7/3/2006
(MICHELE CAIAFA) - “Veniamo da una
buona prestazione fatta su di un
campo difficile come quello di
Manfredonia. Adesso, dopo la gioia
della vittoria di domenica, siamo
tutti più lucidi, e quindi mi sento
di fare questo tipo di
considerazioni: ora bisogna stare
tranquilli e sereni. Abbiamo certo
meno tensione rispetto a prima, ma
dobbiamo fare molta attenzione,
perché ci sono una serie di partite
da giocare, e possibilmente da
vincere o comunque da fare bene.
Abbiamo ancora margini di
miglioramento, soprattutto dal punto
di vista temperamentale”. Queste le
prime dichiarazioni del mister del
Napoli Edy Reja, nella consueta
conferenza stampa che inaugura ogni
settimana di allenamento degli
azzurri.
- Mister, domenica scorsa, si è
usciti finalmente, con la vittoria
in terra pugliese, dalla crisi di
trasferta che ha attanagliato tutti
voi nelle tre trasferte precedenti a
quella di Manfredonia. Che medicina
ha utilizzato, ci scusi la metafora,
per far guarire gli azzurri da quel
tipo di malanno?
“Abbiamo avuto calma e pazienza
durante l’intero arco della gara. Mi
spiego meglio. Ci capita sempre,
quando andiamo in trasferta, che gli
avversari alzano il ritmo per i
primi 20-30 minuti di gioco del
primo tempo. Poi infatti, accusano
quasi sempre un grosso calo nella
ripresa, così come è successo a
Manfredonia. Precedentemente, nelle
tre trasferte prese in
considerazione nella vostra domanda,
abbiamo iniziato a giocare con
presunzione. Sembrava quasi che
volessimo insegnare calcio agli
avversari, cosa sbagliatissima da
fare, soprattutto in serie C.
Volevamo sempre e solo giocarci la
gara dal punto di vista tecnico,
senza più abbinarla alla mentalità
operaia che avevamo avuto in tutto
il girone d’andata. Invece bisogna
essere sempre calmi e pazienti
durante le partite che andiamo ad
affrontare, bisogna reggere il loro
impatto iniziale, facendo uscire
gradualmente la nostra tecnica che
ci rende superiori alle altre
compagini di C. Tecnica, ribadisco,
sempre abbinata allo spirito di
sacrificio e l'impegno”.
- Ed adesso caro mister, cosa manca
al Napoli per potersi dire promosso
in B.
“Manca la matematica. Bisogna
restare in guardia per le squadre
che ci sono dietro e che di sicuro
non molleranno ancora la presa. Già
un’altra volta abbiamo avuto sette
punti di vantaggio in questo
campionato, ma poi ne abbiamo persi
subito cinque dalla seconda in
classifica, nelle due gare che
abbiamo giocato successivamente.
Adesso bisogna pensare ad affrontare
questo doppio impegno casalingo e
cercare di ottenere a tutti i costi
i sei punti. Poi forse, si potranno
fare delle considerazioni diverse”.
- E per la gara con il Martina avrà
a disposizione di nuovo anche Romito
e Savini. Ci sarà il recupero di
qualche altro calciatore azzurro in
questa settimana?
“Spero di recuperare anche qualcun
altro, visto che la scorsa settimana
è stata un vero putiferio a livello
di infortuni per i miei ragazzi.
Sono contento, perché finalmente
potrò avere la possibilità di fare
anche delle scelte per gli uomini da
mandare in campo la domenica”.
- Mister, ci dica la verità, c’è
stato un momento in questa stagione
in cui anche lei è entrato un po’ in
confusione?
“Più che in confusione sono stato in
tensione, perché la squadra non
rispondeva più a certe mie
sollecitazioni”.
- Visto che ha avuto il coraggio di
rivelarci ciò, ne approfittiamo e le
chiediamo: ma questo torneo di serie
C, è davvero così difficile da
affrontare?
“Sì, è davvero un campionato
difficile. Non si riesce mai a
mettere giù palla e giocare come
vorresti, ed allora, come dicevo
prima, bisogna pazientare,
rischiando anche qualcosa. Non solo
il Napoli ha avuto difficoltà in
questo torneo, ma anche il Genoa ne
sta avendo e lo state vedendo tutti,
nonostante anche la società ligure
abbia un’ottima squadra, formata da
molti giocatori che hanno militato o
che farebbero la loro figura nel
giocare in serie A. E poi come
dimenticare le difficoltà iniziali
della stessa Fiorentina quando
affrontò il torneo di C2, quello sì
più semplice rispetto alla C1.
Eppure non fu facile nemmeno per
loro passare indenni da quella
categoria. Come vedete ho delle
argomentazioni valide da allegare
alla mia tesi che la C1 non è
affatto un campionato in cui si può
avere vita facile. E questo vale per
qualsiasi formazione lo disputi”.
- Cosa dire di questa Juve Stabia,
che sta facendo faville in queste
ultime giornate di campionato?
“Beh, non c’è altro da dire, che
fare i complimenti a tutti loro. Di
Somma è bravo, hanno fatto sette
punti nelle ultime tre giornate
contro le prime tre della classe,
sono in buona condizione fisica e
cominciano a credere nel poter
ottenere la salvezza senza dover
disputare i play-out. E questa
sarebbe una cosa che lo meriterebbe
sia la società che la città di
Castellamare di Stabia”.
- Mister per concludere. Questa di
Napoli è stata la sua esperienza più
importante da allenatore?
“Non c’è dubbio che è così, e dico
questo non solo per il blasone della
società a cui adesso appartengo.
Fare un anno qui, è come stare tre o
quattro anni sulla panchina di
un’altra squadra. Attorno alla
società ed alla rosa azzurra, c’è
entusiasmo e passione, c’è il colore
di tutta la piazza napoletana. E
questo contagia anche me. Quando la
domenica siedo in panchina, mi viene
voglia di partecipare emotivamente
al decorso delle faccende della
gara, quando invece dovrei essere
più sereno e mantenere di più la
calma. Ma cosa volete, è l’ambiente
che mi contagia e mi trascina…”
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