• BALLERINI A RITMO DI RAP. ARTICOLO 31 DOCET •

9/11/2006

(RENATA SCIELZO) - Attenzione!! ...vi racconterò la storia del pifferaio magico, sentiamo per ordine come andarono le cose. C'era una città nella valle fatata dove ogni persona era addomesticata a vivere ogni giorno in modo che la propria condotta soddisfasse IL RE, in un cielo blu il sole scaldava i prati, pieni di fiori gialli e profumati, le case erano grandi e tutte colorate, calde d'inverno, e FRESCHE D'ESTATE. Per ogni abitante non c'era diversità, secondo i voleri DI SUA MAESTÀ, la corte decideva il modo di vestire, LA LINGUA DA PARLARE, la musica da sentire, e in questa forzata uniformità non c'era neanche un barlume di libertà: DIVIETO DI CANTARE, DIVIETO DI BALLARE, e nei locali pubblici divieto di pensare, i soli a non piegarsi a questa dittatura un pugno di topi in una fognatura, trasgredivano la legge, attaccavano il sistema […]. All'inizio erano in pochi ma il gruppo cresceva, dal pugno che erano diventarono una schiera […]
Il re era preoccupato per questa agitazione: temeva l'evolversi in sovversione, lui sapeva che i topi erano a conoscenza della crescita costante della loro potenza. Al pifferaio magico io devo parlare, al capo delle guardie disse: VALLO A CATTURARE, così alla corte quella sera entrò un tipo strano che teneva un flauto stretto nella mano. Sua maestà disse alle guardie potete uscire: nessuno deve udire quello che gli voglio dire. Pifferaio magico STAMMI A SENTIRE, io possiedo di tutto e te lo sto per offrire LO SO il talento non ti manca, perché sprecarlo con quella gentaglia […]
Sarà l'ultima festa per quel marciume perché li spingerai giù fino al fiume, saranno così ubriachi da non poter più nuotare, ed uno dietro l'altro DOVRANNO ANNEGARE, eliminata quella feccia dalla mia nazione creerò una nuova star della canzone. Il pifferaio magico rispose: VA BENE, e dopo sua altezza gli offrì da bere ma so che poi uscì dalla corte coprendosi il viso per nascondere l'ombra di uno strano sorriso.
Il pifferaio magico aveva un piano, montò sul suo cavallo e galoppò lontano, e città per città si fermava a suonare e in ogni posto i topi faceva ballare. Lo seguirono tutti nel suo viaggio nel paese, tornò alla valle fatata ch'era già passato un mese e dietro lui c'erano topi A NON FINIRE, un numero enorme impossibile da dire. Entrò nella via principale, con il suo strano corteo arrivò al palazzo reale, aiuto aiuto aiuto gridò il re terrorizzato, mi hanno abbattuto, MI HANNO SPODESTATO. Il pifferaio disse scusi maestà se ho regalato ai topi la sua città, ma forse almeno loro sapranno rispettare la libertà di ognuno di fare e di pensare ...attenzione!! LA LIBERTÀ' DI OGNUNO DI FARE E DI PENSARE. ...attenzione!!!

In molti si chiederanno perché abbiamo riportato parecchi brani di una vecchia canzone degli anni ’90 dei famosi Articolo 31.
Presto detto: 1) siamo “ballerinI” e “vogliamo ballare” e perché non farlo a ritmo di rap, musica di protesta e agitazione, 2) il nome del gruppo che creò questa simpatica e irriverente rilettura rap del più famoso “Pifferaio Magico” fa riferimento all’articolo 31 che nella costituzione irlandese sancisce niente poco di meno che LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE SUI MEDIA.
Le idee iniziano a schiarirsi cari amici? Qui qualcuno o ci sta degradando al ruolo dei topastri o è convinto che alcuni di noi ballerini possano elevarsi al rango di pifferai magici, capaci di smuovere folle oceaniche e svariate migliaia di anime o ancora si sta divertendo a indossare l’abito del re e a cercare di costruire una fantomatica e ideale valle fatata dove tutti, vestiti e colorati d’azzurro vivano felici e contenti, con gli occhi foderati di prosciutto: non vedano, non sentano, non parlino, seguano la corrente, si siedano, ammirino, cantino a squarciagola inni prestabiliti e se ne tornino nella casetta di marzapane azzurro felici e contenti.
Ma noi non siamo né topastri, né pifferai, un po’ ballerini forse, ma ribadiamo, né topastri, né pifferai. E allora perché trattarci in malo modo, perché vietare, proibire, sottrarre quando è palese che noi non vogliamo DETRONIZZARE, SPODESTARE NESSUNO, ma soltanto esercitare il NOSTRO ARTICOLO 31?
Perché? Qualcuno potrebbe risponderci con una sola pesante parola: CENSURA, ma noi non ci crediamo, siamo benpensanti e diversamente dai bambini della fiaba “I vestiti nuovi dell’imperatore” – per intenderci – gli unici a gridare nella loro bambinesca ingenuità quella che è la verità, ovvero che l’imperatore è nudo – noi crediamo che l’imperatore sia vestito, CI VOGLIAMO CREDERE.
Non possiamo pensare che di fronte a quattro critiche mosse per uno spettacolo calcistico poco dignitoso si possa arrivare a tanto, non pensiamo ciò possa accadere nemmeno nel più grottesco e assurdo dei film, dunque vivamente speriamo che le acque si smuovano, che un provvidenziale deus ex machina, senza necessità di ricorrere a sedicenti pifferai magici, intervenga a modificare lo status quo.
Ci risulterebbe difficile nonché fastidioso provare a fare i pifferai o peggio assumere le sembianze dei topastri, chiamare tutti gli altri topastri, organizzarci, protestare, alzare la voce. Noi siamo pennivendoli ballerini da strapazzo e certe cose non sappiamo farle. I nostri mezzi sono poveri: l’amore per la squadra, per il bel calcio, per la cronaca, gli effetti speciali –quelli no – non sono da noi. Al cinema sì, ma altrove stonano.
Dove vogliamo arrivare? A conquistarci quello spazio che meritiamo in quello stadio che amiamo e nel quale vogliamo continuare ad esercitare il nostro Articolo 31. Nulla più. Né casette di marzapane, né ricchi premi e cotillons. Solo la nostra voce, vera, sentita, appassionata e quanto più oggettiva possibile. E’ forse chiedere troppo?
 

 

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