Ha
messo la sua longa manus
su vicende interessanti,
al vaglio dell'opinione
pubblica prima che dalla
magistratura. Da fiero
direttore di banca, ha
sempre sottolineato come
sia uscito indenne ed
impunito da qualsiasi
inchiesta giudiziaria a
carico del suo conto. La
giustizia popolare,
quella, lo vorrebbe
mandare alla forca senza
appello. Gli sfasci che
ha combinato Franco
Carraro in questi ultimi
anni sono stati aberranti.
Di un'indignazione
superiore a qualsiasi
gestione d'impresa. Ha
insabbiato gli scandali
più infamanti, stando
lontano dalle vicende
che invece gettano onta
e fango su un sistema
che ha perso credibilità
da tempo immemore. Ha
fatto vergognare tutti
gli italiani - magari
familiari inclusi - per
la gestione della
nazionale di calcio.
L'ultima notizia che
arriva dimostra ancora
una volta come la
Federcalcio, negli
ultimi tempi, sia stata
attenta solo a badare al
portafoglio piuttosto
che vigilare sulla
regolarità dei
campionati. La raffica
di avvisi di garanzia
piovuti sulle teste di
allenatori e dirigenti
aveva spiazzato tutti
gli amanti dello sport
più bello del mondo, li
aveva fatti inorridire
riportandoli a
Tangentopoli e al
Totonero, in un paese
che ha visto cadere più
di cinquanta governi
dal dopoguerra in poi.
Se al vaglio dei
magistrati finiscono
anche gli arbitri,
allora si capisce come
il marcio sia nelle
stanze del potere. Già
qualche anno fa si mosse
la magistratura, e
scrisse che "gli
arbitri hanno aiutato la
Juve". Stavolta,
sono arrivati
addirittura gli avvisi
di garanzia verso due
direttori di gara,
Gabriele e Palanca. I pm
hanno scritto che hanno
aiutato il Messina. Le
partite al vaglio dei
magistrati sono sotto
gli occhi di tutti. Ma
forse non furono prese
in considerazione dal
presidente della
federazione, forse
impegnato in una
riunione delle sue
banche. Carraro il
bancario è incollato
con il Boostick sulla
sua poltrona
presidenziale, senza che
nessuno osi muovere un
dito. Lui lo sa, al
punto da sfidare gli
italiani che chiedevano
la sua testa
all'indomani del
disastro portoghese. Ha
presentato farsesche
dimissioni e un'arringa
contro Trapattoni,
sapeva già che il
Consiglio Federale
(altra Commissione che
dovrebbe dedicarsi ad
altra attività) le
avrebbe respinte. Il
gesto di pubblica
indecenza conferma le
tesi espresse da un
luminare dell'etica
sportiva come Matarrese,
che ha chiesto
l'azzeramento dei
vertici federali (forse
vuole tornare lui e
riportare tutti ai fasti
del suo operato...). E'
l'ora che Petrucci lasci
perdere i Lodi o le
scorribande con l'Unione
Europea con gli
stranieri e pensi a
commissariare la
Federazione. Il
banchiere torni dietro
una scrivania a lui
consona, quella della
sua banca. E lasci
perdere il calcio: ha già
combinato tanti di quei
disastri che ci vorranno
decenni prima che siano
assorbiti, secoli prima
che vengano dimenticati.
Per la FIGC, prima che
decadino i tempi
dell'ordine pubblico,
serve gente di altro
spessore.