La
telefonata che aspettavo
non è tardata ad
arrivare nel giorno del
giudizio. La notizia, la
condanna, la fine di una
storia durata quasi 78
anni, il cuore infranto
di milioni di tifosi
sparsi per il mondo.
Dall’ altro capo del
telefono un commosso
collega, un amico di
mille avventure,
soprattutto un
appassionato azzurro. L'
Avv. Giordano,
caporedattore del sito
che voi amici avete
fatto crescere giorno
dopo giorno, ha
annunciato con un filo
di voce il fallimento.
Ce lo aspettavamo, è
vero. Lo avevamo
previsto e scongiurato.
Credevamo che fosse
meglio per tutti
ricominciare daccapo,
senza debiti, lontano da
presidenti megalomani,
una boccata d’aria
pura dopo anni di stenti
alternati a qualche
sporadico successo.
Sporadico si, ma che
successo. E che
giocatori. Il più
grande di tutti,
ingrassato e vittima di
sé stesso, starà
piangendo come un
bambino pensando al
tempo in cui le sue
magie incantavano un San
Paolo pieno ed
echeggiante di cori
festanti. Felici. Ce lo
aspettavamo, ma non
eravamo preparati fino
in fondo. La speranza è
l’ultima a morire,
anche quando si tratta
di una vita appesa ad un
filo. Le bandiere del
Napoli, da Bruscolotti a
Bagni, da Giordano a
Careca, saranno le prime
a soffrire per una
maglia che ora non c’è
più. I duelli vinti da
“palo di ferro”, la
grinta di Bagni, lo
scatto di Giordano e la
genialità del
brasiliano, rimarranno
un capitolo di una
storia giunta al triste
epilogo. Gli scudetti,
una coppa soffiata con
merito allo Stoccarda
dell’oriundo Gaudino,
il sinistro vellutato
del pibe, le vittorie
sulle squadre più
blasonate, gli sfottò
che ci avevano reso
simpatici ed originali,
rimarranno impressi per
sempre nella memoria di
tutti noi. Ricordo
l’ultima di campionato
con la Fiorentina,
nell’anno della prima
vittoria nazionale, le
lacrime del nonno, la
città tinta
d’azzurro, il riscatto
di un popolo nei
confronti dell’altra
parte dello stivale. La
parte che non ci ha mai
amato. La coppa Italia,
uno sfizio per
rafforzare un ciclo di
vittorie, continuato col
secondo scudetto
nell’anno dei mondiali
italiani. Un gol di
Baroni su assist di
Diego ci rese padri per
la seconda volta. Perché
ogni vittoria, ogni
esultanza, era figlia di
noi tifosi. Poi qualche
delusione, l’addio
dell’argentino in lite
col presidente storico,
l’Ingegnere tanto
amato e odiato. I debiti
cominciarono a bussare
prima con piccoli colpi,
poi con più insistenza,
fino ad aprire un varco
che si è allargato a
vista d’occhio. Un
escalation di
insuccessi, di crac
finanziari, di
iscrizioni per il rotto
della cuffia, di cambi
repentini alla
presidenza. Qualche buon
giocatore, una
qualificazione Uefa. La
serie B, il ritorno in
A, ancora B. il resto è
storia dei giorni
nostri. Ma non
dimentichiamoci dei
grandi campioni del
passato, giocatori ora
avanti con gli anni,
personaggi che hanno
contribuito alla stesura
del manoscritto
napoletano. Vinicio,
Iuliano, Savoldi, Sivori,
Zoff, Krol, e tanti
altri. Caro dott.
Giordano aspetto ora
un’altra telefonata.
Il Lodo Petrucci è il
nostro futuro, mi faccia
sapere chi rileverà la
squadra cittadina, ci
dia una buona notizia.
Lo spero io, lo sperano
i tifosi.
Salvatore
Maiorino
3/8/2004
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