DEL
CORE E DE ZERBI
SATANELLI
VERSO IL PARADISO
Per la serie, Dio li fa poi
li accoppia. Già perché è impossibile non rimarcare
come Roberto De Zerbi ed Umberto Del Core
rappresentino quella coppia di attaccanti che, nel
contesto del 3-4-3 tout-court griffato Pasquale Marino,
sotto la cui guida hanno contribuito a trascinare il
Foggia dei miracoli ad un campionato straordinario,
conclusosi con una salvezza conseguita con larghissimo
anticipo in barba a sequestri giudiziari, stipendi non
pagati, fallimenti e robaccia di questo genere, è nata
per giocare assieme, pur essendo fisicamente piuttosto
simili. Fatti uno per l’altro, dunque, differenti come
ma assolutamente complementari. Simili nella stazza,
differenti per caratteristiche tecniche. Uomo del
versante sinistro, con propensione al passaggio
risolutore ed ai colpi di genio, bresciano purosangue
cresciuto alla scuola milanista, Roberto De Zerbi ha,
nonostante la giovane età (è nato nel 1979), una
storia calcistica personale già abbastanza travagliata
alle spalle, con un ginocchio in mille pezzi all’epoca
della sua militanza nella fila dell’Avellino (stagione
2000/2001, Ammazzalorso in panchina), che sembrava
stroncarne una carriera che si preannunciava ricca di
soddisfazioni. Un anno e passa di stop, poi ecco la
chiamata del Foggia in C/2, la rapida ricostituzione,
fisica e psicologica, effettuata dallo staff tecnico dei
satanelli e, finalmente, la riscossa definitiva,
testimoniata dal raggiungimento di una promozione in C/1
all’insegna dei record e di un’acquisita
insostituibilità nello macchina perfetta costruita da
Marino.
L’origine
calcistica di Umberto Del Core è diametralmente
opposta, con tanto pane duro mangiato prima di togliersi
le meritate soddisfazioni. Bisceglie, Renato
Curi, Trecase, prima di essere notato dagli
osservatori dell’Ancona che decisero prima di
rilevarne il cartellino dalla società salentina, poi di
ricondurlo in Puglia, a vestire la casacca del Taranto,
lì dove tutta una serie di circostanze non lo portarono
ad esprimere tutto il suo potenziale tecnico. Anche per
Umbertino, come il suo collega di reparto nato 25 anni
fa, Foggia ha rappresentato il trampolino di (ri)lancio.
Schierato a destra del reparto avanzato nel 3-4-3 caro
al tecnico siciliano, Del Core è più esplosivo e meno
calcolatore rispetto al compagno di squadra. È uno in
grado di dare spettacolo e far spellare le mani al
popolo dello “Zaccheria”. Non si pone tanti problemi
quando deve andare in progressione e trascinare su di sé
tre o quattro mastini avversari, e nel momento in cui
sorge il bisogno di chiedersi se liberarsi della sfera o
tentare il dribbling, state pur certi che l’attaccante
pugliese, di militanza e d’origine, proverà la
seconda opzione anche a costo di sbagliare e farsi
piovere addosso gli improperi dell’allenatore. Un
trascinatore.
La
forza del duo De Zerbi-Del Core, oltre indiscutibile che
sotto il profilo tecnico, è straordinaria anche per ciò
che concerne il versante più prettamente tattico. La
loro duttilità tattica, caratterizzata da incroci e
sovrapposizioni a più non posso, consente a Marino di
non dare alcun punto di riferimento alle retroguardie
avversarie, ed alla punta centrale (Pellicori e Greco
nel caso Foggia) di godere di spazi e palloni in quantità
industriali.
Ovviamente,
le richieste di mercato non mancano per entrambi, a
maggior ragione se si considera che potranno essere
presi a parametro zero, vista la più che probabile
radiazione del Foggia. L’unica incognita è
rappresentata da come potrebbero agire in un contesto
differente da un attacco a tre punte che, non vi è
dubbio, esalta le loro caratteristiche. Partendo dal
presupposto che De Zerbi è più trequartista e Del Core
più seconda punta, sembrerebbe difficile vederli
assieme, ad esempio, in un 4-4-2 rigido. In tal caso,
Del Core andrebbe a posizionarsi in avanti, con il
bresciano schierato quarto a sinistra all’altezza
della linea mediana del campo. Tuttavia, nel momento in
cui bisognerà preoccuparsi della fase di copertura, De
Zerbi si ritroverebbe costretto a snaturare le sue
caratteristiche ed il gioco e l’incisività
complessivi finirebbero per risentirne bruscamente. La
soluzione? Coprirgli le spalle con un terzino sinistro
che spinga poco, dedicandosi quasi totalmente alla fase
difensiva per consentire a De Zerbi di supportare il
gioco d’attacco in maniera più incisiva.
Per
il resto, andrebbero bene sempre. Nel 3-4-1-2 (con De
Zerbi trequartista) ed in qualsiasi modulo “alla
francese”, allineati a supporto dell’unica punta
centrale. Mai, invece, potrebbero essere impiegati come
due punte uniche, difettando di centimetri e peso.
Ma
chi è bravo, è bene ricordarlo, può giocare assieme
sempre, o quasi. Ed i due nostri piccoli grandi eroi
bravi lo sono per davvero.
Paolo
Bordino
13/5/2004
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