• CONSIDERAZIONI SUGLI ERRORI DEL NAPOLI •

20/6/2005
(Vincenzo Letizia) - Ho inteso aspettare un giorno prima di pubblicare alcune considerazioni che mi sembrano pacifiche. Il Napoli, a meno che non venga ripescato (e qui già inizia a venirci il mal di testa se si pensa ad un’altra estate di passione e di programmazione incerta condita con tutti gli alibi del caso) dovrà disputare un altro torneo di C1, questo è il dato di fatto: gli annali custodiranno questo documento, non certo che Capparella ha sprecato due facili palle gol e che, soprattutto nel primo tempo, c’è stato uno sterile, ma apprezzabile dominio azzurro. Quando si conclude un’avventura, è tempo di bilanci e siccome facciamo i giornalisti qualche considerazione, al di là dei numeri, dobbiamo pur fornirla ai nostri tanti lettori. Fatta la premessa che i numeri, nella regular season, hanno dato ragione a Reja è indubitabile, al di là di prendere atto che il Napoli HA FALLITO la promozione in B ai play-off, che alcune operazioni del mister goriziano non ci hanno convinto. Innanzitutto, il Napoli, già qualificato da tempo ai play-off e certo della terza piazza, avrebbe potuto e dovuto risparmiare qualche uomo fondamentale in vista degli spareggi finale per impedire al fato di essere maligno come poi si è rivelato puntualmente nei confronti della squadra di Reja. Infatti, soprattutto nel doppio confronto con l’Avellino hanno pesato troppo le assenze di Fontana, Scarlato e Ignoffo, tutta gente di personalità, al di là delle indubbie qualità tecniche, che avrebbero dato al Napoli molte possibilità in più di poter vincere i play-off. Invece, qualcuno (a parte la gara di Giulianova) li ha voluti rischiare e sollecitare troppo, privando il Napoli dei suoi uomini migliori. Questa considerazione non la facciamo adesso, per cui consentiteci di farla pesare soprattutto ora che è andata come non avremmo mai voluto che andasse... Un’altra cosa che proprio non ci è andata giù, sono state le perenni incertezze di Reja sul modulo e sugli uomini da proporre sul terreno verde. Il tecnico goriziano ha presentato nel corso della sua opera napoletana tutti i moduli che la tattica calcistica raccoglie nei manuali per allenatori senza mai trovare la soluzione ottimale per una squadra che possiede, è bene qui rimarcarlo, un organico che avrebbe dovuto stracciare da Gennaio in poi, il campionato senza troppi tentennamenti. In più si è innescato nel momento topico della stagione il caso Calaiò/Sosa. Per tutto il girone di ritorno, Reja aveva sempre fatto partire titolare Calaiò, abituando ed allenando la squadra con i movimenti dell’ex bomber del Pescara, per poi mutare tutto proprio nelle due gare di finale contro l’Avellino che fra l’altro dispone in retroguardia di Puleo, ovvero uno dei migliori colpitori di testa tra tutti i tornei professionistici. Dunque continuo cambio di moduli e scelte di giocatori non adeguate al sistema di gioco. Volete un esempio? Ad Avellino è stato proposto un 4-4-2 che però prevedeva sull’ala destra Capparella (una seconda punta) e non Abate, che è il vero tornante di destra, che meglio avrebbe potuto interpretare quel ruolo.
Ci fermiamo qui, anche perché al di là di queste OGGETTIVE considerazioni, e un gioco che il Napoli non ha mai fatto vedere quest’anno, De Laurentiis ha dichiarato, anche ai nostri microfoni, che intende confermare Reja. Ne prendiamo atto, in fondo è il Presidentissimo azzurro che caccia i soldi e deve operare le scelte.
Sul banco degli imputati non può non finirci in qualche maniera anche il diggì Pirpaolo Marino. Certo, perché da un uomo di calcio come lui, così navigato, non ci saremmo aspettati la composizione di un organico con l’assoluta carenza di un’ala mancina. Anche l’acquisto (o meglio l’investimento) di Calaiò, ora a bocce ferme, ha suscitato più di qualche perplessità. Infatti, se il giocatore non può assolutamente essere discusso sul piano meramente tecnico, è indubbio che la sensibilità e l’emotività dell’uomo Calaiò, dovevano suggerire qualche valutazione ulteriore prima di condurre l’ex bomber del Pescara in una piazza tanto particolare com’è quella di Napoli. Anche la scelta di cambiare allenatore, da Ventura a Reja, è stata, secondo noi, tardiva: l’ex tecnico del Lecce e pupillo del direttore aveva già da molto tempo palesato l’assoluta inadeguatezza ad allenare questa squadra. Così operando, si sono persi troppi punti preziosi per strada.
Ora, dopo la disfatta avellinese, non resta che augurarsi un pronto ripescaggio in serie B, categoria che il Napoli già nell’infernale scorsa estate aveva conquistato sul campo. Nel frattempo, è opportuno da parte di De Laurentiis perfezionare un’organigramma che necessita ancora, allo stato, di essere oleato, ampliato e modificato in tanti ruoli cardine. Occorrerà dotarsi, infatti, di un direttore sportivo che possa collaborare con Marino. Anche il ruolo di colui che gestisce i rapporti con la stampa andrebbe completato con una figura di spessore che meglio faccia rispettare REGOLE, DIRITTI e TITOLI (senza troppi favoritismi) in un ambiente che di clientelismo già ne ha troppo...

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