E SE A SCIOPERARE FOSSERO I TIFOSI?

 

 

E’ stata una domenica surreale questa che ha messo in scena un torneo di B spezzettato. Si sono giocate solo due gare, Napoli-Como e Catania-Cagliari. E non è ancora finita, perché queste gare disputate potrebbero non valere per la classifica. Il ds del Napoli Per inetti rivela: “Siamo arrivati allo stadio San Paolo e ad un'ora della partita c'era ancora chi diceva che questa gara era un'amichevole”. In verità, c’è chi lo sostiene ancora come il Presidente dell’Atalanta Ruggeri: "Il campionato non e' cominciato per nessuno. C'è stata una votazione sovrana - ha spiegato rispondendo a Galliani, che ieri aveva parlato di stagione iniziata - e se non valgono le delibere di Lega andiamo tutti a casa". Secondo Ruggeri, neanche giovedi si giocherà. " Anche il presidente del Livorno, Aldo Spinelli non ha dubbi e definisce 'amichevoli' le poche partite che si sono giocate: "Galliani dice la sua verità. Queste gare non contano nulla, la protesta va avanti''. Ed è proprio quest’incertezza che stizzisce: dopo un estate vomitevole questo epilogo non fa che amareggiare ancor di più, farci allontanare dal calcio. Facevo alcune considerazioni e mi chiedevo se non fosse il caso che a scioperare ora fossero i tifosi, spesso troppo vilipesi. Poi, mi domandavo ancora se un domani gli organi di informazione più slegati “dal potere” e dalle società di calcio decidessero di non raccontare più le imprese di questi “ricchi scemi” per un bel po’, cosa potrebbe causare alle loro tasche. Innanzitutto, le 100 lire che ora intascano diventerebbero meno della metà. Con questo cosa voglio dimostrare? Innanzitutto, che queste persone hanno calpestato il bene più prezioso, la passione popolare. I carnefici dello sport più amato del mondo,  Gaucci e soci, i giudici dei vari TAR, quelli della CAF, ma tutti gli osceni protagonisti di questa squallida vicenda che ci ha sta nauseando da giugno, ci hanno trasmesso un disgusto che difficilmente potrà essere cancellato, evaporarsi. Al tifoso, all’appassionato non interessa sentir parlare di tribunali, bilanci, problemi societari: l’amante del calcio vuol vedere il gioco, lo sport. Ma questo calcio moderno, si sa, è tutto meno che uno sport. E’ diventato un industria che si è dilatata e che ora si sgonfia miseramente. A deturpare il nostro amato calcio hanno contribuito e non poco le reiterate novità da circo che sistematicamente sono state introdotte in un' organizzazione che come bene rilevava il grande Sandro Ciotti, funzionava proprio perché era eretta sui crismi ben saldi della tradizione, quella stessa tradizione che è stata prima mortificata e poi spazzata via. E non c’è dubbio che anche l’ingresso nel calcio delle TV satellitari abbia contribuito non poco a creare casini. Abolite senza mezze misure la Coppa delle Coppe, la Coppa dei Campioni che cambia nome e format per essere adattata alle fauci insaziabili dei club più potenti, e i vari anticipi e posticipi, la B al sabato, solo alcuni esempi dello scempio. E poi il calcio in TV che da sport popolare si tramuta in evento di elite per pochi fortunati che possono permetterselo pagando fior di quattrini alle piattaforme satellitari Sky e Gioco Calcio. Trasmissioni epiche come la Domenica Sportiva, il tempio dove si commentava il campionato con maestria e rigore, che si sono trasformate in gran varietà da Moulin Rouge, dove si mostrano le gambe e la biancheria intima di isteriche ragazzine più che i gol e i commenti delle partite. Basta questo calcio non ci piace più, vorremmo quello di una volta, ma il vero problema è che anche i dirigenti come Rozzi e Anconetani non ci sono più…

 

 

 

Vincenzo Letizia                                               08/09/2003

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