• IL CALCIO ITALIANO IN COMA IRREVERSIBILE •

26/8/2005

(Carmine Casella) Il mio buon Direttore di PianetAzzurro mi richiede di fare un editoriale in merito alle vicende che hanno coinvolto il Napoli e, più in generale, il calcio italiano.
Diciamo subito che sta per scattare domani un campionato di A simile ad un Trofeo Tim (quello che di norma si disputa a Trieste a Luglio) un po’ più esteso, con il corollario di 17 società assolutamente inadeguate a contrastare lo strapotere di Juve, Milan ed Inter. La gente che tiene saldamente in pugno le redini della pedata italica metterà un po’ di fumo negli occhi a chi ama questo sport, inventandosi ad inizio stagione qualche passo falso delle tre SuperPotenze, ma successivamente tutto ritornerà come prima e si assisterà alla solita solfa che da anni rende a nostro giudizio iper noiosa la massima serie.
La serie A continua a perdere pezzi importanti che rendono una chimera la competitività di questo torneo, capofila il Napoli, e poi via via tutte le altre, come Genoa, Torino, Bologna, che hanno scritto pagine importanti della storia del calcio.
Soprattutto è evidente che i signori della Figc e delle varie Leghe hanno un concetto del professionismo del tutto personale, fatto di un “arraffamento” voluttuoso che favorisce solo le tre compagini, roba da istruttoria dell’Antitrust. A questo si aggiunga anche l’atteggiamento delle testate sportive che incentivano questa politica, con titoloni sempre riferite a quelle compagini. Il principale quotidiano, quello che ha il colore rosa, ha pubblicizzato durante l’estate la vendita di materassini da mare, orologi etc con i colori delle solite tre squadre, per citare qualche episodio di mero merchandising. Ma preoccupa soprattutto il monopolio del “pensiero” calcistico.
Il caso Napoli è stato trattato quasi con fastidio a livello nazionale, come se fosse una minaccia alla partenza dei vari campionati, nonostante le legittime istanze presentate dai legali della società azzurra, e le palesi irregolarità finanziarie delle tante squadre di A e B, perdonate colpevolmente dai pulcinella di Via Allegri.
Il maltrattamento subito dalla compagine di De Laurentiis trova la sua sicura origine nella minaccia agli equilibri economici dei tre potentati (diritti TV, immagine e affini). L’ingresso del Napoli nella elite della serie A significa rivedere tali equilibri, ovvero dividere la “torta” in quattro parti, grazie all’esercito di sei milioni di tifosi partenopei sparsi nel mondo.
Quello che sta accadendo poi sul fronte Torino, o della tante partite di B rinviate causa rivolta dei sindaci, è la cartina di tornasole dello sfascio in cui versa lo sport del calcio, retta da persone brave solo a curare certi interessi e vomitare astio nei confronti di chi tenta di contrastarli.
Crediamo che sia arrivato il momento di pensare ad un campionato professionistico alternativo alla serie A, senza retrocessioni, sulla falsariga della NBA, il più bel torneo di basket mondiale, retto da un vero manager come David Stern (che non ha alcun conflitto d’interesse con il presidente Bush, chi vuol capire, capisca), dove sono in vigore regole condivise, e la ripartizione dei proventi è divisa in parti uguali tra tutte le squadre partecipanti. Il Napoli, e De Laurentiis, sia capofila di questa idea che, a nostro giudizio, troverà terreno fertile in tante società vassalle di quelle tre, che faranno di tutto per contrastare un simile progetto, o di farlo morire sul nascere. Stiano attente Juve, Milan ed Inter, da queste parti cominciamo ad essere stufi di essere ridotti al rango di servitù della gleba. Prima o poi la “Bastiglia” la prenderemo.
 

INDIETRO