• NAPOLI, OCCORRE CAMBIARE REGISTRO E CORRERE AI RIPARI •

18/3/2007

(VINCENZO LETIZIA) - Un dato, nelle ultime tre partite solo due punti racimolati dal Napoli. Secondo dato, gli azzurri, non hanno mai giocato bene in questo campionato (come lo scorso e l’altro ancora…) e anche le vittorie, striminzite e rubacchiate, sono giunte grazie al fattore C o S, se preferite: S come “San” Sosa e S come San…toni. Su queste pagine lo andiamo ripetendo da secoli. Questo Napoli gioca male e non sempre si può vincere grazie ai regali degli avversari o alle individualità dei singoli, che anche la squadra partenopea detiene in gran numero. Chiariamo qui, una volta per tutte, cosa significa giocare bene. Giocar bene vuol dire avere un’organizzazione di gioco che ti permetta al contempo di non subire molto dietro, ma anche di produrre azioni offensive che consentano di costruire palle gol. Dunque, se si legge la definizione e la si interpreta a dovere, questo Napoli non ha gioco, non gioca bene, ovvero non ha un’organizzazione di gioco. E’ pur vero, che la squadra partenopea, dopo la Juventus, è quella che dispone dell’organico più ricco e di maggior qualità. E qui, dunque, le aggravanti di Reja si moltiplicano a livello esponenziale, perché se è vero che non si può vincere sempre o non perdere mai, è pur vero che contro il Vicenza in casa o contro il Crotone in crisi, i tifosi si augurerebbero un responso diverso del campo e delle scelte un po’ più razionali dell’allenatore. In particolare, giocare con 7, dico 7, difensori all’Ezio Scida di Crotone, non è un bel segnale per chi tiene alle sorti dell’equipe azzurra, mentre certamente è stato un segnale ottimale per chi come il Crotone, avrà percepito l’atteggiamento, segnatamente rinunciatario di Reja, e trovato maggiore morale.
Finora, in una maniera o nell’altra, si faceva risultato e dunque i “sapientoni” non solo venivano zittiti da qualcuno, ma anche impediti di esprimere la loro sacrosanta opinione. Che poi opinione non è perché che il Napoli giochi oggettivamente male è evidente a tutti. Ma si diceva, questa squadra fa comunque risultati buoni. Ripetiamo, due punti nelle ultime tre partite, giocate oltretutto non con Bologna, Juve o Genoa, sono un campanello d’allarme piuttosto serio. Anche se per chi giudica liberamente questo Napoli, segni di pessimismo già erano emersi nei modi di interpretare certe partite degli azzurri contro avversari assolutamente non trascendentali. Se poi per Reja e Marino è una grande impresa “disinnescare” il Vicenza in casa, pareggiando 0-0, allora qui non si tratta più di dare un giudizio sportivo, ma c’è un tentativo che dalle nostre parti i cari tifosi conoscono bene: mettere sempre “la pezza a colori…”.
Come si esce da questa crisi di gioco che attanaglia il Napoli da molti mesi? Innanzitutto, soprattutto tra le mura amiche, rivedendo il modulo e l’atteggiamento mentale. Il 5-3-1-1 o 5-3-2 che dir si voglia, è un sistema di gioco eccessivamente prudente che non paga contro avversari schierati a loro volta in maniera rinunciataria. E’ tanto vero questo, soprattutto se si considera che il Napoli ha sbloccato spesso le sue partite casalinghe nei momenti in cui il modulo proposto da Reja, nel suo affannoso e confusionario tourbillon, era il 4-3-1-2 o addirittura il 4-3-3. Del resto i migliori giocatori in organico la squadra azzurra li ha in avanti e non ci sembra scelta saggia, soprattutto quando la vittoria non può essere rimandata, sacrificare i più prolifici rapaci dell’area o quelli dotati di maggiore creatività. Uno di questi è senza dubbio Calaiò, un giocatore fondamentale per le sorti future del Napoli, che nel suo momento migliore di forma, è stato incredibilmente messo in discussione da Reja. Ci auguriamo che dopo la prestazione del Napoli di ieri, e visto soprattutto la prova di chi lo ha sostituito, si dia a Calaiò la continuità di giocare e di dimostrare quanto può risultare prezioso per i suoi compagni. Averlo degradato a ruolo di panchinaro, ingiustamente, ha avuto la conseguenza di demoralizzarlo e fargli perdere il feeling con il goal, lui che è calciatore che si esalta tanto, ma si deprime anche molto quando non sente la giusta fiducia in torno a se.
Per chiudere qui le nostre considerazioni, diciamo subito che grazie ai passi falsi delle dirette concorrenti alla promozione in serie A, c’è ancora tempo per migliorare e correggere quei difetti che pure la squadra denuncia con allarmante continuità. Problemi soprattutto di gioco: a Reja dunque il compito di lavorare con maggiore intensità sul piano tattico. In questa sosta di due settimane l'allenatore goriziano avrà modo anche di ricaricare le batterie di tanti suoi calciatori in chiaro debito d'ossigeno.
Inoltre, a Marino rivolgiamo qui un sentito invito, di non riprendere più alla prossima vittoria la polemica sui “sapientoni”. Per chi giudica il calcio con competenza, se pur importanti, i risultati non sono il parametro decisivo. Che il Napoli giocasse e giochi male era ed è palese a tutti, e chi scrive lo denunciava quando si rubacchiavano vittorie striminzite e lo ripete ora che mancano anche i risultati…

 

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