(VINCENZO LETIZIA) - Un dato,
nelle ultime tre partite solo due
punti racimolati dal Napoli. Secondo
dato, gli azzurri, non hanno mai
giocato bene in questo campionato
(come lo scorso e l’altro ancora…) e
anche le vittorie, striminzite e
rubacchiate, sono giunte grazie al
fattore C o S, se preferite: S come
“San” Sosa e S come San…toni. Su
queste pagine lo andiamo ripetendo
da secoli. Questo Napoli gioca male
e non sempre si può vincere grazie
ai regali degli avversari o alle
individualità dei singoli, che anche
la squadra partenopea detiene in
gran numero. Chiariamo qui, una
volta per tutte, cosa significa
giocare bene. Giocar bene vuol dire
avere un’organizzazione di gioco che
ti permetta al contempo di non
subire molto dietro, ma anche di
produrre azioni offensive che
consentano di costruire palle gol.
Dunque, se si legge la definizione e
la si interpreta a dovere, questo
Napoli non ha gioco, non gioca bene,
ovvero non ha un’organizzazione di
gioco. E’ pur vero, che la squadra
partenopea, dopo la Juventus, è
quella che dispone dell’organico più
ricco e di maggior qualità. E qui,
dunque, le aggravanti di Reja si
moltiplicano a livello esponenziale,
perché se è vero che non si può
vincere sempre o non perdere mai, è
pur vero che contro il Vicenza in
casa o contro il Crotone in crisi, i
tifosi si augurerebbero un responso
diverso del campo e delle scelte un
po’ più razionali dell’allenatore.
In particolare, giocare con 7, dico
7, difensori all’Ezio Scida di
Crotone, non è un bel segnale per
chi tiene alle sorti dell’equipe
azzurra, mentre certamente è stato
un segnale ottimale per chi come il
Crotone, avrà percepito
l’atteggiamento, segnatamente
rinunciatario di Reja, e trovato
maggiore morale.
Finora, in una maniera o nell’altra,
si faceva risultato e dunque i
“sapientoni” non solo venivano
zittiti da qualcuno, ma anche
impediti di esprimere la loro
sacrosanta opinione. Che poi
opinione non è perché che il Napoli
giochi oggettivamente male è
evidente a tutti. Ma si diceva,
questa squadra fa comunque risultati
buoni. Ripetiamo, due punti nelle
ultime tre partite, giocate
oltretutto non con Bologna, Juve o
Genoa, sono un campanello d’allarme
piuttosto serio. Anche se per chi
giudica liberamente questo Napoli,
segni di pessimismo già erano emersi
nei modi di interpretare certe
partite degli azzurri contro
avversari assolutamente non
trascendentali. Se poi per Reja e
Marino è una grande impresa
“disinnescare” il Vicenza in casa,
pareggiando 0-0, allora qui non si
tratta più di dare un giudizio
sportivo, ma c’è un tentativo che
dalle nostre parti i cari tifosi
conoscono bene: mettere sempre “la
pezza a colori…”.
Come si esce da questa crisi di
gioco che attanaglia il Napoli da
molti mesi? Innanzitutto,
soprattutto tra le mura amiche,
rivedendo il modulo e
l’atteggiamento mentale. Il 5-3-1-1
o 5-3-2 che dir si voglia, è un
sistema di gioco eccessivamente
prudente che non paga contro
avversari schierati a loro volta in
maniera rinunciataria. E’ tanto vero
questo, soprattutto se si considera
che il Napoli ha sbloccato spesso le
sue partite casalinghe nei momenti
in cui il modulo proposto da Reja,
nel suo affannoso e confusionario
tourbillon, era il 4-3-1-2 o
addirittura il 4-3-3. Del resto i
migliori giocatori in organico la
squadra azzurra li ha in avanti e
non ci sembra scelta saggia,
soprattutto quando la vittoria non
può essere rimandata, sacrificare i
più prolifici rapaci dell’area o
quelli dotati di maggiore
creatività. Uno di questi è senza
dubbio Calaiò, un giocatore
fondamentale per le sorti future del
Napoli, che nel suo momento migliore
di forma, è stato incredibilmente
messo in discussione da Reja. Ci
auguriamo che dopo la prestazione
del Napoli di ieri, e visto
soprattutto la prova di chi lo ha
sostituito, si dia a Calaiò la
continuità di giocare e di
dimostrare quanto può risultare
prezioso per i suoi compagni. Averlo
degradato a ruolo di panchinaro,
ingiustamente, ha avuto la
conseguenza di demoralizzarlo e
fargli perdere il feeling con il
goal, lui che è calciatore che si
esalta tanto, ma si deprime anche
molto quando non sente la giusta
fiducia in torno a se.
Per chiudere qui le nostre
considerazioni, diciamo subito che
grazie ai passi falsi delle dirette
concorrenti alla promozione in serie
A, c’è ancora tempo per migliorare e
correggere quei difetti che pure la
squadra denuncia con allarmante
continuità. Problemi soprattutto di
gioco: a Reja dunque il compito di
lavorare con maggiore intensità sul
piano tattico. In questa sosta di
due settimane l'allenatore goriziano
avrà modo anche di ricaricare le
batterie di tanti suoi calciatori in
chiaro debito d'ossigeno.
Inoltre, a Marino rivolgiamo qui un
sentito invito, di non riprendere
più alla prossima vittoria la
polemica sui “sapientoni”. Per chi
giudica il calcio con competenza, se
pur importanti, i risultati non sono
il parametro decisivo. Che il Napoli
giocasse e giochi male era ed è
palese a tutti, e chi scrive lo
denunciava quando si rubacchiavano
vittorie striminzite e lo ripete ora
che mancano anche i risultati…