27/2/2005
(dagli
inviati Michele Caiafa, Vincenzo Letizia e Francesco
Passaro) – Come è diventata una felice consuetudine, il
presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis insieme con
la sua mamma e la moglie nonchè vicepresidente del club
partenopeo Jacquelin Baudit ha fatto visita alla squadra
ed al suo allenatore, e poi si è soffermato una buona
mezzora, forse anche qualcosa in più, con noi
giornalisti per fare il punto sull’attuale situazione
societaria e della squadra azzurra. Partendo proprio
dalla squadra e dalla partita di domani, il
presidentissimo ha così esordito: “Ho parlato qualche
minuto fa con Reja che mi ha assicurato che la squadra è
in gran forma per la partita di domani, i giocatori si
sentono pronti e determinati nell’affrontare
l’avversario spallino, tale determinazione l’avevo
comunque percepita anche dalle dichiarazioni dei
calciatori a voi cronisti durante l’intera settimana.
Per quel che riguarda la parte tattica, avevo previsto
di voler vedere il vero Napoli di Reja nella partita
contro l’Avellino, ma poi sappiamo tutti come è andata
quella settimana, che fra influenzati, acciaccati e
squalificati il nostro mister fu costretto a mettere in
campo una formazione raffazzonata all’ultimo istante.
Infatti a differenza della settimana precedente contro
la Reggiana dove ero teso perché sapevo che la mia
squadra poteva vincere quella partita, quando siamo
andati ad Avellino, per tutte le ragioni prima elencate
ero già pronto a prenderle di santa ragione, anzi da
questo punto di vista la squadra mi ha sorpreso
positivamente perché abbiamo sì perso quella partita, ma
come tutti ricordate, non meritavamo di uscire sconfitti
dal Partenio”. Poi la discussione si è spostata su altri
fronti, come quello della convenzione riguardante lo
stadio San Paolo che il patron azzurro all’inizio della
settimana, nella conferenza di presentazione del nuovo
centro tecnico azzurro e del main sponsor Mandi (catena
di supermercati appartenente al gruppo Zamparini) aveva
auspicato di poter firmare in settimana, invece la
suddetta convenzione non è nemmeno arrivata in giunta
comunale: “Per me non è un problema, ho aspettato il
Comune di Napoli per mesi, non vedo perché adesso non
potrei aspettare qualche altro giorno o settimana.
Purtroppo siamo in Italia dove vi è un alto tasso di
burocratizzazione, su questo campo siamo leader in
Europa, e così quando i progetti passano per mani
pubbliche ci vuole sempre tanto tempo per essere
approvati”. Il presidente, al solito, si lancia in
discorsi al di fuori dello stretto interesse calcistico,
mostrando la sua simpatica poliedricità: “In Italia se
tutto filasse nella maniera giusta con le immense
risorse che abbiamo i cittadini italiani potrebbero
anche non pagare le tasse” – a questo punto uno dei
colleghi giornalisti presenti ha provocatoriamente
chiesto al presidente se non fosse il caso di scendere
in campo come politico – “Lungi da me un’idea del
genere” la risposta di De Laurentiis. Tornando alla
situazione del Napoli Don Aurelio aggiunge: “Questa
società è in fase di costruzione: abbiamo prima fatto la
squadra per partecipare al campionato e poi, a gennaio,
l’abbiamo perfezionata rendendola molto forte, ci siamo
dotati di un main sponsor e abbiamo deciso la
realizzazione (i lavori partiranno nei prossimi giorni)
di un Centro Sportivo all’avanguardia come è quello di
Milanello, quindi alla fine sono sicuro che arriverà
anche la convenzione del San Paolo. Se non dovesse
arrivare, vi ho già detto che nelle mie possibilità vi è
quella di costruire, in solo quattro mesi, un nuovo
stadio da ottantamila posti. Nel contempo spero che ciò
non accada perché lo stadio San Paolo è famoso nel mondo
per l’enorme energia positiva che sprigiona durante ogni
partita del nostro amato Napoli”. A questo punto gli
fanno notare che Corrado Ferlaino, che in questo stadio
ha vinto due scudetti e la coppa Uefa, nell’intervista
rilasciata al collega Antonio Giordano per il “Corriere
del Mezzogiorno” ha detto che il S. Paolo era diventato
un gigante superato ormai dai tempi e pieno di trappole;
“Ho conosciuto Ferlaino a Capri in occasione di un Galà
cinematografico e mi è sembrata una persona dalla
squisita personalità” – è la risposta del patron
