(Carmine
Casella) - Ancora una volta ingiustizia
è fatta! Il Napoli subisce l’ennesimo torto,
questa volta ad opera del Consiglio di Stato
che respinge i ricorsi presentati dai legali
della società azzurra contro le irregolarità
amministrative di alcune società di A e B,
tra cui le ripescate Vicenza e soprattutto
Pescara, quest’ultima che beneficerà per la
seconda volta di un ripescaggio grazie all’irregolarissima
norma approvata in corsa dalla FIGC il 13
giugno che ribaltava quella precedente che
non permetteva tale passo, cose che accadono
solo in Italia.
Non entriamo nel merito delle decisioni dei
giudici, ma il perdonismo dimostrato quest’anno
per quanto riguarda i bilanci di tante
compagini professionistiche italiane stride
notevolmente nei confronti della fermezza e
“perentorietà” (caro Carraro, come si cambia
facilmente idea in 12 mesi pur di far fuori
qualcuno l’anno scorso) dimostrata ai danni
della squadra azzurra.
Ribadiamo il concetto che a perdere in
questa vicenda è l’intera città di Napoli, a
cominciare da quella classe politica (tutta
intera, non si salva nessun partito) che ha
dimostrato di non avere alcun peso specifico
rilevante in sede nazionale (ah! caro
sindaco, ancora ci vogliamo fidare
dell’”amico” Franco?).
Si resta in serie C1, lana pregiata azzurra
in mano al “tosapecore” Macalli che si sta
fregando le mani dalla prospettiva di poter
disporre anche la prossima stagione della
preziosissima (per le sue tasche) presenza
dei partenopei nel miserabile (per come è
gestito) torneo di terza divisione.
L’auspicio è che quanto accaduto in questi
due mesi possa far aprire gli occhi a chi
ritiene che nell’anomalo mondo
professionistico di oggi si possa ancora
credere alla veridicità dei risultati sul
campo ( su questo, e anche sul presunto
trattamento di favore avuto dagli azzurri
nella scorsa stagione ci sarebbe molto da
discutere).
Nel frattempo, “godiamoci” il rango di
“colonia” calcistica, perché tale è il
livello della Napoli pedatoria su scala
nazionale, vedere il Birra Moretti per
credere. A questo torneo ognuno è libero di
comportarsi come crede. Lo scrivente, che
non ama cibarsi di illusioni, è orgoglioso
di non esserci.