(Carmine Casella) Il mio buon Direttore di
PianetAzzurro mi richiede di fare un
editoriale in merito alle vicende che hanno
coinvolto il Napoli e, più in generale, il
calcio italiano.
Diciamo subito che sta per scattare domani
un campionato di A simile ad un Trofeo Tim
(quello che di norma si disputa a Trieste a
Luglio) un po’ più esteso, con il corollario
di 17 società assolutamente inadeguate a
contrastare lo strapotere di Juve, Milan ed
Inter. La gente che tiene saldamente in
pugno le redini della pedata italica metterà
un po’ di fumo negli occhi a chi ama questo
sport, inventandosi ad inizio stagione
qualche passo falso delle tre SuperPotenze,
ma successivamente tutto ritornerà come
prima e si assisterà alla solita solfa che
da anni rende a nostro giudizio iper noiosa
la massima serie.
La serie A continua a perdere pezzi
importanti che rendono una chimera la
competitività di questo torneo, capofila il
Napoli, e poi via via tutte le altre, come
Genoa, Torino, Bologna, che hanno scritto
pagine importanti della storia del calcio.
Soprattutto è evidente che i signori della
Figc e delle varie Leghe hanno un concetto
del professionismo del tutto personale,
fatto di un “arraffamento” voluttuoso che
favorisce solo le tre compagini, roba da
istruttoria dell’Antitrust. A questo si
aggiunga anche l’atteggiamento delle testate
sportive che incentivano questa politica,
con titoloni sempre riferite a quelle
compagini. Il principale quotidiano, quello
che ha il colore rosa, ha pubblicizzato
durante l’estate la vendita di materassini
da mare, orologi etc con i colori delle
solite tre squadre, per citare qualche
episodio di mero merchandising. Ma preoccupa
soprattutto il monopolio del “pensiero”
calcistico.
Il caso Napoli è stato trattato quasi con
fastidio a livello nazionale, come se fosse
una minaccia alla partenza dei vari
campionati, nonostante le legittime istanze
presentate dai legali della società azzurra,
e le palesi irregolarità finanziarie delle
tante squadre di A e B, perdonate
colpevolmente dai pulcinella di Via Allegri.
Il maltrattamento subito dalla compagine di
De Laurentiis trova la sua sicura origine
nella minaccia agli equilibri economici dei
tre potentati (diritti TV, immagine e
affini). L’ingresso del Napoli nella elite
della serie A significa rivedere tali
equilibri, ovvero dividere la “torta” in
quattro parti, grazie all’esercito di sei
milioni di tifosi partenopei sparsi nel
mondo.
Quello che sta accadendo poi sul fronte
Torino, o della tante partite di B rinviate
causa rivolta dei sindaci, è la cartina di
tornasole dello sfascio in cui versa lo
sport del calcio, retta da persone brave
solo a curare certi interessi e vomitare
astio nei confronti di chi tenta di
contrastarli.
Crediamo che sia arrivato il momento di
pensare ad un campionato professionistico
alternativo alla serie A, senza
retrocessioni, sulla falsariga della NBA, il
più bel torneo di basket mondiale, retto da
un vero manager come David Stern (che non ha
alcun conflitto d’interesse con il
presidente Bush, chi vuol capire, capisca),
dove sono in vigore regole condivise, e la
ripartizione dei proventi è divisa in parti
uguali tra tutte le squadre partecipanti. Il
Napoli, e De Laurentiis, sia capofila di
questa idea che, a nostro giudizio, troverà
terreno fertile in tante società vassalle di
quelle tre, che faranno di tutto per
contrastare un simile progetto, o di farlo
morire sul nascere. Stiano attente Juve,
Milan ed Inter, da queste parti cominciamo
ad essere stufi di essere ridotti al rango
di servitù della gleba. Prima o poi la
“Bastiglia” la prenderemo.