azzurro, che continua – “Devo dire che abbiamo
affrontato varie argomentazioni ma per quanto vi può
sembrare strano non abbiamo parlato di calcio. Comunque
ho letto anch’io l’intervista dell’ingegnere al
“Corsera” e per quanto ne possa dire lui, cercheremo di
tenere il San Paolo come casa del Napoli perché
ribadisco che l’alchimia e la chimicità che si crea in
questo stadio con la contemporanea presenza di squadra e
pubblico è qualcosa di unico al mondo”. A proposito del
tifo partenopeo il presidente del Napoli ha le idee ben
chiare: “La nostra squadra ha uno zoccolo duro di
pubblico che è quello delle curve, sempre presente anche
quando il Napoli non attraversa un periodo positivo,
com’è successo in questa stagione durante la gestione
Ventura. Poi c’è un’altra fascia di spettatori che è
quella che segue il team azzurro quando questo infila un
filotto di vittorie, che poi è la stessa gente che ci
permette di fare i record di pubblico come quelli delle
partite contro l’Avellino e la Reggiana. 70.000
spettatori in una partita di serie C non si vedono in
nessuno altro stadio del mondo, nemmeno in Brasile dove
sappiamo come viene vissuto il calcio. Fantastico”. Ma
il presidente, come ci ha abituato, anche se in maniera
serafica, è un fiume in piena “Dovete mettervi in testa
che per me il Napoli non è una semplice avventura, bensì
un asset importante al pari della mia casa
cinematografica “FilmAuro” che grazie anche a mio padre
Luigi é ai vertici mondiali delle case di produzione e
distribuzione cinematografica; e siccome navigo da anni
e con pieno successo in un mondo complicato com’è quello
della cinematografia, dove per realizzare ad esempio un
Kolossal di guerra occorrono ingenti risorse economiche
e una collaudata organizzazione, cose che ho dimostrato
di avere, non vedo perché anche con il mio Napoli non
posso raggiungere, con un percorso regolato da doppio
business-plan (piano di lavoro) quinquennale, il vertice
del calcio mondiale”. Prosegue su questa traccia il
discorso di De Laurentiis “Essendo questo un asset, c’è
bisogno di organizzazione e programmazione, ma non per
questo bisogna da subito buttarsi in un’approssimativa
politica di marketing senza valutare, dopo attenti studi
quando può valere il marchio di questa società. Difatti
a gennaio di quest’anno ho rifiutato un contratto per la
durata di 4 anni da 35 milioni di euro con la società di
telefonia mobile H3G. Solo per quest’anno mi avrebbero
dato 3,5 milioni di euro. Io invece non sono alla
ricerca di soldi immediati, per due ordini di motivi:
prima cosa non abbiamo bisogno di soldi a tutti i costi
altrimenti avrei firmato subito la convenzione del San
Paolo per la cartellonistica pubblicitaria e, seconda
cosa, perché non sono per l’uovo oggi, ma bensì per la
gallina domani, e questo aspetto del mio modo di
concepire gli affari, non si sposa certamente con la
stipula affrettata di contratti pluriennali. 35 milioni
di euro? Ma con il marchio Napoli che io ho in mente,
questa cifra potrà anche decuplicarsi”. Il presidente
termina la conferenza stampa nel suo ormai noto stile:
“Ripeto, in questo Napoli sto versando il 50% delle mie
potenzialità (l’altro 50% è dedicato al cinema) non solo
economiche ma anche di idee delle quali mi sento un
grande venditore avendone di eccezionali. In questo
progetto ho anche investito i futuri 5 anni di mio
figlio Edoardo, che è l’unico dei miei figli che non si
è iscritto all’Università perché credo che l’esperienza
che conseguirà nella società Napoli Soccer sarà
superiore a quella che potrebbe rendergli uno specifico
corso universitario, perché in questo club lavorano
persone di elevate qualità morali e di provata
professionalità come il DG Pierpaolo Marino. Ciò è stato
anche capito dall’intelligente pubblico partenopeo. Vi
dico di più perché credo molto in ciò che sto per dirvi:
come la Napoli Soccer che nei prossimi dieci anni di
tempo deve diventare una delle più forti e blasonate
società calcistiche del mondo, così la nostra città di
Napoli deve divenire, tracciando un angolo da 180° gradi
considerando la sua attuale condizione, leader in Europa
come esempio di vivibilità”.
E stavolta non saranno solo i tifosi a sognare ma tutti
gli abitanti di questa città.
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