25/11/2007
(ESCLUSIVA
PianetAzzurro
di Michele Caiafa) - Questo mese, carissimi
amici e lettori di “PianetAzzurro”, abbiamo
intervistato in esclusiva per voi l’ex
attaccante del Napoli Andrea Carnevale. Nato
a Monte San Biagio, paese in provincia di
Latina, il 12 gennaio del 1961, Carnevale ha
cominciato a giocare prima con il Fondi,
nella stagione 1977/78, per poi passare al
Latina l’anno successivo. Nel 1979 venne
acquistato dall’Avellino. A portarlo in
terra irpina fu l’attuale direttore generale
del Napoli, all’epoca diesse dei ‘lupi’,
Pierpaolo Marino. Con l’Avellino ha anche
conosciuto la vetrina della serie A. Passato
poi per altre compagini quali la Reggiana,
il Catania, il Cagliari e l’Udinese, il buon
Andrea ha conosciuto la sua massima ribalta
di calciatore negli anni passati alle falde
del Vesuvio, lo portò a Napoli nel 1986
sempre il direttore sportivo Marino (diesse
dei partenopei nel biennio 1985/87), nei
quali è riuscito, per l’appunto con la
casacca azzurra addosso, a conquistare, nei
sui quattro anni di permanenza in riva al
Golfo partenopeo, due scudetti (1986/87 e
1989/90), una coppa Italia (1986/87) ed una
coppa Uefa (1988/89). Rimane ancorato nella
mente dei tifosi napoletani lo storico goal
che Carnevale mise a segno contro la
Fiorentina il 10 maggio del 1987. Rete che
in pratica suggellò la vittoria del primo
scudetto di casa Napoli. I successi e la sua
continua crescita da attaccante conseguita
negli anni partenopei, gli aprirono le porte
della Nazionale. Prima quella Olimpica, con
la quale conquistò il quarto posto alle
Olimpiadi di Seul nel 1988 e poi, quelle
della Nazionale Maggiore. Difatti sarebbe
dovuto essere, insieme a Gianluca Vialli,
l’attaccante titolare della Nazionale
durante i Mondiali di Italia ’90. E così fu
all’inizio del torneo iridato. Ma la
contemporanea esplosione durante la Coppa
del Mondo di ‘Totò’ Schillaci
(capocannoniere di quell’edizione Mundial
con 6 reti) ed un furibondo litigio avuto
con l’allora commissario tecnico dell’Italia
Azeglio Vicini, gli schiusero in maniera
definitiva le porte della Nazionale.
Dopo Napoli, Carnevale approdò alla Roma,
per poi terminare la sua carriera calcistica
con le tappe di Udine e soprattutto Pescara,
dove appese le scarpette al chiodo nel 1996.
Anche in questa sua ultima stagione, il
rapporto con il goal non gli venne meno.
Realizzò 10 goal in 28 presenze.
Attualmente Carnevale è osservatore
dell’Udinese, oltre che responsabile del
settore giovanile del sodalizio friulano.
Caro Andrea, da calciatore hai girato molto
l’Italia, anche se pensiamo che i tuoi
ricordi più belli li hai vissuti nel
quadriennio napoletano… Ci sbagliamo?
“Assolutamente no. E’ sempre un grosso
piacere personale riportare la mia mente ai
ricordi di quegli anni. Quattro anni davvero
indimenticabili, nei quali ho avuto anche la
fortuna di vincere tanto e di giocare con il
più grande giocatore di sempre: Diego
Armando Maradona. Non solo lui, perché
quella squadra aveva nel suo organico
campioni di grande spessore quali Antonio
Careca, Bruno Giordano e lo stesso Salvatore
Bagni. Furono stagioni straordinarie, anche
se ho sempre dovuto sudare e lottare per
guadagnarmi il mio spazio in squadra.
