ESCLUSIVA
PIANETAZZURRO
BRUNO
GIORDANO: "NAPOLI E'
NEL MIO SANGUE"
Giordano
è un nome importante per
Napoli ed il Calcio Napoli.
Significa evocare un passato
non tanto remoto – si
tratta, in sostanza, di
qualche anno – quando la
nostra squadra era prima in
Italia ed in Europa. Era un
complesso che oggi, a mente
fredda come si dice,
può essere definito
eccezionale, con tanti
campioni perfettamente
integrati, con tutti gli
uomini giusti al posto
giusto, perfettamente
equilibrato in ogni reparto.
In
questa squadra di campioni
un ruolo fondamentale era
affidato a Bruno Giordano e
tutti i napoletani ricordano
la sua classe, ma anche la
sua generosità, il suo
attaccamento ai colori
sociali, il suo altruismo.
Giordano rappresentava il
perno centrale intorno al
quale ruotava il meccanismo
dell’attacco e del
centrocampo e, spesso, anche
della difesa: tutti noi lo
abbiamo visto giostrare, nei
momenti difficili, sulla
linea degli estremi
difensori.
Quale
grande campione era
disponibile a sacrificarsi
così per il risultato?
PianetAzzurro,
convinto di interpretare il
desiderio dei lettori, vuole
rievocare il
“personaggio” Giordano
con questa intervista che
– seguendo uno schema già
adottato in precedenza –
è stata suddivisa in tre
parti.
Bruno
e la Lazio
D:
Come è diventato calciatore?
R:
Giocavo nella
parrocchia del Don Orione a
Trastevere, il quartiere
dove sono nato il
13-08-1956. A 13 anni fui
acquistato dalla Lazio dove
sono rimasto fino all’età
di 29 anni. Con Lionello
Manfredonia, Andrea
Agostinelli e Alberto di
Chiara abbiano fatto tutta
la trafila dal settore
giovanile, arrivando
all’esordio tutti nello
stesso anno (1975-’76).
Specialmente con Lionello
avevamo un rapporto davvero
fraterno. Ricordo con
piacere anche Giorgio
Chinaglia, Vincenzo
D’Amico e Pino Wilson, il
povero Re Cecconi; in
particolare, ho avuto un
ottimo feeling con il
Presidente Lenzini ed il
dott. Ziaco.
D:
Un
ricordo sulla Lazio?
R: Forse il gol più bello è quello di Cagliari (Cagliari-Lazio 1-1 del
24-2-1980), quando realizzai
la rete del pareggio
calciando di esterno destro
quasi dalla linea di fondo.
Ci vuole l’incoscienza del
giovane per fare queste
cose.
Bruno
e il Napoli
D:
E Napoli?
R:
Napoli mi è entrata
nel sangue fin dal primo
giorno, nel giugno del 1985,
quando avvenne la mia
presentazione nella sede di
Piazza dei Martiri, Sono
stati 3 anni
straordinariamente ricchi di
vittorie, di emozioni forti,
di ricordi indelebili. Tra
noi giocatori c’era un
rapporto che andava al di là
dei semplici formalismi.
Eravamo tutti molto uniti,
come se fossimo una vera
famiglia.
D:
Con
chi ha legato di più?
R:
Spesso uscivamo
insieme io, Diego, Careca,
Carnevale, Bruscolotti, ma a
volte ci si vedeva anche con
Bagni, Garella, Ferrario,
Celestini, Caffarelli, Pecci,
Raimondo Marino. Era davvero
un gruppo eccezionale
supportati dal tifo di una
città altrettanto
eccezionale.
D:
Torna
qualche volta a Napoli?
R:
Sì, ci sono stato
anche pochi giorni fa,
ospite di Beppe Bruscolotti.
Ogni volta che ritorno
avverto sempre attorno a me
tanto calore e questo per me
è motivo di grossa
soddisfazione. E’ segno
che ho lasciato un bel
ricordo.
D:
Il
gol che ricorda con maggior
piacere?
R:
Quello di
Juventus-Napoli del
9-11-1987, l’anno del 1º
scudetto. Ricordo che
eravamo in svantaggio nel 2º
tempo fin quando pareggiò
Ferrario. In mente mia
pensai: “Che
fortuna Moreno, potevo farlo
io!”. Ed invece
pochissimi minuti dopo, su
azione di calcio d’angolo,
impattai violentemente il
pallone di pieno collo
destro. Poi arrivò anche il
3-1 di Volpecina che ci
proiettò in testa alla
classifica, posizione che
non mollammo più fino alla
fine.
D:
La
maggior delusione?
R:
Lo scudetto che
perdemmo nel 1998, quando
avevamo 5 punti di vantaggio
sul Milan. Con una maggiore
attenzione da parte di
dirigenti e tecnico avremmo
potuto tranquillamente
centrare il bis. Purtroppo
si creò una frattura netta
fra noi e loro, e questo
provocò la débâcle
finale.
D:
Segue
sempre il Napoli?
R:
Certo. E’ il primo
risultato che vado a veder
la
domenica. Ho visto
che per la partita con il
Palermo c’erano appena
20.000 spettatori, che è
pur un buon numero per la
posizione del Napoli
attuale, ma ai tempi nostri
c’era la stessa gente
all’allenamento del giovedì
… peccato. Quest’anno
con le 5 promozioni più una
poteva essere una bella
occasione per restituire al
Napoli il posto che merita,
se non altro per la
straordinaria passione dei
tifosi.
Bruno
fra presente e futuro
D:
Cosa fa oggi Bruno Giordano?
R:
Sono allenatore,
purtroppo disoccupato
dall’anno scorso.
Quest’anno mi sono
occupato più a tempo pieno
della scuola calcio che ho
aperto qualche anno fa a
Roma. Sono anche spesso
ospite a trasmissioni
radio-televisive, ma questi
per me sono degli hobbies o
poco più. Quello che
davvero desidero fare è
rimettermi in tuta e
scarpette bullonate per
tornare ad allenare.
Emanuele
Orofino
21/5/2004
|