11/11/2007
(RENATA SCIELZO) - Si può "morire di
pallone" metaforicamente, ovvero
fare follie per la propria squadra,
seguirla in capo al mondo e
impazzire di gioia per un goal, ma
morire di pallone, di un “pallone
degenerato” che sempre più si presta
allo sfogo di violenze represse e
frustrazioni accumulate in settimana
proprio no. Non si può e non si
deve.
Teatro della disgrazia non è stata
la curva di uno stadio, ma un’area
di sosta di un autogrill, lungo la
A1, nel territorio di Arezzo. Si
rincorrono notizie incerte, ma su
tutte una sola certezza: in
tafferugli tra gruppi di tifoserie
opposte, un uomo ha trovato la
morte, raggiunto da un colpo di
pistola.
Le agenzie parlano di un tifoso
laziale e di uno scontro tra la
tifoseria della squadra
biancoceleste della capitale e
quella juventina.
Non ci sono al momento maggiori
certezze, non si conoscono l’entità
dello scontro, il nome e i dati
della vittima.
Ma abbiamo purtroppo l’ennesimo
dramma scaturito da una passione che
non è più tale, che è degenerata in
qualcosa di profondamente lontano e
diverso.
Perché non si può morire di pallone
e questo non è pallone. E lo
ribadiremo fino alla nausea.
Ormai la divergenza di opinioni e di
vedute produce solo ed
esclusivamente scontro fisico,
lancio di oggetti, violenza
gratuita. Dimentichi delle antiche
arti della retorica e di quelle più
comuni del semplice sfottò, non
conosciamo più l’ameno territorio
della dialettica, un territorio nel
quale ci si può scontrare e magari
anche incontrare, ma con le parole
nulla di più.
Purtroppo le parole hanno lasciato
il campo ai fatti, anzi ai MISFATTI.
L’aria che si respira è pesante. Gli
stadi si vanno svuotando sempre più,
da quando sono territorio di
conquista di violenti e idioti, e
ormai anche fermarsi in un autogrill
può essere rischioso. Un tempo,
perché di questo siamo a conoscenza
tutti, le aree di servizio, erano le
"vittime" preferite di saccheggi,
ruberie e atti di vandalismo dei
nuovi barbari (non troviamo altro
modo per definirli), oggi non paghi
di quello schifo, si riesce
addirittura a fare peggio.
Senza esternare espressioni del
tipo: “Dove siamo arrivati” e senza
nemmeno voler strumentalizzare
l’accaduto per chiedere
all’osservatorio come mai ai tifosi
napoletani sia stata vietata la
trasferta di Palermo e invece molti
altri esponenti di tifoserie ben più
esagitate girino lo stivale in lungo
e in largo, chiediamo qualcosa, un
intervento, un segnale forte, perché
non possiamo ogni volta, anche noi
uscircene con l’articolo di prassi,
parlarne per un po’, poi
dimenticarci di tutto e aspettare
l’ennesima vittima.
Urgono provvedimenti immediati,
anche estremi se necessari, perché
siamo davvero all’ultima spiaggia.
Anche il divieto di trasferta per
tutti, con la chiusura per tutto il
campionato di tutti i settori
ospiti, se può servire, perché così
non si può continuare.
E mentre scriviamo un’agenzia ci
chiarisce ma solo parzialmente ciò
che è accaduto. La vittima ha 28
anni, si chiama Gabriele S. ed è un
noto dj del litorale romano,
esponente della tifoseria laziale.
Il colpo di pistola forse sarebbe
stato esploso da un poliziotto, in
un tafferuglio che vedeva laziali e
juventini darsele a colpi di
spranghe. Tutto rimane da chiarire,
con una sola certezza al momento:
Inter - Lazio non sarà giocata e
probabilmente – come avvenne dopo i
tragici fatti di Catania – il
campionato sarà sospeso.
Al momento è in corso un vertice tra
Antonio Matarrese, presidente della
Federcalcio, e il capo della polizia
Antonio Manganelli che potrebbe
condurre alla sospensione del
campionato.
Quali che siano le decisioni rimane
il dramma di un’altra vita spezzata.Le
dichiarazioni del premier, Romano
Prodi, avvertito dell’accaduto dal
ministro dell’Interno Giuliano Amato
- “Sono episodi che danno molta
preoccupazione" - fanno presagire un
intervento deciso. E speriamo che
sia così, perché – lo ribadiamo – di
pallone, di un pallone degenerato,
non si può e non si deve morire.
• COME AL SOLITO PAGANO
E PAGHERANNO I TIFOSI
PER BENE •
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12/11/2007
(LUIGI PETAGNA)
- Amici di
PianetAzzurro,
le tragiche
vicende di ieri
mi impongono di
comunicarvi le
mie orrende
sensazioni. Un
ragazzo colpito,
da una
pallottola
vagante, si dice
così, molti,
troppi i nodi da
sciogliere su
come sia
avvenuto il
fatto. Dopo
tante ore la
questura prende
tempo, organizza
una pagliacciata
di conferenza
stampa, sì,
perché non ha
alcun senso
organizzarla se
i giornalisti
non possono far
domande, si
parla di
incidente. E si
tratterà pure di
incidente, ma
c'è stata sta
rissa? Era
finita se il
ragazzo ucciso
era in macchina;
perché sparare e
in quel caso in
aria un
proiettile non
avrebbe colpito,
a distanza di 60
metri una
persona o una
cosa, era ad
altezza uomo,
errore o meno è
una cosa grave.
Irrisorio non
far giocare solo
Inter-Lazio,
bisognava
ovviamente
rinviare tutte
le partite, come
nel caso Raciti,
dicono che si
era giocata
prima ed in
questo caso non
c'era tempo,
flebile
giustificazione,
bastava dirlo
immediatamente,
di fronte alla
vita di un uomo
non c'è di che
discutere. Ci
vuole un bel
coraggio a dire
che non è stata
la stessa cosa;
una morte è
uguale ad
un'altra, non
esiste il
delitto di prima
o seconda
categoria,
l'assassino
dell'ispettore
capo Raciti è
ancora libero e
chissà se quello
di SAndri sarà
arrestato.
Inutili le
riunioni della
lega,
dell'osservatorio,
delle questure,
pessime quasi
tutte le
trasmissioni
della tv: Guida,
era proprio
necessario, con
la notizia
fresca, proporre
gli sketch
satirici? Per
non parlare di
Mauro e
Sconcerti, per
fortuna c'è
Caressa. Si
salva solo
Controcampo che
non dà giudizi
sommari e un po'
la DS. Certo
hanno sbagliato
tutti quei
tifosi o
presunti tali si
sono abbandonati
a gesti di
violenza
gratuita, per
convincere i
giocatori a non
disputare le
gare c'erano
altri metodi, va
bene i cortei
per protestare
ma non lanciare
oggetti,
assaltare il
Coni ecc.
Sbagliano pure i
tifosi di tutti
gli stadi, di
tutti i settori,
una volta
appresa la
notizia
dell'uccisione
di Sandri
dovevano
abbandonare le
tribune e
lasciarle vuote.
Adesso come
finirà, che
vieteranno le
trasferte ai
tifosi
ovviamente, che
pagheranno i
tifosi
tranquilli e
passionali, che
il colpevole non
pagherà. Le
solite cose
italiane(come mi
spiace
scriverlo), sono
passati tanti
governi ed in
cinquant'anni
non sono stati
risolti i
oproblemi del
lavoro, della
violenza negli
stadi, del
terrorismo,
della mafia,
della sicurezza,
neppure
dell'immondizia,
fa bene chi non
va più a votare.
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