Sono
i numeri ad inchiodare. Lo
avevamo scritto: la Triestina
sarebbe stata il crocevia
della stagione. Il Napoli, pur
voglioso, determinato e
coraggioso, non è riuscito ad
andare oltre lo 0-0. Un paio
di occhiali che non coprono
gli errori che hanno
determinato quello che ora
rischia di diventare uno
status quo che potrebbe
rendere molto brutto il girone
di ritorno. Contro gli
alabardati partita c'è stata,
e l'ha giocata il Napoli. E, a
guardarla isolata, è stata
una buona partita.
Sovrapposizioni, azioni,
organizzazione. Ma è mancato
il sale ad una pizza preparata
e infornata: il gol. E senza
gol non si va da nessuna
parte. Non si va in serie A.
Il gol non è arrivato. Perché?
Sfortuna? Molto poca. Il gol
può mancare o perché il
centrocampo non organizza, o
perché gli attaccanti non
concretizzano. Sembra così
evidente la risposta in chiave
azzurra che sembra superfluo
sottolineare la totale
mancanza di condizione degli
attaccanti azzurri. Diciotto
pareggi, pochi gol. Una buona
difesa. Il dado è tratto: è
un Napoli spuntato. Lo si
sapeva. Lo si sapeva che il
Napoli era spuntato, e che non
si poteva contare su
attaccanti come Dionigi o
Savoldi, reduci da infortunio.
La soluzione ad un passo,
ragionata e trovata
analiticamente: bomber Spinesi.
E invece no, i problemi
societari a far saltare
l'operazione. Quando si
capovolge un "otto",
l'occhio non percepisce la
differenza. Così, è inutile
capovolgere ogni situazione
perché il finale è identico:
il Napoli non va in A - e deve
guardarsi le spalle - per
un'incompetenza societaria che
fa più male del freddo
pungente che ha salutato gli
spettatori ed il San Paolo in
un giovedì sera che segna,
inevitabilmente, la fine della
corsa.