L'avventura
di
Luigi
De
Rosa
sulla
panchina
del
Cosenza
è
durata
appena
8
partite.
Promosso
in
prima
squadra
dopo
due
anni
da
"secondo"
di
Lino
Mutti,
De
Rosa
aveva
iniziato
bene,
conquistando
8
punti
nelle
prime
4
gare
(2
vittorie,
una
in
casa
ed
una
in
trasferta)
e
due
pareggi.
Poi
è
arrivato
il
momento
no:
le
4
sconfitte
consecutive
(in
casa
con
Como
e
Reggina,
fuori
con
Vicenza
e
Salernitana)
e
il
conseguente
esonero.
"Il
mio
Cosenza
ha
sempre
sfoderato
delle
ottime
prestazioni
–
ha
spiegato
De
Rosa
all'Agenzia
Italpress
-;
sul
piano
del
gioco
non
siamo
mai
stati
messi
sotto
da
nessuno.
Purtroppo
non
siamo
stati
fortunati
e
non
abbiamo
fatto
risultato.
Facevamo
errori
banali,
la
mia
difesa
giocava
da
7
e
magari
incassava
un
gol
per
l'errore
di
un
singolo.
In
questi
casi
c'è
ben
poco
da
fare.
Sinceramente
non
mi
aspettavo
l'esonero,
proprio
perché
la
squadra
rispondeva
sul
campo;
purtroppo
contano
i
risultati
ed
accetto
questa
regola
del
calcio.
Ma
io
non
ho
nulla
da
rimproverarmi,
rifarei
tutto".
De
Rosa
è
uno
dei
sette
allenatori
fin
qui
esonerati,
dopo
appena
12
giornate.
"In
effetti
un
po'
troppi
7
esoneri
–
ha
commentato
-.
Purtroppo
ci
sono
troppe
pressioni;
tutti
vogliono
vincere,
tutti
vogliono
andare
in
A
e
alla
prime
difficoltà
si
manda
via
l'allenatore
per
dare
una
scossa
alla
squadra
o
all'ambiente.
Non
sono
d'accordo".
Secondo
De
Rosa
il
torneo
di
quest'anno
sta
confermando
quanto
sia
difficile
ed
equilibrata
la
serie
cadetta:
"E'
il
solito
campionato,
lungo,
estenuante,
difficile,
combattuto.
Dicono
che
quest'anno
sia
un'A2,
ma
non
è
vero:
è
la
solita
Serie
B,
anche
se
ci
sono
giocatori
di
grandi
qualità
come
Miccoli,
Buonocore,
Oliveira
e
tanti
altri
che
possono
fare
sempre
la
differenza.
In
B
se
vinci
3-4
partite
di
fila
ti
ritrovi
in
zona
promozione,
o
viceversa.
E'
un
torneo
lungo,
dove
c'è
sempre
il
tempo
per
recuperare,
ma
anche
il
rischio
di
mettersi
nei
guai.
Per
questo
i
presidenti
dovrebbero
avere
un
po'
di
pazienza
in
più.
Come
ogni
anno
ci
sono
delle
sorprese
come
Modena
e
Como,
o
come
il
Palermo.
La
squadra
rosanero
rispecchia
lo
stile
di
Lino
Mutti,
squadra
tosta,
quadrata,
ben
messa
in
campo.
Alla
fine,
come
ogni
anno,
credo
che
le
grandi
verranno
fuori:
verso
febbraio-marzo
saranno
tutte
lì
a
lottare
per
i
primi
quattro
posti.
Ternana
e
Cagliari,
finora,
hanno
deluso,
ma
umbri
e
sardi
hanno
le
capacità,
l'organico
per
risalire
la
china
e
ripetere
l'impresa
del
Torino
dell'anno
scorso".
|