Ricordo ancora con grande orgoglio, mi viene
anche oggi la pelle d’oca, la rete che
realizzai contro la Fiorentina nel giorno
del primo storico scudetto del Napoli. E’
difficile anche provare a spiegare quel tipo
di emozione che ebbi. Di certo, quella
napoletana è la piazza che mi è rimasta
davvero nel cuore, tra le tante che ho
girato. Tornando indietro nel tempo, rifarei
la scelta Napoli per altre mille volte”.
Ora il presente. Può essere indicata la
squadra di Reja quale vera rivelazione di
questo inizio di torneo?
“E’ vero, voi media spesso indicate il
Napoli quale vera sorpresa di questo
campionato. Ma io non sono d’accordo… Mi
spiego meglio: Il mio amico Pierpaolo Marino
sta lavorando molto bene, del resto la
stessa cosa l’aveva fatta anche ad Udine,
dove tutti noi non l’abbiamo mai
dimenticato, ed ora, con la sua opera di
direttore generale, ha fatto sì che
l’organico partenopeo sia già una potenza di
questo campionato. Gli azzurri sono una
squadra che non ha paura di nessuno. Fino ad
ora se la sono giocata alla pari contro
tutte le big che hanno affrontato, riuscendo
ad ottenere anche meno punti in classifica
di quelli che avrebbero meritato. Contro noi
dell’Udinese poi, nel famoso 5-0 del 2
settembre scorso, sciorinarono addirittura
la prestazione perfetta”.
A Napoli sembra essersi creato un caso
Calaiò. Ma Marino, nelle sue ultime
esternazioni, ha dichiarato che quello di
Calaiò gli ricorda il caso Carnevale. Tu, ci
ricorda il diggì, volevi andar via, poi però
divenisti fondamentale per la conquista del
primo scudetto. Chiamato in causa in prima
persona da Marino, ci dai una tua opinione
sulla vicenda Calaiò e sul paragone da te
subito?
“L’accostamento fatto da Pierpaolo è un atto
di stima che ha fatto tanto piacere a me e
sono certo che abbia gradito il paragone
anche Calaiò. Però c’è una differenza tra la
mia situazione dell’epoca e quella attuale
di Emanuele. Per quel che mi riguardava, io
facevo spesso la panchina perché davanti a
me avevo dei campioni straordinari quali
Maradona, Careca e Giordano. Proprio per
questi motivi, io cercavo sempre di
sfruttare al meglio le chance che mi
concedeva Bianchi quando mi mandava in
campo. Per l’attaccante palermitano la
situazione è un po’ diversa: io lo considero
una punta straordinaria e non merita di
stare certamente in panca. Certo, c’è stato
l’episodio del rigore, da lui voluto
fortissimamente calciare, ma sbagliato. Quel
penalty l’aveva tirato bene, ma il portiere
è stato bravo a parare. Cose che capitano…
Ribadisco dunque che Calaiò non può essere
considerato semplicemente la riserva di
Lavezzi. Lui è molto bravo, e quindi
meriterebbe di trovare un posto fisso tra i
titolari”.
La chiosa, la dedichiamo alla Nazionale,
fresca qualificata agli Europei del prossimo
anno in Austria e Svizzera. Possono gli
azzurri confermarsi anche ai vertici
europei, dopo il trionfo nel Mondiale del
2006?
“Fare la doppietta Mondiale-Europeo non è
una cosa semplice. Se non sbaglio l’impresa
è riuscita solo alla Francia. Ma il gruppo
della Nazionale, seppur alla guida ci sia
adesso un nocchiero diverso, Donadoni e non
più Lippi, ha una mentalità vincente, una
mentalità da campioni del Mondo. Poi le
qualità indiscusse di molti dei giocatori
italiani possono ancora fare la differenza.
Non ho la palla di vetro ed a giugno mancano
ancora parecchi mesi, ma devo dire che, per
quanto mi riguarda, l’Italia agli Europei mi
dà estrema fiducia”.
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