29/11/2004
Adesso ci tocca fare la
parte di quelli che dicono “lo avevo detto”. Ma è proprio così. Basta
fare un salto nell’archivio dell’Obiettivo Napoli per accertarsene.
All’indomani del deludente pareggio di Teramo avevamo avuto la
conferma che il Napoli meritava la sua classifica, e il successo
strappato in extremis al San Paolo contro la Sambenedettese sette
giorni dopo, non poteva illudere più di tanto.
Il Padova lo ha chiarito una volta per tutte. Se il Napoli si trova di
fronte una squadra ordinata, che tiene bene il campo e che possiede un
paio di giocatori di qualità e magari riesce a produrre qualche
manovra veloce in attacco, va immediatamente in difficoltà.
Il ritornello è sempre lo stesso. I difensori sono forti fisicamente
ma lenti e l’unico che possiede qualità tecniche superiori è Scarlato.
Il centrocampo non ha un cervello, una testa pensante, non sa
allargare o velocizzare il gioco, che perciò è terribilmente
prevedibile.
L’attacco è asfittico, segnano più i difensori che i cosiddetti
bomber.
E allora? E allora vorremmo vedere almeno quella grinta e quella
determinazione attraverso cui si sono strappati i tre punti contro la
Sambenedettese, per esempio. Anche perché l’attuale rosa deve almeno
cercare, da qui a gennaio, di non perdere troppo terreno dalle prime.
Ma intanto i punti di distanza dal capolista Rimini sono undici, non
una bazzecola, ed anche le altre cominciano a prendere il largo.
Non che non si sia nella norma. Viste le premesse, così come vanno
ripetendo Ventura e Marino, il campionato del Napoli è assolutamente
da copione. Ma bisogna fare uno sforzo in più, in attesa che arrivino
i rinforzi, dei quali specialmente il centrocampo ha un disperato
bisogno. Un esterno sinistro ed un trequartista urgono più di tutto.
Che Marino stia già lavorando in previsione di gennaio è sicuro, così
come crediamo sia sicura la volontà del presidente De Laurentiis di
non fare la comparsa in un calcio che non conta niente, dove al
massimo è possibile reclamizzare i suoi film nella città di Napoli e
poco altro.
Rino Scialò |