23/7/2008
(GIUSEPPE PALMIERI) - Adesso basta.
Napoli, pizza, mandolino e poco
altro. Soprattutto spazzatura negli
ultimi mesi. Un continuo ascoltare
luoghi comuni, in una città
etichettata come maleducata,
svogliata, dove nessuno ha voglia di
lavorare e la legalità è un concetto
puramente astratto.
Il Trofeo Birra Moretti è un grande
evento in città, porta da quattro
anni oltre quarantamila persone allo
stadio, e campioni di grande valore
a calcare l'erba del San Paolo, da
quando il Napoli era in C, ad oggi
che bussa alle porte dell'Europa. Ma
per fare pubblicità si utilizzano i
simboli, le antonomasie, e qui si
vede tutta la portata dell'idea che
il capoluogo campano sembra dare
all'Italia e al Mondo. L'anno scorso
fu un motorino, con sopra le
mascotte di Napoli, Inter e Juventus,
rigorosamente senza casco a
sfrecciare per le vie partenopee.
Quest'anno sono le gloriose maglie
azzurre, bianconere e rossonere,
vista la presenza del Milan, ad
annunciare l'imminente trofeo sui
cartelloni di tutta la città.
Rigorosamente stese fuori al
balcone, pronte a gocciolare su
ignari passanti. Cosa che si fa
tipicamente solo a Napoli e allora è
giusto rappresentarla su pubblicità
che vanno in tutto il Belpaese.
In questa città, come diceva il
grande Massimo Troisi, sembra che
tutti giriamo con la pizza in una
mano, il mandolino nell'altra e ci
salutiamo cantando incontrandoci per
strada, tempio dove passiamo tutte
le nostre ore, dato che siamo
impermeabili alla voglia di
lavorare.
Adesso basta. Non è cosi. Napoli non
è un luogo di rifiuti e luoghi
comuni in quantità industriale. E'
una città che cerca di darsi un
volto nuovo, di denunciare il suo
degrado latente, basta guardare
Gomorra, che prova a rimanere in
piedi dopo la catastrofe dei
rifiuti, che punta sulle proprie
forze, sui propri giovani, sulle
proprie bellezze, per risalire la
china e proporsi al Mondo per il suo
reale valore. Quello di una città
che produce cervelli, che dà
all'Italia il presidente della
Repubblica, che offre titolari alla
Nazionale di calcio, nonchè il
capitano, che sa fare la raccolta
differenziata e organizzare eventi
sportivi e non. Che prova a
rilanciare il turismo. Impresa ardua
visto il solito antico look fatto di
luoghi comuni e un pizzico di sano
razzismo. A Napoli il casco lo si
mette, come in ogni altra città
italiana, con le debite e
riprovevoli eccezioni, i panni si
stendono anche dentro casa, con le
solite eccezioni di cui sopra. Ma
fare di ogni erba un fascio è da
ignoranti e dipingere una città
stupenda come la nostra, per i panni
stesi o per gli incivili che guidano
senza casco, mi sembra un'ingiuria.
Grave.
I napoletani sono stanchi, e ne
parlano risentiti alla fermata del
bus, situazione che Napolipress è
stata rapida a captare. Il
malcontento dilaga, c'è bisogno di
dignità, di dare un'immagine
veritiera di questa città. Senza più
luoghi comuni. Basta vedere i posti
stupendi e la gente che dà l'anima
per valorizzarli. Si dice, “vedi
Napoli e poi muori”. Ma vedila prima
di giudicare.
Adesso basta.
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