FERNANDO DE NAPOLI, 'RAMBO'

  

Qual' è la “fotografia” di Nando De Napoli in maglia azzurra che è rimasta più impressa? 

Quella del giocatore 7 polmoni, sempre presente in ogni zona del campo a soccorrere il compagno in difficoltà? Quella del De Napoli “conferenziere stampa” che legge il comunicato di dissociazione dei calciatori nei confronti dell’allenatore Bianchi? (Fu scelto dai compagni approfittando della sua ben nota bontà d’animo). Quella del suo grande disappunto al termine di Stoccarda-Napoli (l’unica conquista internazionale del club) quando non sa darsi pace per aver provocato l’ininfluente 3-3 dei tedeschi? O quella della sua fronte “massacrata” dagli affettuosi schiaffetti dei compagni negli spogliatoi ribollenti di gioia al 91º di Napoli-Fiorentina? Senz’altro un po’ tutte queste. Ma, forse più di tutte, l’immagine scolpita nella mente dei tifosi è quella del De Napoli che saluta la folla al termine della partita, giocata come sempre senza risparmiare una sola goccia di sudore. 

Noi tifosi lo sentivamo davvero uno di noi. Anche se già affermato, mostrava la sua timidezza nei confronti della telecamera, con gli occhi abbassati, molte volte anche arrossendo. E’ rimasto un ragazzo straordinariamente semplice, per nulla montato dalla gloria. 

Nasce nel 1964 a Chiusano San Domenico, paese dell’alta Irpinia, in una zona nella quale i valori della vita hanno ancora un sapore genuino. Esordisce in serie A contro gli allora campioni d’Italia della Roma con la maglia bianco-verde dell’Avellino nel dicembre 1983. 

Timbra la prima rete contro l’Ascoli nel febbraio 1984 in una partita vinta per 2-1. L’anno dopo è titolare inamovibile ed il suo nome comincia a circolare con una certa insistenza accompagnato a quello delle grandi squadre. 

Nell’estate del 1985 sembra fatto il passaggio al Napoli, ma all’ultimo tutto viene rimandato all’anno dopo. “Potevo andare al Milan o alla Juve, ma scelsi il Napoli perché potevo giocare con Maradona, rimanere vicino casa e indossare la maglia sognata da bambino”. 

Nel frattempo, caso unico nella storia dell’Avellino, viene convocato da Bearzot per i mondiali del 1986 in Messico: esordisce magnificamente contro la Bulgaria. Da allora fino al 1992 resta sempre nel giro azzurro disputando la bellezza di 54 partite con un gol. 

E’ il giocatore partenopeo con più incontri disputati in Nazionale. Attraversa la fine dell’era Bearzot, la gestione Vicini e gli inizi di Arrigo Sacchi. A questo proposito ricordiamo che “Rambo” (così chiamato per l’evidente rassomiglianza con Sylvester Stallone) disputò un campionato nel 1982-83 con il “maestro di Fusignano” allenatore con il Rimini in serie C1.

 Con il Napoli ha giocato per 6 stagioni dal 1986-87 al 1991-92, vincendo due campionati, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana ed una Coppa U.E.F.A. 

Nel 1992 passa al Milan scatenando una furibonda reazione dei tifosi azzurri, che si sentono traditi dal passaggio di uno dei giocatori più amati alla storica rivale. Ma al buon Nando vengono offerti la bellezza di L. 1.800.000.000 a stagione: obiettivamente, chi avrebbe rifiutato una simile cifra (siamo nel 1992, badate bene).

Con i rossoneri disputa 2 campionati vincendo altrettanti scudetti, ma scende pochissime volte in campo. Passa poi alla Reggiana dove va a concludere la carriera per intraprendere quella di General Manager, carica ancora oggi ricoperta nella Società emiliana. Rino Gattuso è il calciatore di oggi più vicino alle sue caratteristiche, ma Nando, a nostro parere, era tecnicamente migliore.

 

 

Emanuele Orofino                                        05/11/2003  

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