(Carmine
Casella) - Da tempo, nel mondo dello
sport italiano, è stato lanciato l’allarme
sulla sua condizione economica, in
particolare in quelli di squadra, dove gran
parte dei proprietari di tali compagini sono
sull’orlo della bancarotta , spendendo per
la gestione tanto e introitando poco.
Con i suoi non pochi difetti, il basket
italico, però, da qualche anno a questa
parte, riesce a dare lezione rispetto al ben
più ricco calcio. La dirigenza federale
della palla a spicchi, a differenza degli
omologhi della pedata, si è dimostrata molto
più coraggiosa cancellando dalla geografia
della pallacanestro piazze storiche come
Bologna, sponda Virtus, e Pesaro. Tradotto
in termini calcistici, è come se Carraro
avesse lasciato fuori società come Inter e
Lazio.
Anche la Juve del basket, ovvero l’Olimpia
Milano, stava avendo analoga sorte delle due
società su-indicate, essendo stata salvata
in extremis grazie all’intervento di fior di
imprenditori meneghini come Galliani,
Moratti e Armani, che hanno affiancato, e
rinforzato, la compagine guidata da Giorgio
Corbelli.
Questo per dirvi come nel mondo dei canestri
ci sia un minimo di serietà nel valutare i
bilanci delle società di serie A, senza
avere riguardo per nessuno.
Totalmente diversa è l’analisi sulla
contabilità calcistica, con i presidenti di
A e B autori di una “tremontiana” finanza
creativa, coprendo magicamente una passività
di bilancio da codice penale, il tutto
avallato dai compiacenti vertici di Figc e
Lega calcio, buoni soltanto a far giustizia
di chi non ha a disposizione un padrino
politico pronto ad organizzare una crociata
per salvare questa o quella società.
Paradossale è stato ciò che è accaduto
quest’anno, ovvero uno spareggio per la
promozione nella massima serie disputato
dalle “bancarottiere” Torino e Perugia.
Per questi motivi, ed anche per altri non
citati, ne abbiamo francamente abbastanza di
una disciplina dove la distribuzione delle
risorse (diritti TV, Totocalcio etc.) non è
ripartita in maniera equilibrata, come
avviene nel mondo sportivo professionistico
per eccellenza, quello americano, che
vengono indirizzate invece esclusivamente
verso due o tre soggetti. Ne abbiamo le
tasche piene di uno sport dove la lotta per
vincere il campionato è ristretta a due
formazioni, aumentando la noia verso un
torneo, quello di serie A, che ha perso
tantissimo appeal negli ultimi 15 anni.
Soprattutto, ci siamo stufati di vedere
maltrattato il pubblico calcistico, ovvero i
veri finanziatori del mondo della pedata,
non tutelato adeguatamente dai ricorsivi
scandali scommesse o finanziari. Stiano
attenti, perché la pazienza degli amanti del
calcio della nostra Penisola ha pur sempre
un limite.