CORBELLI, PRIMO PASSO RIORGANIZZARE LA SOCIETA'
Presidente del Napoli, di Telemarket e presto anche di Finarte. Scusi, Corbelli,
non le sembra troppo?
"Sono d’accordo. E, infatti, il primo ottobre ho lasciato Telemarket.
Intendiamoci: l’ho lasciata come presidente, ma l’azonista di maggioranza
resto sempre io".
Scusi l’impertinenza, ma in quaranta giorni dovrà mettere assieme una bella
cifra tra spese correnti, ricapitalizzazione e soldi al socio. Pardon, all’ex
socio. Ce la farà? A fine novembre avrà in tasca tutti i soldi che ha
promesso?
"Sto lavorando proprio per finanziare questa acquisizione, peraltro già
avviata con anticipazioni personali. Ma se così non fosse non cambiarebbe
nulla. Infatti, mi sono riservato la possibilità di dilazionare i pagamenti.
Comunque vada, però, il 30 novembre avverrà il passaggio delle azioni da
Ferlaino a me e, contestualmente, l’uscita di Ferlaino dall’amministrazione
della società".
Eppure attorno a lei sembra esserci sempre un velo di scetticismo. Di diffidenza
addirittura. S’è chiesto il perché? E che cosa farà perché non sia così
in futuro?
"Se è così, non ne vedo proprio la ragione. Mi dica: in quale occasione
non ho tenuto fede ai patti e ai pagamenti? No, io questa diffidenza non la
sento".
Il 30 di novembre sarà a tutti gli effetti unico proprietaro delle azioni. A
quel punto, quale sarà la prima mossa?
"Metterò subito mano alla riorganizzazione della società. Sono convinto
che è questo il primo passo perché sia forte anche la squadra in campo".
Ha già un modello di club al quale ispirarsi?
"No. Nel calcio ci sto da poco tempo e non ho club ai quali far
riferimento. Porterò nel Napoli modelli di organizzazione aziendale coi quali
ho già avuto risultati in altri campi".
E ci saranno novità già nei primi cento giorni, oppure aspetterà giugno per
disegnare la nuova società?
"Saranno importanti già i primi cento giorni, anche se è mia intenzione
non creare traumi all’interno dell’azienda. Poi sarà il lavoro e
l’impegno quotidiano ad indicare certe scelte".
Ha tenuto conto della difficoltà di governare il Napoli passando gran parte del
suo tempo in giro per l’Italia e per il mondo non a caccia di preziosi
calciatori, bensì di preziose collezioni per Finarte?
"Ci ho pensato. E, infatti, grazie anche alla rinuncia alla presidenza di
Telemarket, a Napoli ci starò molto di più. Comunque, come già fatto a
Brescia, anche a Napoli mi affiderò a collaboratori di provata fiducia e qualità".
Certo. Ma la città, la gente, il tifo che oggi si tiene alla larga dalla
squadra chiede progetti. Vuole cose concrete.
"La città e i tifosi avranno ciò che aspettano. Sino ad ora, comunque, da
me una dimostrazione di coerenza e di determinazione l’hanno avuta. Sono
sereno e aspetto con fiducia che Napoli e i tifosi si convincano della bontà
del mio progetto".
Scusi, Corbelli, ma alla fine il Napoli quanto le sarà costato?
Ricapitalizzazione compresa, poco meno di 200 miliardi.
Bella cifra. Ma sarà un affare solo se il Napoli tornerà immediatamente in A.
Altrimenti...
"Non v’è dubbio. Ma sono convinto che il Napoli possa tornare subito in
serie A e, del resto, non può essere che questo l’obiettivo".
De Canio. Ne parliamo? È vero che a Brusson s’era dimesso?
"No, dimesso no. Però in quell’occasione usò parole forti".
Che cosa disse?
"Mi disse che il Napoli poteva anche pensare a un altro allenatore perché
lui con quel gruppo, così com’era, non avrebbe potuto assicurare nulla".
E lei?
"Gli risposi che un cambio di allenatore era da escludere e tutto finì lì".
Spigoloso, duro, però chiaro, De Canio spesso non è stato tenero nei confronti
suoi e del suo ex socio. L’ha sopportato perché sapeva d’avere un debito
con lui?
"No, nessun debito. Però ho cercato di capire le motivazioni che
spingevano De Canio a dire certe cose e la sua voglia di migliorare la qualità
dei giocatori. De Canio in quei momenti ha voluto stimolare una proprietà che
era divisa e che neppure si parlava. E in qualcosa è riuscito, visto che sono
stati ingaggiati Rastelli, Bonomi e Montezine".
Però il debito resta...
"Sì, almeno un attaccante glielo debbo. Ma poiché quelli proposti non
sono stati di suo gradimento, se ne riparlerà a gennaio".