2/11/2007
(ESCLUSIVA
PianetAzzurro di MICHELE
CAIAFA) - Questa settimana, carissimi amici
e lettori di “PianetAzzurro”, in occasione
di Napoli-Reggina, match valido per
l’undicesima giornata del massimo campionato
italiano di calcio, abbiamo intervistato, in
esclusiva per voi, l’ex tecnico di Reggina e
Napoli Franco Colomba.
Ex centrocampista di buon livello, Colomba
ha disputato le sue migliori stagioni tra la
A e la B con le maglie di Bologna ed
Avellino. Conclusa l’esperienza da giocatore
con la casacca del Modena, proprio con
questa società ha cominciato la sua carriera
da tecnico allenando per due anni, dal 1990
al 1992, le giovanili del sodalizio
emiliano. Poi, dopo le buone fortune da
trainer di Olbia e Novara, Franco fa il suo
esordio da tecnico di serie B allenando la
Salernitana, stagione 1995/96, alla guida
della quale sfiorerà l’impresa della
promozione in A. Massima serie che comunque
troverà per la prima volta nel 1998, quando
viene chiamato in panchina dal Vicenza
Calcio.
Lega le sue migliori prestazioni da
allenatore alla guida della Reggina, club
che allenerà in ben tre periodi differenti.
Ma, dicevamo, è soprattutto nel triennio
1999/2002 che Colomba farà cose egregie.
Dopo un’immeritata retrocessione in
cadetteria del club calabro nell’anno
2000/2001, spareggio perso contro il Verona,
Colomba, l’anno seguente, riporterà la
Reggina in serie A.
Questo risultato positivo gli farà aprire le
porte del Calcio Napoli, da poco passato
nelle mani dell’ultimo patron prima del
fallimento, l’imprenditore alberghiero
Salvatore Naldi. Legata
anche alle vicissitudini societarie e ad un
organico tutt’altro che completo, la
stagione partenopea di Colomba è abbastanza
insoddisfacente. Comunque, dopo aver
ricevuto anche un esonero, ritornò sulla
panca napoletana agli inizi di marzo del
2003 e riuscì a fine stagione a conquistare
la permanenza in cadetteria della compagine
partenopea.
Nell'estate del 2007, Colomba è stato
chiamato ad allenare il Verona in serie C1,
venendo però esonerato dopo poche giornate,
a causa degli scarsi risultati conseguiti,
che vedono la compagine scaligera navigare
in zona playout.
Caro mister, il Napoli è uscito dal
ciclo terribile di ottobre (Inter,
Roma, Juventus e Fiorentina affrontate in
sequenza), denominato per l’appunto
ottobre rosso, a testa alta e con quattro
punti in cascina. E’ rimasto sorpreso dalle
prestazioni dei partenopei?
“La compagine napoletana è, insieme
all’Udinese, una delle sorprese positive di
questo inizio torneo. Gli acquisti del
direttore generale Pierpaolo Marino sono
stati tutti azzeccati. Gente del calibro di
Lavezzi, Hamsik, Gargano, ed anche lo stesso
Blasi e Zalayeta, inseriti in un gruppo che
aveva già fatto tanto bene nella passata
stagione, conquistando la promozione in A,
hanno fatto aumentare il tasso tecnico e
qualitativo della squadra. A questo poi, si
aggiunge l’ottimo lavoro svolto da un
allenatore bravo e capace quale Edy Reja”.
Da ex tecnico di Reggina e Napoli,
domenica al San Paolo ci sarà la sfida tra
queste due compagini meridionali. Cosa verrà
fuori da questa gara?
“Purtroppo, e lo dico a malincuore, la
Reggina, a cui sono rimasto molto legato per
i miei passati da tecnico, vive un momento
particolarissimo. La sconfitta interna
subita nell’ultimo turno di campionato
contro un’altra compagine che lotta per la
salvezza, quale il Livorno, può imprimere un
marchio psicologico negativo nella mente
dell’undici calabrese. Poi, ci si mette
anche il calendario di mezzo. La gara di
domenica contro il Napoli di Reja capita nel
momento peggiore. Quindi, il mio parere da
tecnico è che gli azzurri non avranno tanti
problemi nell’avere la meglio sulla
compagine calabrese”.
Ha ricordato i suoi affetti per la
maglia amaranto. Ha qualche ricordo positivo
anche dell’esperienza napoletana?
“A Reggio ho vissuto per molti anni, ma
Napoli per me, è stata un’esperienza
affascinante. Purtroppo, sono arrivato in
riva al Golfo in un momento poco felice per
la piazza napoletana, con la compagine
impelagata in serie B, ed una società che
poteva soltanto lottare giorno dopo giorno
per cercare di sopravvivere. Sapete bene poi
come è andata a finire la vicenda
nell’estate del 2004. Comunque, il capoluogo
campano mi regala sempre emozioni, in quanto
c’è affetto nei miei confronti quando ancor
oggi metto piede nella vostra città”.
Cambiamo argomento. Domenica, in
posticipo serale, c’è il match di cartello
dell’ undicesima giornata di campionato. A
Torino si giocherà Juventus-Inter. Ritorna,
dopo quasi due anni di attesa, il “Derby
d’Italia”…
“E’ una sfida affascinante, tra due
compagini che hanno, in questa stagione,
programmi ed ambizioni diverse. Mi spiego
meglio: la Juve, dopo la retrocessione in B
per illecito della passata stagione, sta
cercando di ricostruirsi un futuro da
protagonista, sia in Italia che in Europa.
Gli obiettivi fissati dal sodalizio sabaudo
per questa annata agonistica, sono la
qualificazione in Champions League. I
bianconeri possono essere facilitati nel
raggiungimento di questo scopo, proprio dal
fatto che quest’anno non ci sono
competizioni internazionali in cui sono
immischiati. Per quel che concerne l’Inter,
inutile anche ribadire che il presidente
Moratti ha messo a disposizione di Mancini
una vera corazzata, che può avere la meglio
contro qualsiasi compagine. Nella Juventus,
domenica, tornerà disponibile Nedved, che ha
scontato le sue due giornate di squalifica,
che potrà quindi dare una grossa mano alla
sua squadra”.
Si può sbilanciare con un
pronostico?
“Non è facile fare questo tipo di
previsioni, ma penso che i nerazzurri
possano battere la squadra di Ranieri”.
La chiusura, caro mister, la
facciamo chiedendole un parere su questo
calcio frenetico che fa disputare tre turni
di campionato in solo sette giorni. Cosa ci
può dire a tal proposito?
“Io sono a favore del calcio che si
gioca solo la domenica. O meglio, vada anche
per gli impegni infrasettimanali, ma solo
per le rose molto attrezzate di squadre che
affrontano le competizioni europee quali la
Champions o la Coppa Uefa. Per le piccole
del campionato, che non hanno tantissimi
giocatori in organico, diventa davvero
troppo dispendioso dover disputare tre
partite in solo sette giorni, potendo solo
fare pochi ricambi”.
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