9/6/2005
(Raffaele
Russo) - Ci siamo. Dopo quindici anni di
esilio forzato il “re” torna nella sua città.
Chissà cosa gli balena nella mente, mentre
affronta le ore di volo che lo conducono fra la
sua gente. La gente che lo ha amato quando
faceva magie sul terreno di gioco e lo continua
ad amare a dispetto di tutte le vicissitudini
che hanno fatto parte della sua vita.
Per i tifosi nulla potrà scalfire minimamente
ciò che “Il miglior calciatore di tutti i tempi”
ha rappresentato per l’intera città di Napoli.
Diego non è stato solo un calciatore, ma ha
rappresentato dal 1984 al 1981 un vero e proprio
“fenomeno sociale” fondamentale per i
Napoletani.
Con le sue giocate il fuoriclasse Argentino,
riusciva a far staccare la gente dalla dura
realtà del Mezzogiorno, inculcando con forza
quella leggera consapevolezza della possibilità
di successo, quella possibilità di vittoria, che
sia in campo che nella vita ha tanto aiutato la
gente di Napoli.
Così “El Pibe de Oro” con la sua ingenua
sfacciataggine sfidò le ricche società del nord
e nel 1987 riuscì nel miracolo: riuscì a
sconfiggere Milan, Inter e Juve e riuscì a
regalare lo scudetto alla sua seconda Patria
tanto simile alla sua Argentina per il calore
della gente. L’importanza storica dell’evento
era enorme: da quando un pallone aveva iniziato
a rotolare su di un prato, nessuna squadra del
Sud era mai stata capace di vincere il Titolo
Nazionale. Ma Diego non si limitò a questo, a
lui va il merito di aver reso Napoli e il Napoli
famosi in tutto il mondo, a lui va il merito di
esser riuscito seppur per poco tempo a far
diventare la città Partenopea capitale del
calcio Italiana.
E quando ha smesso di giocare, molti sono stati
i tentativi di rivedere in altri calciatori il
suo talento. Si sono sprecati i paragoni. Il
calcio aveva bisogno di un personaggio del suo
naturale talento e per questo si sperava di
trovare qualche calciatore che sarebbe stato in
grado di imitare o ripetere i numeri
straordinari dello “scugnizzo napoletano”. Ma la
verità è dura: nessuno è stato in grado di
accollarsi questa eredità e probabilmente
nessuno mai lo farà neanche in futuro.
Chi ha avuto, come il sottoscritto, la fortuna
di vederlo giocare a San Paolo non dimenticherà
mai le sue funamboliche giocate, alcune delle
quali sono entrate a fare parte di prepotenza
nel patrimonio mondiale di questo sport. Potrei
citare la rete che segno contro il Verona con un
pallonetto da centrocampo, o ancora il colpo di
testa da centrocampo con il quale beffò Giovanni
Galli allora portiere del Milan, potrei
ricordare la punizione in area di rigore che
bucò Tacconi, sfidando le leggi della fisica.
Potrei continuare per molto tempo ancora, ma
preferisco fermarmi e ringraziarlo per avermi
concesso la possibilità di assistere a queste
magie e di sentirmi orgoglioso di tifare per
questa squadra. Questa sera Diego tornerà allo
stadio San Paolo, e sarebbe bello almeno per
un’altra notte poter continuare il vecchio
sogno. Sarà emozionante rivedere ancora insieme
quella squadra che tanto ci ha regalato. Intanto
ci accontenteremo di riascoltare i vecchi cori e
ricorderemo quando l’urlo degli ottantamila
faceva tremare i sediolini dello stadio. Tutti
noi non aspettiamo altro che cantare: “…Maradona
è meglio ‘e Pelè, c’hanne fatte ‘o mazze tante
pe ll’avè…”!
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