• EDITORIALE: IL DESERTO S. PAOLO •

7/8/2005

(Carmine Casella) - Se una mente occulta avesse qualche anno fa pianificato la distruzione del calcio a Napoli, dopo quanto visto durante la prima gara ufficiale della formazione azzurra, diremmo che il piano è perfettamente riuscito.
Come è stato desolante per lo scrivente vedere le gradinate del S. Paolo occupate da 3000 persone, che per tutti i 90’ hanno manifestato tutto il loro dissenso nei confronti del Palazzo, giustizialista con i deboli, assolutamente servile nei confronti dei forti.
E dopo aver trascorso un’intera estate ad aspettare deliberazioni favorevoli alla causa partenopea (CCA, Coavisoc, Tar etc.), ci siamo resi conto alla fine, senza essere tacciati di troppo vittimismo, che per i propri guai finanziari ha pagato solo il Napoli.
Scontiamo probabilmente il famoso scudetto della monetina di Bergamo, quando poi, stesso giorno, ci fu l’ episodio, analogamente poco chiaro, del gol fantasma di Bologna in favore del Milan, non visto incredibilmente dall’ arbitro di quella gara Lanese (promosso poi “misteriosamente” a rappresentare l’Italia ai mondiali del 90’ ai danni del ben più meritevole Pairetto, ripescato poi dalla stessa Fifa) e dal suo assistente Nicchi ( anch’egli beneficiario di una promozione ad internazionale Uefa). L’attuale presidente di Lega Galliani, oltre a ricordare periodicamente l’episodio di Atalanta-Napoli, cercasse di fornirci anche delle spiegazioni su questo fatto che certamente non aveva sfavorito la compagine rossonera i quel combattuto campionato.
Ma soprattutto la Napoli calcistica paga ancora, accadimento sempre di quell’annata, il fatto di essersi schierata con l’Argentina nella semifinale contro l’Italia di Vicini ai mondiali.
E mentre gli azzurri regolano i giovanotti del Pescara, nonostante la doppia inferiorità numerica, decretata dell’arbitro Farina di Novi Ligure ai danni di Grava e Montervino, e il buon patron De Laurentiis inveisce giustamente, nell’intervallo della gara, contro il Tar, davanti alle telecamere Rai, andiamo via dalla tribuna stampa (semivuota anch’essa) con l’intima speranza che si possa subito voltare pagina, e ritornare a vedere gare ufficiali di un certo livello contornate da una cornice di pubblico di rilievo. Il Trofeo Birra Moretti? No, grazie. Una simile manifestazione non può certamente ripagare la fame di grande calcio dei napoletani. Certi “paliativi” da Sibilla cumana portiamoli da un’altra parte, perché, come diceva Totò, “accà nisciuno è fesso!”.
 

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