Allo stato, così com’è composto il
roster azzurro, Reja, a nostro
avviso, ha due possibilità per
provare a dare un’identità tattica
migliore a questo Napoli. Potrebbe
provare a disporre i suoi uomini in
campo con un 4-2-3-1 (alla francese)
o meglio, con un 4-4-2 con un
centrocampo a rombo. Nella prima
ipotesi, viste le caratteristiche
dei giocatori si potrebbe giocare ad
esempio con il Iezzo; Garics,
Santacroce (Cannavaro), Domizzi,
Savini; Blasi, Pazienza (Gargano);
Lavezzi, Hamsik, Mannini; Zalayeta.
Crediamo però più congeniale alle
caratteristiche dei calciatori a
disposizione di Reja un modulo con
4/4/2 a rombo, stile Inter: Iezzo;
Garics, Santacroce (Cannavaro),
Domizzi, Savini; a centrocampo
davanti alla difesa Pazienza, ai
suoi lati Gargano e Blasi; più
avanti Hamsik e in attacco Lavezzi e
Zalayeta.
Essendoci divertiti anche noi a dare
suggerimenti a Reja, dobbiamo però
dire che se non risulta difficile
sistemare i giocatori in campo è ben
più difficile dotarli di schemi.
Oltretutto poi la cosa più
complicata da innescare in una
squadra è la personalità, la
determinazione, la concentrazione e
la costante voglia di vincere. Tutte
caratteristiche che infonde
l’allenatore e che troppo spesso
sono mancate a questo Napoli.
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