• L'EDITORIALE - NON CI VOGLIONO IN SERIE B •

30/5/2005
(Ferruccio Fiorito) - Iniziamo dalla fine. Il Napoli ha raggiunto il risultato minimo in una partita che non poteva essere diversa dalle altre fino ad ora disputate, se è vero, come è vero, che gli azzurri preferiscono dire la loro allo scadere, quando i giochi sembrano fatti, quando l’ultima parola spetta ai più forti.
Da questa partita Reja può trarre spunti interessanti, che gli torneranno utili nell’immediato prosieguo.
Chi siede in panchina, ogni volta che viene chiamato in campo, fa sempre il suo dovere, e non è certo un caso che proprio Capparella e Sosa hanno trascinato il Napoli sino all’ultimo secondo; la rosa del Napoli mostra una splendida preparazione atletica, ne è la prova il solito goal degli utlimi minuti, quando la disperazione della sconfitta innesta le ultime forze dei calciatori, sempre pronti a dare tutto, ma proprio tutto.
Ci rivediamo nei ragazzi di Reja che esprimono la rabbia dei loro tifosi, stanchi della mediocrità di tutto l’ambiente “dilettantistico” di questa serie, dove persino il “Collina” della C, tale Damato di Barletta, dimostra tutta la presunzione dell’ignoranza (nel senso di ignorare le elementari regole del calcio) nel momento in cui allontana Reja dal campo o quando non convalida un goal clamoroso a Sosa; a meno che non si vuol credere nella mala fede di un intero sistema che non vuole il Napoli in Serie B (come dire, a pensar male si fa peccato, ma a volte si indovina). Non aspettiamoci, quindi, regali, non ne arriveranno; aspettiamoci, invece, altre ingiustizie, camuffate da errori arbitrali, perché la dirigenza azzurra, dimostratasi davvero grande nel non accettare le vergognose provocazioni della tribuna d’onore (ma sarebbe più appropriato del disonore) è troppo diversa dalle altre dirigenze, e questo fa paura soprattutto a chi al cospetto si sente piccolo, ma forse lo è davvero, come ha dimostrato di esserlo tutto l’entourage della Sambenedettese, degna di questo campionato semi-professionistico.

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